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Per non soffrire 

di Enzo Bozza
18 MAR - Gentile Direttore,
sapete cosa succede quando prendiamo una medicina? Vogliamo far cessare il dolore o porre rimedio a qualcosa che non funziona più come prima, oppure vogliamo prevenire guai futuri in quella che può essere definita prevenzione. C’è qualcosa di sbagliato in tutto questo e profondamente pericoloso. Si chiama nichilismo, ed è il connotato peggiore della nostra cultura occidentale. Per capirlo, è necessario ripercorrere il pensiero di Freud quando distingue il piacere immediato, incurante, non negoziabile dell’infanzia, dal piacere adulto che ha imparato a differire il piacere, spostandolo su oggetti compatibili con il mondo, è il principio di realtà adulto che non è negazione del piacere, ma il suo differimento.

A questo punto, da adulti, sperimentiamo la dimensione sofferta dell’attesa del piacere e ci sono due strade per affrontare il desiderio, quella positiva che è coltivarlo, prepararlo, aspettarlo, costruendo un itinerario soddisfacente di sensazioni in quel contesto che si definisce cura di se stessi. In alternativa c’è il nichilismo: spegnere la fame e il desiderio con la sua negazione: abolire l’angoscia con l’effimero: alcool, droga, farmaci, espressione esterna e violenta dell’Edipo inconscio, espresso in piazza con violenza. Tutto questo, non soddisfa il desiderio ma lo spegne, lo annulla. E’ il piacere negativo che ha solo lo scopo di spegnere l’angoscia malvagia, la bestia cattiva e ingovernabile di cui parlava Platone.

A differenza del prenderci cura del nostro desiderio, cadiamo nella noncuranza della negazione. Anziché percorrere l’estetica dalla parola greca aisthesis che significa sensazione, cadiamo nella an-estesia, la non sensazione, negare le sensazioni per non soffrire. Il farmaco e la droga anestetizzano e non soddisfano, perché la pulsione si fa insistente, implacabile perché non soddisfatta ma solo spenta, rimandata e per questo, prendere un’altra dose di farmaco o di droga, continuamente. È la definizione di Peter Kramer secondo cui il paziente in prozac e il cocainomane tentano entrambi di compensare la loro mancanza di capacità edoniche.

Da qui l’osservazione di William Burroughs: ci si droga per essere assuefatti e darsi all’eroina, è un full time job, un lavoro a tempo pieno. L’uso massivo di farmaci è la conseguenza del non saper più gestire l’angoscia e il dolore dell’attesa. E’ la ricerca continua dell’anestetico che spegne il desiderio ma non lo realizza. La scorciatoia per non affrontare e risolvere comportamenti sbagliati del vivere che spesso portano alla malattia e la malattia è la metafora assoluta della devianza dalla norma. Da evitare in assoluto, ma non con comportamenti corretti e sani, non con la cura, ma con la noncuranza dei farmaci anestetizzanti che spengono non solo il dolore, ma anche la capacità di sentire. Nichilismo attraverso cui non solo si è tagliati fuori dal mondo, ma diventa tutto io, questo pseudonimo della persona, un pronome falso che non identifica ma nega una personalità, isolandola. Quell’ospite indiscreto che si aggira per le nostre case e la nostra epoca, secondo la splendida osservazione di Martin Heidegger.

Mai come oggi, i nostri giovani e adolescenti sono presi in questa trappola mortale. Il nichilismo è annullamento del dolore attraverso l’annullamento della persona, con droga, farmaci, social, si spegne il desiderio con una scorciatoia che genera violenza, disumanità, atti di pura asocialità che portano al crimine. Abbiamo bisogno di cura attraverso lo sviluppo della socialità che comprende gli istituti dell’educazione: famiglia, scuola, quartieri vitali e non degradati. Abbiamo bisogno della medicina dell’aiuto e prevenzione. La noncuranza è arrivata al punto di far scadere la psichiatria bellunese al penultimo posto in Italia, poco prima della disastrata Calabria.

Un paradosso del nichilismo assoluto: l’assenza di assistenza specialistica in un territorio come il nostro, martoriato dal più alto tasso di disagio psichico. Vogliamo dei colpevoli? Vogliamo continuare a scandalizzarci ipocritamente quando leggiamo la cronaca criminale dei nostri giovani? Guardiamoci negli occhi e ammettiamo la nostra insipienza quando permettiamo tutto questo.

Enzo Bozza
Medico MMG a Vodo e Borca di Cadore (BL)

18 marzo 2025
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