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Intanto la montagna si spopola di medici

di Enzo Bozza 
29 NOV - Gentile Direttore,
ho sentito al telefono una signora di Feltre, fortemente indignata per aver letto le parole di un medico di base che lamentava le tante di difficoltà della professione esercitata in montagna. La signora si sente presa in giro, perché lei, nata e cresciuta in montagna conosce bene le mille difficoltà della montagna, così come dovrebbe conoscerle chi sceglie di vivere e lavorare da queste parti. Le difficoltà sono oggettive e nessuno dovrebbe meravigliarsi del fatto che in montagna nevica, fa freddo per otto mesi all’anno e difficilmente trovi un cinema o un supermarket a due passi da casa.

E’ lapalissiano voler scegliere una vita più comoda e confortevole in pianura, ma spiego alla signora che il 90% dei medici che lavorano in montagna non hanno scelto, si sono trovati qui perché erano gli unici posti disponibili quando agli inizi degli anni novanta c’era una pletora di medici in cerca di lavoro. Oggi, quella pletora non esiste più e chi può, getta la spugna andando in pensione o trasferendosi verso realtà più cittadine. La montagna si spopola e non solo di medici.

Quattro anni fa, scrivevo che l’azienda sanitaria montana avrebbe dovuto riconoscere una indennità di disagio per il personale sanitario impiegato in montagna, se non altro, per far fronte alle tante spese in più che comporta lavorare tra le Dolomiti, per evitare la diaspora verso luoghi più ameni. Naturalmente, lettera morta, perché la programmazione a lunga scadenza non è nelle corde delle amministrazioni locali. E’ la differenza tra il medico e il parroco: si preferisce sempre l’estrema unzione anziché chiamare il medico quando è ancora possibile fare qualcosa. Ora, le amministrazioni sanitarie pagano a peso d’oro e a gettone i volontari che vengono a lavorare in montagna, per non aver voluto spendere pochi euro a tempo debito per dare conforto a chi da decenni lavorava già qui. Il senno di poi è quello che scrive le lapidi.

Siccome, da buon meridionale tarantino non difetto di capa tosta, ho chiesto che ci venga riconosciuta almeno una organizzazione di rete: un collegamento informatico tra tutti i medici della zona per poter collaborare in squadra per uniformare il territorio: significa mettere a disposizione più ambulatori collegati in una vasta zona che va da Cortina a Vinigo. Stiamo aspettando, fiduciosi ed entusiasti una risposta da aprile 2022.

I lupi, invece, hanno capito subito che la montagna appartiene a loro. Si stanno riproducendo e prendono possesso di quello che è sempre appartenuto al mondo selvaggio della montagna.

Cara signora di Feltre, è la legge dell’evoluzione di Darwin, chi è più adatto, sopravvive. I lupi si moltiplicano, i medici vanno via. Darwin lo sapeva, la USL, invece, no. E’ normale, stia serena.

Enzo Bozza
Medico di base a Vodo e Borca di Cadore (BL)

29 novembre 2022
© Riproduzione riservata

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