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Mercoledì 19 DICEMBRE 2012
Tra sostenibilità e riforme. Ecco la sanità targata Udc per la prossima legislatura

Un confronto con gli operatori del comparto sanitario per delineare un programma di governo che affronti nella prossima legislatura i nodi strutturali della sanità italiana. Con questo obiettivo si è riunita oggi la Consulta Sanità diretta dal senatore Udc Claudio Gustavino e da Enrico Garaci, presidente dell’Iss.

"Le idee per la sanità del futuro", questo il titolo dell’incontro organizzato dall’Udc, coordinato dal senatore Claudio Gustavino e da Enrico Garaci, presidente dell’Iss, al quale hanno partecipato in un confronto aperto gli operatori del comparto sanitario per delineare quello che per l’Udc sarà un vero e proprio programma di governo che affronti nella prossima legislatura i nodi strutturali della sanità italiana, oggi attraversata da profondi tagli.
 
I numerosi partecipanti che si sono dati appuntamento alla Camera, nell’Auletta dei gruppi parlamentari, sono stati chiamati a esprimere il loro parere su una bozza di lavoro elaborata nelle scorse settimane, che rappresenta una sintesi delle numerose idee emerse dalle precedenti riunioni della Consulta e dai tavoli tecnici ai quali ha preso parte un numero sempre più ampio di specialisti.
 
“Senza la più ampia condivisione della società civile, degli utenti e degli operatori del settore sanità – hanno spiegato i due coordinatori dei lavori Gustavino e Garaci - nessun programma di governo potrà mai diventare operativo. Trovare la giusta sintesi tra nuova organizzazione, corretta architettura, rilancio di un'etica responsabile a tutti i livelli e adeguato finanziamento del nostro sistema salute - si legge nell'introduzione del documento - è la sfida che il Paese ha davanti a sé”.
 
La bozza di lavoro prevede Otto macroaree di intervento: ripensare il federalismo per un decentramento controllato; risorse per generare salute e finanziamento del sistema; governance di sistema; qualità del personale, delle tecnologie e delle strutture; nuovo equilibrio tra politica e sanità; espansione della cultura delle evidenze scientifiche; un nuovo welfare e infine la sanità come motore di crescita economica. Queste macroaree sono tutte racchiuse sotto cinque punti ovvero: Equità, Efficacia, Efficienza, Espansione industriale, Etica.
 
In particolare “le questioni aperte– secondo Garaci – sono la sanità federalista, la sanità integrativa e la riforma del Titolo V” che va ripensata. “L’idea della bozza – ha aggiunto il presidente dell’Iss – è raccogliere i temi caldi della discussione” per poi farne derivare un programma di politica sanitaria per la prossima legislatura. Naturalmente il punto di partenza è la “spending review” che se da un lato è riconosciuta come inevitabile dall’altro però deve essere conciliata con le prestazioni che il Ssn offre ai cittadini. E quindi tra chi dice “no ai tagli” e chi è invece favorevole “occorre cercare – secondo Garaci – una terza via che è il nuovo paradigma della sanità dove cambia il rapporto medico-paziente che diventa soggetto attivo, dove l’umanizzazione della cure fa ridurre il contenzioso medico legale e quindi le spese, e dove l’obiettivo è anche ridurre la malattia attraverso la ricerca e la prevenzione”.
 
“Nel documento ci sono 19 proposte – ha spiegato Gustavino – tutte emendabili ma che raccolgono due sfide. La prima è che il Sistema deve restare dentro l’unità nazionale in quanto la frammentazione non ha fatto bene”. La seconda è che “il sistema si sostiene se ha un contenuto autentico. Le risorse che abbiamo vanno utilizzate in modo etico. Chiedere di tagliare senza investire non può funzionare”.
 
A proposito di sfide, secondo Luca Pani, Direttore Generale Aifa, quello che sta avvenendo a livello mondiale nella farmaceutica è una vera e propria rivoluzione con la maggior parte della produzione che si sta spostando in Cina e in India “ e questo – ha detto – è un processo irreversibile”. Quindi cosa fare? “Occorre organizzare i controlli e le ispezioni in altri Paesi”, perché anche i farmaci “possono essere taroccati”. Questo è un problema che riguarda tutti, in particolare la Food and Drug Administration nordamericana ha già fatto sapere che non riuscirà a fare tutti i controlli e dunque secondo Pani sarà necessario “consorziarci, perché stiamo andando verso altri modelli le regole stanno cambiando e non si torna indietro”.
 
Annarosa Racca, presidente di Federfarma, ha presentato le proposte che “vorremmo si concretizzassero per ridurre la spesa e far salire l’attenzione nei confronti della salute del cittadino”. Proposte che si sostanziano nella farmacia dei servizi, che va integrata e nella nuova remunerazione che è in grado di far risparmiare il Ssn. Vi chiedo ha concluso la Racca, rivolgendosi alla politica, “di aiutarci a realizzarle”.
 
In tre punti si è articolato l’intervento di Paola Binetti, deputata e medico dell’Udc. Il primo punto è la prevenzione che “capovolge la visione del welfare perché interviene prima che il disagio si manifesti”, il secondo punto è che il sistema sanitario “non può essere ripensato soltanto con un taglio ragionieristico” e infine la sanità “deve rivedere i suoi modelli in maniera condivisa” e perciò “no” a decisioni prese contro “gli operatori, i pazienti e i gestori”.
 
