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Coronavirus. Anaao Veneto contro tempi per esiti tamponi: “Ritardi intollerabili, sicurezza rischio”

A Padova servono oltre 5 giorni di tempo per l’esito di un tampone per coronavirus. Un tempo lunghissimo e che porta con sé gravi rischi perché nel frattempo gli operatori sanitari, eventualmente positivi, rischiano di contagiar altre persone. L’Anaao Veneto chiede che vengano garantite “refertazioni tempestive con priorità assoluta”. “Il ritardo non è un problema che si liquida indossando mascherine”, commenta Mirko Schipilliti, Coordinatore Anaao Assomed Padova.


01 APR - “Sicurezza ancora a rischio per gli operatori sanitari sottoposti a sorveglianza dopo contatto stretto con casi confermati di COVID-19: a Padova servono ancora oltre 5 giorni di tempo per l’esito di un tampone per coronavirus cui si sono sottoposti, un ritardo intollerabile, visto che ai sensi di legge è loro esclusa la quarantena in assenza di sintomi”. A denunciarlo, in una nota, l’Anaao Veneto.
 
Infatti, evidenzia l’Anaao Veneto, “l'art. 7 del DL 9 marzo prevede che non si applichi agli operatori sanitari quale possibile misura volta ad evitare il diffondersi del COVID-19, l’applicazione della misura della quarantena con sorveglianza attiva agli individui che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva e che essi ‘sospendono l'attività nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per COVID-19. Tuttavia, la Circolare del Ministero della Salute del 20 marzo ha stabilito che ‘nei laboratori autorizzati per le analisi dei tamponi, la presentazione di campioni afferenti a personale sanitario dovrà ottenere priorità assoluta e la comunicazione del risultato dovrà avvenire in un arco di tempo massimo di 36 ore’”.
 
Il sindacato evidenzia inoltre come nelle ‘Istruzioni Operative per la Sorveglianza del Personale del Sistema Sanitario Regionale’ sul nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) del 10 marzo, la Regione Veneto aveva inoltre disposto di procedere alla sorveglianza sanitaria con un tampone ogni 48 ore fino al 14° giorno dal contatto stretto, tempistiche tutte impraticabili al momento, con ogni possibile conseguenza. "Il protocollo dell’Azienda Ospedaliera di Padova prevede invece inspiegabilmente tamponi a 0-5-10-15 giorni; altrove in Veneto i controlli sono previsti addirittura a 0-7-14 giorni”, denuncia il sindacato secondo il quale, “in questa situazione di limbo, ogni dipendente si trova inoltre in un cortocircuito giuridico, dove il prolungamento dell’attesa del referto lo espone di conseguenza a imbarazzanti autodichiarazioni all’autorità giudiziaria sul proprio ignoto stato di salute, oltre che alla tensione sulla mancanza di conoscenza delle proprie condizioni e su come affrontare le relazioni lavorative e famigliari”.

“Pur consapevoli delle difficoltà tecniche di queste settimane incontrate nei laboratori, su cui incombe un’immane mole di lavoro”, l’Anaao Veneto lancia un appello: “E’ indispensabile che vi siano chiare e imprescindibili istruzioni operative con una precisa calendarizzazione in grado di garantire la tutela della salute degli operatori sanitari e refertazioni tempestive con priorità assoluta, tamponi ogni 48 ore e non ogni 5 giorni, al di là dello screening di massa e della necessaria diagnostica, riducendo al minimo quanto possa ingolfare i laboratori con analisi sì necessarie ma potenzialmente differibili”.
 
Per l’Anaao Veneto è inoltre “fondamentale implementare al massimo tutte le risorse necessarie ai laboratori nel più breve tempo possibile, tecnologiche e di personale, senza lungaggini di nessun genere, specie se l’obiettivo, come da delibera regionale del 17 marzo, è di incrementare la capacità del laboratorio dell’Azienda Ospedale-Università di Padova da 1500 a 3500 tamponi al giorno. Eppure, già un mese fa la Circolare del Ministero della Salute del 1° marzo ordinava quanto disposto dal Comitato Tecnico Scientifico del Dipartimento della Protezione Civile, ritenendo necessario ‘l’incremento della capacità di attività e del numero dei laboratori qualificati’. Si tratta sì di analizzare migliaia di tamponi dai quali dipende la nostra salute, ma ne vanno preservate tutte le finalità, non potendo altrimenti evitare una paradossale condizione di diffusione del contagio tra gli operatori sanitari e i cittadini utenti negli ospedali invece di praticare una corretta misura di prevenzione.”
 
Oltre a chi tratta direttamente pazienti positivi, nello svolgimento della propria quotidiana attività lavorativa, “numerosi operatori sanitari, in ogni ambito, possono venire a contatto diretto con casi già confermati di COVID-19 o con propri colleghi che hanno trattato i malati, problema intrecciato con la nota carenza di dispositivi di protezione e cifre preoccupanti: purtroppo sono oltre 8000 gli operatori sanitari positivi, fra cui oltre 40 medici morti in servizio”, evidenzi al’Anaao.
 
“Il ritardo non è un problema che si liquida indossando mascherine – spiega Mirko Schipilliti, Coordinatore Anaao Assomed per la provincia di Padova e medico presso il Pronto Soccorso del Sant’Antonio – Seguiamo e ammiriamo il grande lavoro di tutti i soggetti coinvolti, ma non possiamo più tollerare inerzie o sottostime del rischio, né giocare con procedure così delicate come la sorveglianza, dove ogni giorno di ritardo diagnostico rappresenta un pericolo per ogni sanitario, la sua famiglia, i pazienti".
 
Il stancato conclude ribadendo che “nell’attuale momento di criticità Anaao Assomed intende garantire ogni sostegno ai dirigenti medici e sanitari, denunciando ogni mancata attuazione di norme e circolari a loro tutela in termini di prevenzione, protezione e sicurezza sui luoghi di lavoro nelle aziende sanitarie”.

01 aprile 2020
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