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Veneto. Oltre il 20% dei cittadini è assistito da medico famiglia e infermiere

Al via domani a Padova il secondo Congresso Regionale della Simg. Cricelli: “La cooperazione tra queste due figure professionali raddoppia l’aderenza ai Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali e riduce il rischio di ospedalizzazioni”.


21 GIU - In Veneto il 20% dei cittadini già oggi riceve le cure primarie sul territorio grazie a una assistenza congiunta di medico di famiglia, infermiere e collaboratore di studio. Questa integrazione tra diverse figure professionali che lavorano insieme, collaborando con i medici specialisti, può risultare vincente per rispondere ai bisogni di salute di una popolazione nella quale la prevalenza di persone anziane con malattie croniche è in costante aumento. E’ quanto emerge dal Progetto Arcipelago, sviluppato dalla Scuola Veneta di Medicina Generale in 10 Medicine di Gruppo Integrate che verrà presentato al Congresso Regionale Simg Veneto. L’evento dura due giorni, si apre domani a Padova e vede la partecipazione di oltre 200 camici bianchi.

I dati di MilleinRete, estratti dalle cartelle cliniche dei medici di famiglia e aggiornati al 2017, confermano che il diabete riguarda il 7.4% della popolazione (il 17.3% di chi ha più di 65 anni e il 22% di chi ne ha più di 75), la diagnosi di ipertensione interessa il 29% dei cittadini (il 58,9% di chi ha più di 65 anni), e l’elenco continua per fibrillazione atriale, malattie respiratorie, insufficienza cardiaca, tumori. Sono centinaia gli assistiti che per questi problemi di salute accedono dalle 20 alle 30 volte l’anno dal proprio medico. L’integrazione del lavoro di medico di famiglia, infermiere e assistente di studio nelle stesse strutture permette di realizzare i Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA). “E questo determina effetti positivi prima di tutto per la salute dei malati ma anche per l’efficienza del sistema sanitario regionale”, commenta la Simg nella nota di lancio del Congresso.

“Quelli con malattia cronica sono una categoria di pazienti che hanno la necessità di cure continuative per lunghi periodi - afferma Claudio Cricelli, presidente nazionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) -. E’ auspicabile che la collaborazione tra medico di famiglia, infermiere e assistenti di studio venga estesa per poter garantire una presa in carico del malato più completa, soprattutto per quanto riguarda la promozione di stili di vita salutari e l’esecuzione degli esami più semplici, il monitoraggio e l’educazione sanitaria, e l’addestramento dei familiari che assistono persone anziane ed ammalate. I vantaggi sono evidenti, nel tempo si riducono le ospedalizzazioni determinate dalle complicanze o dal riacutizzarsi delle patologie croniche”.

“Si tratta di una tipologia di cooperazione che va estesa anche ai pazienti più fragili - prosegue Maurizio Cancian, coordinatore regionale SIMG Veneto -. Una ricerca recente promossa dalla Simg e realizzata da 60 medici di famiglia del Veneto su un campione di oltre 80.000 cittadini dimostra che più del 20% delle persone di età superiore a 65 anni si trova in condizione di fragilità. La crescita constante dell’età media della popolazione rende non più rinviabile una riorganizzazione dell’assistenza territoriale. Il Veneto può rappresentare un laboratorio estremamente interessante dove sperimentare nuove soluzioni organizzative e modelli di presa in carico basati sull’evidenza di efficacia. Al Congresso presenteremo dati relativi ai processi di cura e alle buone pratiche, questi dovranno essere sostenuti da modelli organizzativi e da contesti normativi utili a renderli trasferibili e sostenibili”.
 

21 giugno 2018
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