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Giovedì 25 MAGGIO 2017
Contratti. Prima delle retribuzioni si analizzino condizioni di lavoro, turnover, e rispetto direttive Ue



Gentile Direttore,
da quando sono stato assunto del mio attuale reparto, maggio 1991, ho visto andare in pensione almeno tre generazioni di medici e sto vedendo la quarta.
Non intendo generazione in senso stretto ma classe di età, decade, gruppo omogeneo.

Invariabilmente arrivati alla soglia dei 58.59.60 massimo 61 anni i cosiddetti “non primari” , gli aiuti anziani, andavano in pensione con i 40 anni di servizio, riscatti compresi. Non smettevano di lavorare per lo più ma abbandonavano una vita che li aveva completamente spremuti e, cosa ancora più grave, aveva ormai tolto loro l’entusiasmo necessario.

Si trovavano da fare un’attività ridotta con tanta nostalgia per l’ospedale ma anche senza essere tirati giù dal letto in piena notte. Una vita bella ed intensa, fatta di corse e responsabilità, un sogno da studenti che si avvera, vincere un concorso su tanta concorrenza, il posto in ospedale, un reparto in cui trasferire la propria esistenza, fiumi di ore straordinarie, una nuova famiglia acquisita.

Medicina, Pronto Soccorso, Chirurgia Generale, Rianimazione, Radiologia, Ortopedia, Cardiologia, Gastroenterologia, i reparti delle notti in piedi e dei ricoveri in appoggio, degli interventi d’urgenza, dei sanguinanti e degli infartuati, del gruppo che “va in giro con l’Ambu”. Affascinante ma foriero alla lunga di troppo stress, troppo sacrificio per la famiglia e la vita privata. Basta, fatemi scendere.

Noi laureati degli anni 80 abbiamo sempre corso, i figli della pletora medica, abbiamo reso ricchi di contributi gli enti previdenziali, rispettato gli anziani, conservato i ruoli che progressivamente sono stati smontati per legge. Nel panorama del pubblico impiego, dei dipendenti statali ci è stata tolta l’anzianità di servizio in cambio di che?
 
Ci è arrivata una esclusività di rapporto, allo stato ferma da secoli, che ha premiato chi non era interessato alla libera professione e bloccato chi ci credeva. Il meccanismo di automatico incremento della retribuzione per classi e scatti legato all'anzianità individuale é stato abrogato dal 1/1/1997, in attuazione di quanto previsto dall'art. 72, c.3, del D. Lgs. 29/93 ("regalo" di Franco Marini della CISL, diventato Ministro del Lavoro) e secondo le previsioni dell'art. 47, c.1, del CCNL 1996/97. Lo storico del valore maturato al 31/12/1996 per classi e scatti in godimento costituisce la retribuzione individuale di anzianità (RIA), utile ai fini del trattamento di previdenza e dell'indennità premio di servizio, nonché della 13esima mensilità (ai sensi dell'art. 47, c.2, dello stesso CCNL 1996/97).

La CIMO si è sempre opposta invano a questo passaggio, come al solito incredibili regole obbligano i sindacati a firmare alla fine il contratto se vogliono partecipare successivamente alla trattativa decentrata.

Solo adesso alla soglia del 60 anni, con un blocco contrattuale di 8 anni e gli scatti di anzianità che continuano tranquillamente per altre categorie come i magistrati, vedo questo dettato in tutta la sua profonda ingiustizia. E questa è la beffa. Ma il danno vero è un altro: è il trattenimento coatto in servizio. Questa nuova forma di prigionia, studiata da Elsa Fornero e coll., è alla base dei futuri inquietanti scenari della vita in corsia per i nuovi ultra sessantenni.
Problemi fisici, stanchezza mentale, calo di entusiasmo, remunerazione bloccata, progressione di carriera abolita, consapevolezza della possibilità di contenziosi legali, diciamo che non è un bel quadro per il mantenimento obbligato in servizio del medici ospedalieri. Ed i giovani, quei pochi che ci sono, ci guardano perplessi.

Spero che conveniate che questa attività sia da considerare “usurante” per la mente e per il corpo e che oltre a tutto il rinnovo generazionale è necessario per continuare il normale ciclo dei professionisti ospedalieri, che non sono eterni e che necessitano di adeguati periodi di affiancamento. Quindi, oltre alla revisione della reperibilità e delle sue ipocrisie, metto sul piatto anche la revisione dell’uscita dal servizio sulla base della pesantezza del ruolo ricoperto, dimostrato con ore straordinarie annuali, chiamate in reperibilità, notti per medico, perchè la vita in ospedale non è uguale per tutti, spiacente ma è così.
 
La vita di un collega che viene sistematicamente chiamato in reperibilità e che fa le notti ed i festivi non può essere paragonato a chi finisce il lavoro al venerdì pomeriggio. La maggioranza, la controparte non l’accetterà? Pazienza, io la tiro fuori lo stesso, del resto se non ora quando, nel prossimo contratto del 2030?

Per me è un problema di sicurezza delle cure. Il Generale dei paracadutisti Marco Bertolini sottolineava in una intervista pochi mesi fa che nell’esercito il fante ha un ruolo molto sbilanciato nel campo fisico, oltre la salute poi serve la fiducia in se stessi. “ll soldato deve essere un atleta col fucile”, al contrario “il sostanziale blocco degli arruolamenti ha alzato l’età e si invecchia con la divisa". Ho già sentito questa storia da qualche parte…

Oltre alla conoscenza specifica in certi ruoli per il medico serve anche un adeguato supporto fisico concetto in aperto contrasto con l’età media del medico ospedaliero che è passata da 50,3 anni nel 2011 a 53 del 2017.
 
Quindi, per il sottoscritto, prima delle retribuzioni, bisogna analizzare condizioni di lavoro, turnover, rispetto delle Direttive Europee, o sarà un 'Contratto da Operetta'.
 
Dott. Giovanni Leoni 
Segretario Regionale CIMO Veneto 

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