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Covid. Crescono casi in Veneto. Leoni (Omceo Venezia): “No vax contribuiscono a tenere virus in circolazione” 

Tornano a salire i contagi in Veneto. Certo, i numeri sono dimezzati rispetto al 2020, ma il trend è in crescita: se nuovi positivi erano 155 il 18 ottobre e 253 il 19 ottobre, ieri i nuovi casi sono stati 455. Per il presidente Omceo “il problema è largamente riconducibile a chi continua a diffidare dei vaccini”. I casi gravi restano comunque contenuti: 83 in area critica nel 2020 contro i 27 di oggi, “ma sono quasi tutti non vaccinati”, evidenzia Leoni. In Veneto il 72,1% della popolazione ha ricevuto due dosi

di Endrius Salvalaggio
22 OTT - In Veneto torna a crescere il numero dei nuovi casi di positività al virus Covid -19. Sono infatti, secondo il bollettino regionale di Azienda Zero del 20 ottobre 2021, 455 i tamponi positivi rilevati in Veneto. Crescono anche i ricoveri, conto i 155 il 18 ottobre e 253 il 19 ottobre. “Se appena entrati nella stagione autunnale i contagi iniziano a risalire, l’origine del problema è largamente riconducibile ai comportamenti di  chi  continua a diffidare dei vaccini ad oltre 9 mesi dall’inizio di questa procedura che ha dato innegabili risultati in termini di salute collettiva, esattamente come in passato per altre patologie”, commenta Giovanni Leoni, presidente Omceo Venezia e segretario Cimo Veneto, che si dice preoccupato.

L’obiettivo è scongiurare che nei prossimi mesi si ripresenti la situazione dello scorso inverno, con l’aumento del numero dei contagi accompagnati da ricoveri sia in area non critica che in terapia intensiva, con una nuova trasformazione degli ospedali per ospitare i pazienti Covid.

Se leggiamo i report regionali dello stesso giorno, ma dell’anno precedente, vediamo che i contagi al 20.10.2020 erano 854, contro i 455 del 20.10.2021, con la differenza che al 20.10.2021, in Veneto, c’è un numero complessivo di vaccinati con due dosi pari a 3.500.489 unità, il 72,1% della popolazione. Sebbene i positivi ad oggi siano dimezzati ed i vaccinati siano sopra la soglia del 70%, la risalita dei contagi, preoccupa il segretario CIMO Veneto.

“E’ necessaria la massima attenzione – continua con la sua analisi Leoni – questo perché manca ancora all’appello vaccinale una significativa percentuale di cittadini in particolare nella fascia di età tra i 40 e 60 anni, piena classe lavorativa,  e vi è chi non ha ancora terminato la seconda dose di vaccino, con un virus mutato con la variante Delta, che è quattro volte più contagiosa rispetto al ceppo iniziale di Wuhan. Le attuali note positive comunque sono molte, visto che abbiamo recuperato tante libertà personali. Si è tornati a viaggiare in modo quasi normale, non siamo più chiusi in casa, poiché oggi possiamo andare al bar, al ristorante e persino nelle discoteche che sono state riaperte poche settimane fa”.

“Grazie ai vaccini infatti – argomenta il presidente OMCeO di Venezia – le nostre abitudini stanno riprendendo il loro corso, basti pensare che nei mezzi pubblici si viaggia all’80% della loro capienza, i ragazzi sono ritornati a scuola senza impennate di contagi, l’economia complessiva è in piena  ripresa, ma abbiamo ancora una popolazione di no vax che contribuisce in modo importante a tenere il virus in circolazione”.

Oltre al numero dei contagli che rispetto al 2020 si sono dimezzati, c’è un altro dato da rilevare: Ad ottobre dell’anno scorso, stesso periodo, i positivi ricoverati in area non critica erano 606, mentre quelli in terapia intensiva erano 83. Oggi se ne registrano un quarto: 159 in area non critica e 27 in area critica “e, fatto fondamentale, quasi tutti non vaccinati”.

“A quasi due anni dalla pandemia una significativa parte di attività e di operatori sanitari è sempre occupata su questo fronte - specifica Leoni -  e questo ormai potrebbe essere in larga parte evitabile. Bisogna considerare che nella pratica quotidiana a livello ospedaliero, con l’emergenza sanitaria molto è cambiato. Data la necessità di tutte le procedure Covid, sommata alla carenza di medici, come ad esempio nei pronti soccorso, ma lo stesso vale per le radiologie che devono esaminare tutti i pazienti instabili con grave insufficienza respiratoria, per non parlare delle medicine che se devono ricevere pazienti Covid, devono essere trasformate in pneumologie e in reparti di terapia subintensiva, con la conseguenza che le chirurgie ricevono i ricoveri che le medicine non possono più accogliere, rallentando l’urgenza ed all’attività chirurgica più complessa come in particolare l’oncologia. Complessivamente lo stress degli operatori e del sistema nel suo complesso aumenta ed i pazienti che possono aspettare sono penalizzati. Il tutto - secondo Leoni - va contestualizzato poi in un quadro di necessità di recupero della attività pregresse ambulatoriali e di ricovero in elezione  giudicate rinviabili per causa di forza maggiore sì, ma non all’infinito, per non parlare del  rallentamento di tutta l’attività di prevenzione”.

Per il presidente Omceo Venezia “appare necessario quindi completare la vaccinazione di tutta la popolazione eliminando le sacche di resistenza del virus ed entrare in una piena attività di recupero delle prestazione sanitarie ambulatoriali e di ricovero  pregresse, dedicando parte delle risorse e delle  energie recuperate anche al trattamento degli effetti del Covid sui pazienti guariti dalla fase acuta ma con compromissione anche multiorgano durature nel tempo. Una nuova forma di patologia tutta da curare”.

Endrius Salvalaggio

22 ottobre 2021
© Riproduzione riservata

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