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15 GIUGNO 2025
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A proposito del caro estinto

di Enzo Bozza
12 MAG - Gentile Direttore,
discutendo a proposito della celeberrima frase dal Gattopardo di Tomasi di Lampedusa: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, si potrebbe intenderla nelle due accezioni: un finto rinnovamento di facciata per mantenere intatti i privilegi del principe, oppure fare un vero cambiamento operativo per salvaguardare un principio di fondo che rimane valido e intatto per sempre. Ovviamente, nel romanzo, è valida la prima. Si potrebbe applicarla anche oggi in ambito sanitario, ma con una sostanziale differenza: per molti, a proposito della Medicina del Territorio, non si vuole cambiare nulla nella sostanza, per mantenere intatti i privilegi di quelli che sono saldamente al comando e incollati alla comoda e calda poltrona.

Mi sia consentita una breve analisi del mio ruolo di medico di base dalla pur modesta competenza che mi viene da oltre trenta anni di attività in questo campo. Ho incominciato da medico di pronto soccorso, per poi passare nel 1995 alla Medicina Generale sul territorio; trenta anni fa il ruolo del medico di base discendeva direttamente dalla condotta medica, elemento essenziale di questo lavoro era la relazione personale tra medico e paziente, una lunga frequentazione che si basava sul libero accesso e sulla fiducia nel medico, una relazione che si costruiva negli anni passando di generazione in generazione: gli adulti con figli che vedo oggi, sono i bambini che curavo in passato, i nonni che curo oggi sono i genitori di ieri.

Questo ruolo era unico e insostituibile nella catena dei servizi sanitari pubblici: un percorso che cominciava col medico di base e finiva col medico di base, passando per ospedale, esami e specialisti, ma la regia era saldamente fissata dall’operato del tuo medico “di Famiglia”.

Poi è successo qualcosa. Nel rapporto tra medico e paziente, si è inserita l’azienda sanitaria attraverso quel magnifico strumento che era il computer. Inizialmente era uno strumento del medico, potentissimo e utile, poi è diventato strumento dell’azienda, con il quale controllare tutto, dalla spesa farmaceutica, alle note prescrittive, piani terapeutici, visite specialistiche, esami, priorità, fino alla fantasmagorica dematerializzazione delle ricette. Di volta in volta, si è continuato a sottrarre sempre qualcosa al medico, fino a renderlo completamente dipendente da norme, paletti, leggi e leggine con una ingombrante autorità aziendale e una pesante intromissione tra medico e paziente. Una perdita costante di autorevolezza del medico di base a cui è stato tolto il lavoro clinico per farne un impiegato per nome e per conto dell’azienda, immerso tra mille moduli e incombenze che il medico condotto non poteva nemmeno immaginare se non leggendo 1984 di Orwell. A questo, bisogna aggiungere l’involuzione medica dei pazienti che passano il loro tempo su social e pagine web dove si fa una scorretta disinformazione medica. Il paziente è diventato un informatissimo ignorante di Medicina e, per questo, con tutta l’autorità e l’arroganza di chi non sa di non sapere.

Bisogna aggiungere a tutto questo, la spicciola autodifesa dei medici di base che si sono arroccati nella autodifesa con strumenti come le visite su appuntamento che distorcono completamente il senso e il valore della Medicina del Territorio che è sempre stata, e deve essere, di libero accesso.

Bisogna smettere di scimmiottare la medicina specialistica che rimane una medicina di secondo livello, dove ha senso la visita su appuntamento e bisogna smetterla con idiozie assolute come effettuare ecografie, spirometrie elettrocardiogrammi negli ambulatori di Medicina Generale. Non è il setting né la sede adatta per queste cose: per quanto io, medico di base possa aver fatto un valido corso di formazione come ecografista, non potrò mai competere con un medico radiologo e non potrò mai firmare a cuor leggero un referto elettrocardiografico, paragonandomi con la competenza specialistica di un cardiologo. Non è questo il mio ruolo. Si pensa sempre ad una riforma del ruolo di medico di base facendone quello che non è, e applicando schemi operativi che appartengono alla realtà ospedaliera, invece di rafforzare e sostenere la specificità della figura del medico di medicina generale che deve rimanere quello che è sempre stato, dalla condotta in poi: un medico sul territorio con tutti gli strumenti delle cure primarie di primo livello che trova la sua specificità in due aspetti: la relazione e la fiducia con il paziente.

In questi trenta anni, sono cadute entrambe: fiducia e relazione rischiano di non esistere più, e con esse, cade il ruolo e il significato del medico di base, grazie alla politica miope e ai sindacati che non hanno saputo difendere queste peculiarità.

Oggi è necessario rivedere e riformare la medicina del territorio per adeguarla al nuovo assetto sociale dell’utenza e con le nuove opportunità tecnologiche, ma resta fondamentale tutelare i due strumenti fondamentali del medico di base: fiducia dei pazienti e relazione con essi. Senza questi aspetti, la medicina generale non ha senso e soccomberà per opera di quelli che cambiano tutto per mantenere saldi i loro privilegi e per opera di quelli che cambiano tutto perdendo il senso e il significato della medicina del territorio, scimmiottando quello che medicina di base non è. Opinioni personali e un caro saluto dal dinosauro in estinzione di Jurassic Park.

Enzo Bozza
medico MMG
Vodo e Borca di Cadore (BL)

12 maggio 2025
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