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di Enzo Bozza
22 APR - Gentile Direttore,
la nuova domanda esistenziale è: il ruolo del medico di base va riformato? Visto il grande dibattito sul tema, lo spessore della domanda è quasi escatologico, ma ce n’era bisogno? Evidentemente sì, tenendo conto che la figura del medico di base imperversa da quasi cinquanta anni e tutto, intorno a questo ruolo è cambiato. Nel 1978, anno della riforma con l’istituzione del SSN, non c’erano i computer in ambulatorio, niente cellulari, nessuna rete se non quella evocata dal compianto Bruno Pizzul quando segnava la Nazionale. Il ricorso alle cure mediche era in estrema necessità, poiché un residuo di cultura contadina, di cui eravamo figli, prevedeva un continuo ricorso a tutti i rimedi casalinghi prima di consultare un medico.

Ricordo ancora le mie sostituzioni negli ambulatori di medicina generale con poche persone in sala d’aspetto nell’ormai lontano 1987 e ricordo il saluto deferente e timoroso dei vecchi del paese al mio passaggio con tanto di alzata di cappello e coglievo con la coda dell’occhio il segno della croce quando passavo. Era il segno di un profondo rispetto per chi prestava le cure e la certezza di essere comunque nelle mani di Dio. Assoluta certezza delle competenze del medico e la gentilezza nei rapporti di chi ammette riconoscenza per un servizio di grande importanza.

Poi è arrivato il commercio attraverso quel distributore automatico di informazioni alla portata di qualsiasi cervello, una connessione ad una rete che vende tutto, anche la salute. Oggi il risultato è un catastrofico affollamento degli ambulatori sulla scorta di due disgrazie: una informatissima ignoranza della Medicina, appresa da Internet, e una valanga di stupida burocrazia legata alla non comunicazione informatica tra uffici pubblici. Da Internet la gente apprende che due colpi di tosse possano nascondere una gravissima patologia polmonare e da ogni ufficio arriva la richiesta del solito sconcertante certificato di esistenza in vita per una quintalata di moduli che non leggerà mai nessuno, ma dura lex, sed lex. Ambulatori affollatissimi di pura inutilità.

Tra l’altro, la connessione consente alla cittadinanza tutta di scrivere mail, messaggi e rapidi consulti telefonici di tre quarti d’ora sulla stranissima sciatica della nonna Concetta. Ovviamente, per far fronte a questa marea montante di pseudo-salute, un medico non basta: serve una squadra di medici attivi, H24, sette giorni-su sette. Esattamente come un Bancomat. Se no, come fa un povero cristo ad avere un certificato alle 8 di sera o un preziosissimo salvavita del nonno che l’ha finito una settimana prima? Ma, soprattutto, a che santo deve rivolgersi una mamma col figlioletto con 37,5 di febbre? Impossibile aspettare il giorno dopo. Ci vuole perlomeno un team di medici in brain storming per spiegare alle mamme che le vaccinazioni servono e far capire, dati alla mano, che girano tante fake-news su Internet.

Per questo è necessario cambiare il ruolo del medico di base e impiegarlo per 38 ore a settimana come al catasto, per permettere a tantissima gente di crogiolarsi in tanta prescrizione inutile e tanta malsana abitudine di scofanarsi una pastiera napoletana per poi richiedere il dosaggio del colesterolo cattivo e affermare che la nonna di 96 anni non è più in forma come una volta. Ma va?

Enzo Bozza
MMG Vodo di Cadore (BL)

22 aprile 2025
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