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Salute mentale. Fp Cgil Veneto: “Urge un adeguato finanziamento e una presa di coscienza”

Secondo i dati del sindacato, in Veneto si spende per l’assistenza psichiatrica solo 49,4 euro ogni 100.000 abitanti contro la media nazionale di 65,4 euro. E anche se il personale impegato nella salute mentale è più numeroso (65,6 su 100.000 abitanti contro 56,8), c’è carenza di figure specializzate: 2,25 psicologi ogni 100 mila abitanti in Veneto contro il 4,35 della media nazionale. Per la Cgil la Regione deve potenziare i servizi e avviare anche progetti in ambito scolastico.

di Endrius Salvalaggio
26 LUG - “Se il Veneto si assesta a 65,6 operatori di salute mentale su 100.000 abitanti, dato superiore alla media nazionale che si aggira a 56,8 operatori, l’anello debole è il costo pro-capite dedicato all’assistenza psichiatrica, che dato dalla somma fra la cura territoriale ed quella ospedaliera, si attesta nel 2019 a 49,4 euro contro la media nazionale di 65,4 euro ogni 100.000 abitanti”. Ad illustrare i dati e lanciare l’allarme sulla necessità di potenziare l’area assistenziale dedicata alla salute mentale sono Tiberio Monari dell'Osservatorio Veneto della salute mentale FP CGIL Medici e Sonia Todesco FP CGIL Veneto.
 
Che evidenziano come comunque, a fronte di un numero di operatori superiori alla media nazionale, manchino in Veneto una buona parte dei professionisti specifici per questa area. Ad esempio, spiega la Fp Cgil, in Italia vi sono 4,35 psicologi ogni 100mila abitanti, mentre in Veneto sono 2,25. I tecnici della riabilitazione in Italia sono 0,88, in Veneto sono fermi a 0,46. Lo stesso vale per gli assistenti sociali pari a 2,59 in Italia, contro l’1,83 nel Veneto. Quanto ai medici, spiega l Fp Cgil Veneto, “sono 11,57 medici in Italia,  mentre il Veneto è fermo a 7,50”.

"A fronte di questi dati – spiegano Tiberio Monari e Sonia Todesco – urge un adeguato finanziamento ed una presa di coscienza per la salute mentale ed una adeguata dotazione di ogni figura professionale mancante, rendendosi indispensabile una struttura organizzativa che garantisca la continuità dei percorsi di cura che vanno dall'ospedale al territorio e viceversa, avendo come punto centrale le cure sul territorio di vita del paziente”.

Per Fp Cgil e Cgil Medici e Dirigenza sanitaria, l'accoglienza del disagio mentale da parte di un'equipe stabile che conosca il paziente, collocata sul territorio e che abbia contatti con i servizi territoriali, è una degli elementi cardine della cura, che in Veneto è carente.

“Altro tema che sta penalizzando le cure della salute mentale è stata la riduzione delle UOC (Unità Operative Complesse) e delle UOS (Unità operative semplici) soprattutto in ambito territoriale – continua Tiberio Monari – che via via negli anni si sono succedute assieme al numero dei medici specialisti. Per fare un altro esempio concreto, nella zona del Cadore 30 anni fa vi era una UOC, un reparto e degli ambulatori nei vari territori come Cortina, il Comelico, Auronzo e Pieve di Cadore. Il personale medico era composto da un primario e 3 medici.  Allo stato attuale vi è un solo medico.  

Secondo la Cgil in Veneto non si soffre solo di carenza di cure per la salute mentale fra ospedale e territorio; a mancare sono proprio tutta una serie di politiche sulla prevenzione scolastica a tutela dei minori e dei servizi che si occupano di dipendenze. “Si stima – concludono le l’O.S. - che circa il 50% dei disturbi mentali abbiano origine nell'adolescenza, e quindi diventa importante un effettivo investimento nella prevenzione, partendo dai primi anni di vita. Riteniamo indispensabile quindi il potenziamento della psicologia scolastica anche come occasione di prevenzione. Per questo occorre che la Regione Veneto metta in campo misure di potenziamento dei servizi che riescano a prendere in carico la sofferenza vera delle persone e dei giovani. CGIL rimane disponibile per dare al governo regionale tutto il supporto possibile”.

Endrius Salvalaggio

26 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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