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Lunedì 04 MARZO 2024
Ciao Antonio



Gentile direttore,
se n’è andato un uomo di grande intelligenza, acuto, a volte duro, ma equo. Ho conosciuto Antonio Panti negli anni ’80 alla scuola della Simg per animatori e ricercatori di medicina generale di Artimino. Da quel momento abbiamo sempre mantenuto i contatti.

Nel 1995, eletto segretario nazionale della Fimmg colmando il vuoto lasciato da Mario Boni, fu lui a presentarmi al congresso di Villasimius come candidato a entrare nel comitato direttivo dell’Enpam, per raccogliere il testimone previdenziale dello scomparso segretario.

È ad Antonio Panti che devo la visione globale del sistema, il concepire la previdenza come inscindibile dalla visione professionale, sindacale e ordinistica che lui incarnava.

Era molto sensibile ai temi dell’universalismo dell’accesso al Ssn e del fatto che si è tutti uguali di fronte alla malattia.

Il ricordo più struggente è legato all’ultima volta in cui l’ho sentito dopo il suo intervento. Da tracheotomizzato, raccontò clinicamente quello che aveva avuto, parlando con la voce di chi sapeva che si stava spegnendo.

“Abbiamo ancora bisogno di te, non sei clonabile”, gli avevo risposto. È lì che il discorso era virato sulla professione, sul Servizio sanitario nazionale e sul ruolo della professione medica e incredibilmente la voce gli si era riaccesa.

Aveva una passione per la medicina, la professione e l’etica che mi fa dire che se n’è andato un padre.

La medicina italiana perde la sua appassionata sensibilità e la sua lucida sapienza. Nei tempi moderni ci ha sempre indicato la via dell’essere medico. Dobbiamo agire per onorarne la traccia.

Alberto Oliveti
Presidente Enpam

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