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Il gatto e la volpe 

di Enzo Bozza
04 MAR - Gentile Direttore,
a costo di risultare indigesto e antipatico ai miei quattro lettori, devo ribadire alcuni concetti che non vengono tenuti in buon conto nel dibattito sulla dipendenza per i medici di medicina generale. Tutto sembra ruotare sulle drammatiche conseguenze ipotizzate dai soliti gatto e volpe che vedono come fumo negli occhi il passaggio dalla convenzione alla dipendenza pubblica. E’ francamente offensivo che un sindacato e, per altro maggioritario, pensi e sostenga che la qualità del lavoro dei medici dipenda dal contratto di lavoro. Siamo medici e prima ancora del ruolo amministrativo, c’è la nostra etica professionale, per la quale abbiamo giurato e che definisce tutto il nostro lavoro.

Pensare e affermare che dal nostro contratto di lavoro possa discendere il nostro comportamento in corsia o sul territorio, equivale a definirci mercenari al soldo di qualcuno. Un falso grave e irresponsabile, da parte di un sindacato che dovrebbe avere sempre a mente la nostra dignità di professionisti. Altra pesante idiozia è affermare che un contratto di dipendenza alteri quel rapporto fiduciario che si stabilisce tra medico e paziente, conseguenza di una visione vecchia e superata di quello che era, una volta, il rapporto tra medico e paziente.

E’ anche vero che la continuità di relazione è una peculiarità della medicina generale, cosa che rende unica la medicina generale nel sistema delle cure, ma è altrettanto vero che la qualità del servizio è, soprattutto, nella vera e sostanziale presa in carico del paziente che può essere, e deve essere, gestita da un team di medici, coordinati da una guida informatica che contiene tutta la storia del paziente. Ogni medico potrà gestire il paziente non come uno sconosciuto, ma come una persona di cui la struttura conosce tutto.

C’è una differenza sostanziale tra un ufficio di pratiche e una Casa della Salute: se il sindacato pensa e dice che tra lavoro burocratico e medicina non ci sia alcuna differenza e che la qualità di un rapporto di cura dipenda da timbrare e stimbrare un cartellino, allora sarebbe stato meglio iscrivermi alla Confcommercio. Avrei avuto maggiori tutele e maggior rispetto.

Gira quell’altra enorme panzana sul diritto di scelta del proprio medico da parte del paziente, come se i medici fossero su un catalogo patinato del tipo locandina dei poliambulatori privati dove contano più l’immagine e la pubblicità che non la sostanza. In realtà, quando il paziente si reca al distretto per la scelta del medico lo fa al buio, senza sapere nulla del medico scelto se non gli orari di ambulatorio e nella stragrande maggioranza dei casi al paziente, non interessa la specificità del rapporto ma avere assistenza presente e completa, sperando di poter contare sulla professionalità del medico. Ma la professionalità del medico, non dovrebbe essere garantita dal semplice fatto che si tratta di un medico e non di un venditore di mozzarelle?

Altra peculiarità della medicina generale del territorio è la capillarità, tenendo conto del territorio italiano fatto principalmente da comuni e da realtà rurali e montane, per questo la presenza degli ambulatori periferici diventa fondamentale, ma può benissimo associarsi a Case della salute centralizzate con cui realizzare una assistenza continuativa da mattino a sera.

Tutto questo, in una riforma strutturale del servizio che parte da una premessa fondamentale: lavorare tutti in una operatività condivisa e omogenea su tutto il territorio italiano, tutti operatori del SSN per il quale non dovrebbero esistere medici di seria A e sherpa di serie B pagati un tanto al chilo, come vorrebbero il gatto e la volpe.

E veniamo a Collodi: il gatto e la volpe sono la metafora dei soci in affari che spacciano per altruismo e dedizione quello che è invece solo interesse personale. Nel nostro caso, si tratta di quelle lobby indicate nella inchiesta della ben nota giornalista Gabanelli, che hanno tutto l’interesse personalistico di non cambiare nulla per mantenere i loro privilegi. Mentre la realtà dei fatti ci dice che un cambiamento strutturale della Medicina Generale è necessario e inevitabile. Se poi, per tanti, troppi, la questione è solo una faccenda di comodo, per lo meno non diffondano panzane di vecchia data che si mostrano non solo false, ma imbarazzanti per la dignità del nostro lavoro di medici.

Enzo Bozza
Medico MMG a Vodo e Borca di Cadore (BL)

04 marzo 2025
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