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Servizio mense nelle Ulss. Il Consiglio di Stato boccia il bando dell’Azienda Zero del Veneto

L’appalto vale 303 milioni di euro, con durata 7 anni, suddiviso per 6 lotti. Pare che nella procedura di affidamento di alcuni lotti siano stati violati i seguenti principi: la libera concorrenza, l’imparzialità e la par condicio, dando luogo alla formazione di un mercato chiuso (monopolio), interamente nelle mani di un unico competitore che si è aggiudicato un servizio di tale importanza. LA SENTENZA

di Endrius Salvalaggio
07 MAR - Nel giugno scorso avevamo dato notizia di un appalto di 303 milioni di euro, con validità 7 anni, indetto da Azienda Zero, per il servizio mense delle Ulss provinciali del Veneto. A far discutere sulla scelta della Regione Veneto, il problema relativo al subentro nella Ditta vincitrice dei lavoratori che prestavano già servizio nelle diverse cucine delle Ulss venete. A questo problema se ne aggiunge uno recentissimo: l’annullamento dell’aggiudicazione all’RTI aggiudicatario (Serenissima Ristorazione spa) del lotto n. 1, n. 3 e n. 6 per effetto delle sentenze del Consiglio di Stato (n°. 1491, 1486 e 1350/2019, depositate il 6.12.2018) che hanno riformato le sentenze del TAR Veneto (sentenze n°. 559, 556 e 554 del 2018).

A seguito dell’aggiudicazione di n°. 6 macro lotti relativi al servizio mense degli ospedali in favore della Serenissima Ristorazione spa, il colosso italo-tedesco Dussmann Service (Ditta partecipante) presentava ricorso per annullamento dell’intera procedura di affidamento sul presupposto che la stessa violasse le regole di determinazione ed aggiudicazione di un appalto ex d.lgs. 50/2016 (Codice dei contratti pubblici) e comunque i seguenti principi: la libera concorrenza, l’ imparzialità e la par condicio, dando luogo alla formazione di un mercato chiuso (monopolio), interamente nelle mani di un unico competitore che si è aggiudicato un servizio di tale importanza sul solo presupposto di ave dichiarato di possedere un servizio di ristorazione esterno (a Boara Pisani). Il Tar Veneto, con le sentenze poi gravate, era di diverso parere ritenendo la procedura garantista nei confronti delle partecipanti e, comunque, di non poter entrare nel merito di certe valutazioni rientranti nella “discrezionalità tecnica della P.A.”.

Di diverso avviso il Consiglio di Stato che, accogliendo gli appelli della Dussmann, ha lamentato nelle prescrizioni del bando l’esistenza di evidenti anomalie e storture del sistema (ex plurimis, l’obbligo degli aggiudicatari di avvalersi di centri di cottura esterni alle Aziende sanitarie; la creazione di lotti accorpanti aziende tra loro disomogenee; oppure la “rottamazione di tutte le strutture di produzione dei pasti in precedenza funzionati presso le strutture sanitarie della regione Veneto”, ecc), censurabili “per eccesso di potere sotto i profili della irragionevolezza, della non proporzionalità e della violazione del principio di concorrenza che ha dato luogo ad un monopolio regionale di fatto fino ad un settennato nel settore della ristorazione sanitaria (…)”.

Pronunce prese con soddisfazione dai consiglieri regionali Piero Ruzzante (Liberi E Uguali), Patrizia Bartelle (Italia In Comune), Cristina Guarda (Alessandra Moretti Presidente) i quali, commentando la notizia del bando bocciato dal Consiglio di Stato, il cui valore complessivo era di complessivi 303.510 milioni di euro, ricordano che: “È la conferma nella sostanza di quanto sostenuto in due interrogazioni rivolte alla Giunta regionale ben un anno fa. Così come formulato, infatti, il bando consentiva di attribuire tutta la ristorazione ospedaliera del Veneto nelle mani di un'unica azienda, in questo caso Serenissima Ristorazione, unica società ad avere il centro di cottura indicato come requisito per il bando e dal quale derivava l'attribuzione di un punteggio aggiuntivo.  Ricordiamo, tra l'altro, che il centro di cottura di Serenissima a Boara Pisani (PD) fu pagato proprio dalla Regione Veneto, come già denunciato dalla CGIL”.

Ruzzante e Bartelle sono firmatari di due interrogazioni a risposta scritta volte a chiedere spiegazioni alla Giunta regionale rispetto ai parametri di valutazione inseriti negli atti di gara per l'affidamento del servizio di ristorazione per le aziende sanitarie del Veneto.
 
Christian Ferrari Segretario Generale Cgil Veneto, richiede: “La prima richiesta che rivolgiamo alla Regione è la tutela dell’occupazione che le sue stesse scelte. La seconda richiesta riguarda non solo il rispetto rigoroso di quanto stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato in merito all’appalto in questione – cosa perfino ovvia – ma la riconsiderazione coerente di tutti gli altri lotti che, per quanto formalmente esclusi dall’oggetto del giudizio, presentano gli stessi elementi di criticità censurati da questa sentenza. In generale chiediamo alla Regione una totale discontinuità nella gestione di tutti i futuri appalti pubblici, che devono avere un duplice obbiettivo: evitare posizioni dominanti tra le imprese, mettere in cima ad ogni altra priorità la qualità del servizio da garantire ai cittadini e i diritti di chi quel servizio – con il proprio lavoro e la propria professionalità – assicura ogni giorno”.

Alla luce della pronuncia Azienda Zero fa sapere che procederà velocemente ad una nuova procedura di gara per quei lotti annullati perché illegittimi in base alla sentenza del C.d.S..

Endrius Salvalaggio

07 marzo 2019
© Riproduzione riservata

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