Le perplessità espresse da Ivan Cavicchi, sociologo, sul documento, che condivide, riguardano il concetto dell’universalismo che rappresenta il punto “clou”. In particolare Cavicchi è scettico sul fatto che l’universalismo non può stare insieme con concetti come priorità e selettività in quanto “antinomici”. Secondo il sociologo “l’universalità dovremmo lasciarla come ultima ratio”. Il suggerimento di Cavicchi è dunque metodologico “altrimenti – ha concluso – rischiamo di compromettere tutte le cinque E”. Su questo punto Cavicchi è stato rassicurato da Garaci che gli ha ribadito come il documento è “una bozza” e come tale aperta a modifiche.
 
Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg, ha aperto la serie di interventi degli operatori del comparto sanitario che hanno partecipato all’incontro ringraziando per il metodo di lavoro condiviso ma anche affermando che la sanità “non ne può più di rattoppi” e che il Ssn non può “essere visto come una foto, ma piuttosto come un film per cui la situazione è in continua evoluzione”.
 
Per Andrea Mandelli, presidente Fofi, in questi anni “i protagonisti della sanità, i decisori, sono stati gli economisti ma non dobbiamo dimenticare che dietro ci sono le persone con i loro bisogni di salute”. Il futuro deve essere tarato su maggior efficienza e su una sanità più attenta al “territorio” e in questo senso Mandelli ha inviato tutti ad uscire dagli “scontri sulle farmacie che abbiamo vissuto in questi cinque anni”. L’Italia ha aggiunto il presidente della Fofi, spende “meno di altri paesi e i farmaci costano meno”. Infine Mandelli ha chiesto alla politica di fare “scelte sostenibili e di essere ascoltati per il contributo che vogliamo dare”.
 
“È un fatto positivo che a fine legislatura si torni a ragionare su come governare il sistema”. Così Claudio Cricelli, presidente della Simg, che ha suggerito “discontinuità” rispetto al passato perché “senza una visione generale di chi opera, con un sistma di valutazione non si potrà avere un sistema efficace ed efficiente”.
 
Anche Costantino Troise, Segretario Nazionale Anaao, ha apprezzato che la sanità sia tornata nell’agenda politica. Detto questo però ha ribadito come il sistema “vada ripensato” perché altrimenti si rischia di tagliare l’equità e l’efficienza. Troise nel corso del suo intervento toccando vari punti ha tra l’altro ribadito che il decreto legislativo 502/92 “è al capolinea, la sola cultura aziendale non può funzionare”. La questione della medicina difensiva per il segretario Anaao va “risolta subito perché il rischio è l’inquinamento del rapporto medico-paziente”. Infine la sostenibilità. Per Troise il problema è “nel presente, da qui al 2015”, mentre tutti parlano del 2050 che è invece troppo avanti. “Ripensare il Ssn va bene – ha concluso – però non è possibile credere di ottenere risultati migliori a costi più bassi”.
 
In linea con quanto detto da Troise, Enrico Bollero, Direttore Generale della Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma, che in più, nel difendere quanto fa l’ospedale ha detto in maniera categorica che “il territorio non esiste”. È troppo facile per Bollero parlare male degli ospedali che in questi anni sono cambiati, accettando drastiche riduzioni di posti letto mentre il “territorio non è diventato più efficiente”, ribadendo come il problema sia di carattere organizzativo per cui è necessario “non rendere asfittico l’ospedale perché altrimenti l’assistenza fallisce” Bollero ha criticato la spending review nella sanità che opera “tagli lineari che riducono l’assistenza”.
 
A chiusura degli interventi degli operatori del comparto sanitario Riccardo Cassi, presidente Cimo, ha ribadito che il “problema è la sostenibilità e che va affrontato in maniera pragmatica”. Non si può, ha aggiunto Cassi, “continuare a trascinare la situazione, in questo modo si perpetuano le inefficienze”. Quindi per la Cimo occorre: rivedere la riforma del Titolo V “che è stata un fallimento” e risolvere la questione della medicina difensiva “che rappresenta un costo sempre maggiore”. Infine per Cassi la riforma della Bindi, la 229/99 “è stata un fallimento che ha distrutto la meritocrazia”.
 
A conclusione della giornata di lavori è intervenuto il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa.  “A questo Paese – ha spiegato Cesa – serve una vera stagione di riforme. Bisogna farle con un approccio concreto, con i piedi per terra, cercando di dare risposte strutturali ai settori più importanti per la vita dei cittadini. Oggi il campo sanitario è attraversato da tagli dolorosi proprio perché è mancata in tutti questi anni una vera progettualità. Bisogna tagliare sprechi e spese improduttive senza intaccare l'universalità del nostro Servizio Sanitario, investire sulla prevenzione e sulla promozione della salute, ripensare alcune competenze assegnate alle regioni dalla riforma del Titolo V e dal federalismo”.
 
“L’Udc – ha concluso Cesa– sta intensificando in questi giorni il confronto con operatori e società civile sui temi reali che interessano le persone: dalla sicurezza, alla scuola, dall'energia alla sanità. C’è bisogno di concretezza, come quella messa in campo da Monti e dal suo governo”.
 
Stefano Simoni

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