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No alla ‘cannibalizzazione’ da parte dell’Università delle strutture Ospedaliere

di Comitato Sos S.Antonio
07 FEB -

Gentile Direttore,
riprendiamo l’interessante nota del Segretario dell’Anaao-Assomed Di Silverio del 30 gennaio sulla “clinicizzazione strisciante” degli Ospedali Italiani, ovvero il fenomeno di nominare come Primari di Reparti Ospedalieri, Medici Universitari.

Nel nostro Paese, si registra l’avanzare della cosiddetta “clinicizzazione”, attraverso cui l’Università, ormai satura e carente di risorse, soddisfa le aspettative di carriera del personale docente, ricollocandolo alla direzione delle strutture delle Aziende Sanitarie.

Questo fenomeno con la conseguente attrazione nell’orbita Universitaria di interi Reparti od Ospedali, come è accaduto a Padova, oltre che penalizzare i Medici dipendenti del SSN, incide anche sulla qualità dell’assistenza ai cittadini. Cercheremo di spiegare perché.

A Padova è accaduto nel 2020 che un intero Ospedale: il S.Antonio, sia passato in “comodato d’uso” con armi bagagli ovvero personale e attrezzature dall’ Azienda territoriale ULSS 6 all’Azienda Integrata Ospedale – Università accentuando il fenomeno della clinicizzazione: già due primariati del S.Antonio sono stati assegnati ad Universitari e sono molti ancora i posti apicali vuoti, oltre al fatto che alcuni reparti sono in via di accorpamento o sono stati già accorpati agli omologhi ospedalieri

Questo passaggio inoltre ha comportato la chiusura e il ridimensionamento di molti Servizi tra questi il Servizio Sociale compromettendo il collegamento tra l’Ospedale e la assistenza domiciliare con grave ricaduta sulle dimissioni protette dei pazienti fragili.

Attualmente a Padova è prevista anche la costruzione di un nuovo Ospedale strutturato su due poli, diversi per dimensioni e qualità di servizi.

Il compito di mettere a punto la visione di quest’ opera è stato affidato all’Università, che ha elaborato il documento “il Nuovo Polo della Salute Ospedale -Policlinico di Padova”.

Secondo la visione dell’Università, la programmazione sanitaria del futuro Ospedale per come è descritta, è basata solo sulla previsione dell’evoluzione della scienza e della tecnologia medica, non si fa alcun cenno ad una qualsiasi analisi della distribuzione attesa nei prossimi anni delle diverse patologie nella popolazione.

Nel documento si afferma anche il nuovo Ospedale dovrà avere “…profilo di alta specialità, in grado di competere con i centri di eccellenza in campo nazionale e internazionale, con profili di accoglienza alberghiera di alto, altissimo livello”, più adatto quindi, ad essere attrattivo, piuttosto che al servizio della comunità di riferimento, e non ha evidentemente come “mission” principale l’assistenza per i cittadini padovani, affetti per la maggior parte da “patologie comuni”

Per essere più espliciti, a Padova come in altre Sedi Universitarie storicamente, i poli ospedalieri hanno avuto compiti diversi: da una parte l’Ospedale Civile, a servizio della cittadinanza, dall’ altra il Policlinico ovvero la struttura Universitaria con primo scopo la ricerca e la didattica e la funzione assistenziale comunque subordinata a queste.

Tale “divisione di compiti” anche se rozzamente delineata per amore di chiarezza resta tuttora valida. Unificare le due “mission” in unica struttura rischia fatalmente a nostro parere di sacrificare le necessità assistenziali della popolazione residente. Per questo motivo siamo contrari alla “cannibalizzazione” da parte dell’Università delle strutture Ospedaliere.

Noi pensiamo che Padova, come qualsiasi città, necessiti di un Ospedale incardinato nell’Azienda Ulss territoriale, inserito nei percorsi di cura e presa in carico della popolazione residente, strettamente collegato alla Medicina Generale e a tutti gli altri presidi Distrettuali: case della Comunità, Ospedale di Comunità, Assistenza Domiciliare, Rete delle cure palliative.

Comitato SOS S.Antonio



07 febbraio 2023
© Riproduzione riservata

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