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Lunedì 07 FEBBRAIO 2022
Ricordando Ginevra. La scossa necessaria alla Calabria

Le politiche della salute che si respirano oggi sembrano concretizzare e alimentare una maggiore fiducia nella collettività. Finalmente appare un progetto concreto della realizzazione del sogno mancato dei calabresi. È la semplicità di ciò che si vuole, che di qui a poco sarà descritto nel programma operativo regionale triennale, che toccherà al nuovo commissario ad acta a mente del D.L. 150/2020, in uno a quello straordinario per l’edilizia, a fornire l’immagine del plastico assistenziale nella Calabria che dovrà assumere presto il necessario ruolo dinamico

Veniva dalla Calabria, una regione disperata abitata da poco meno di due milioni di calabresi in preda da decenni della peggiore disperazione, Ginevra, la bambina di due anni morta per Covid al Bambino Gesù di Roma. Un fatto che ha rattristato il Paese e ha prodotto rabbia, quella che si ha il diritto di esternare.
 
La morte di una innocente che impone una nuova politica
Celebrarne la perdita è il sentimento che già occupa il cuore di chiunque, che fa piangere i calabresi e no. Individuare le responsabilità sull’accaduto sarà il compito della magistratura. Ricercare le soluzioni, perché sia l’ultimo dei tristi eventi vissuti (ahinoi) di frequente in Calabria, a cominciare da Federica Monteleone e Fabio Scutellà (morti per una colpevole incuria del sistema), ai quali dedicare la irrinunciabile rinascita della tutela della salute dei calabresi.
 
Covid o no covid, a concretizzare il suo triste destino ha contribuito una situazione viaria che va ben oltre l’ovunque inaccettabile, il disastro. Una situazione dai trasporti impossibili, in quanto tale complice di una politica sanitaria non esercitata da decenni, sino alla trascuratezza assoluta. Un binomio (sanità e trasporti) che, per riconosciuta indissolubilità, abbiamo del resto già avuto modo di sottolineare in questa rivista in un articolo cofirmato con Ercole Incalza.
 
Inizi senza una fine e spesso senza fini
Di certo è che, nella mia amata terra, tutto (e spesso tanto) è semplicemente cominciato ma mai concluso. Si sono prodotte inutili cattedrali nel deserto, spesso lasciate allo stato rustico ovvero destinate a ricovero degli immigrati. Ciò è accaduto per inadeguatezza dei decisori e perché così vogliono e pretendono, da sempre, le forze egemoni che governano nei fatti il territorio in uno dei più bei pezzi della geografia italiana occupata dalla ‘ndrangheta e da lobby che hanno poco a che fare con l’interesse pubblico.
 
E dire che di cantieri se ne vedono da sempre e con continuità, specie manutentivi. E come!
Basta correre (si fa per dire!) la Salerno-Reggio Calabria per rendersi conto di quanto costituisca un pozzo senza fondo di spesa pubblica senza produrre alcunché, se è vero com’è vero che per percorrerla è necessario munirsi del massimo della pazienza e del tempo utile a fare il triplo dei chilometri.
 
Sanità e trasporti, un insieme necessario
Si diceva del binomio, altrove tenuto nella dovuta considerazione. In Calabria, no. Su di esso è da sempre prevalsa la clientela nel distribuire sul territorio i presidi e i servizi utili ad assicurare la salute, spesso non affatto risolutivi.
 
Oggi pare che le cose stiano cambiando, nel progetto e nella realizzazione, specie quelle da avviare e completare utilizzando come si deve le leve finanziarie disponibili, tenendo nell’assoluto debito conto del fabbisogno epidemiologico e viario espresso dei calabresi.
Una politica del welfare assistenziale, quella espressa dal neonominato commissario ad acta (che poi coincide con l’esercizio del ruolo di Presidente della Regione), che si differenzia notevolmente da quella non esercitata dei dodici anni precedenti, responsabile in progress dei disastri di oggi.
 
Una soluzione straordinaria
Un PNRR che offre l’occasione alla Calabria di poter contare su 91 nuovi presidi (57 Case di comunità, 15 Ospedali di comunità e 19 Centrali operative territoriale) che - con le 6 Case della salute già finanziate da conciliare tuttavia con la futura esistenza della rete assistenziale di prossimità - affollerebbero la regione di occasioni utili a rendere finalmente attiva l’assistenza territoriale, assente ad ogni livello.
 
L’importante è sapere distribuirli tenendo conto dei grandi deficit viari, che costituiscono da sempre un grande handicap al godimento sociale dell’offerta sanitaria, di per sé tenuta irresponsabilmente scadente, sino a raggiungere il livello di assenza.
 
Le politiche della salute che si respirano oggi sembrano concretizzare e alimentare una maggiore fiducia nella collettività. Finalmente appare un progetto concreto della realizzazione del sogno mancato dei calabresi. È la semplicità di ciò che si vuole, che di qui a poco sarà descritto nel programma operativo regionale triennale, che toccherà al nuovo commissario ad acta a mente del D.L. 150/2020, in uno a quello straordinario per l’edilizia, a fornire l’immagine del plastico assistenziale nella Calabria che dovrà assumere presto il necessario ruolo dinamico.
 
Il tutto ricordando Ginevra.
 
Ettore Jorio
Università della Calabria
 

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