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Mercoledì 02 OTTOBRE 2013
Crisi chiusa. Letta: “Chiedo fiducia per il bene degli italiani”. Serve una nuova Spending review. E alla fine Berlusconi cede e il Pdl vota sì

Fiducia al Senato con 235 sì e poi in serata anche alla Camera. Determinato ad andare avanti fino alla fine del semestre europeo a guida italiana. Ma anche fermo nel rivendicare che il suo “non è il governo del rinvio”. In arrivo una nuova spending review e sarà Cottarelli a guidarla. Ma la notizia del giorno diventa la "svolta" di Berlusconi che alla fine dà il suo appoggio al Governo. L'INTERVENTO AL SENATO. L'INTERVENTO ALLA CAMERA

“Signor Presidente, onorevoli senatori, nella vita delle Nazioni l'errore di non saper cogliere l'attimo può essere irreparabile. Sono le parole di Luigi Einaudi quelle che richiamo qui oggi. le richiamo qui in Parlamento, davanti al Paese, davanti a tutti voi, per venire subito al cuore della questione. L'Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, irrimediabile. Sventare questo rischio, cogliere o non cogliere l'attimo, dipende da noi, dipende dalle scelte che assumeremo in quest'Aula, dipende da un sì o da un no”.
 
In questo incipit del presidente del Consiglio Enrico Letta c’è tutto il senso del suo appello odierno al Parlamento (prima al Senato e poi alla Camera) per proseguire l’azione di Governo con un orizzonte che arrivi come minimo al semestre europeo a guida italiana (giugno-dicembre 2014), che per Letta è “un’occasione irripetibile”, anche perché sarà il primo semestre della nuova legislatura europea appena inaugurata con le elezioni del Parlamento europeo nel maggio prossimo. E il primo semestre di una legislatura volta alla "ripresa economica" e non avvitata nella recessione.
 
Un intervento, quello del premier, tutto incentrato sulle occasioni da non perdere. A partire dall’aggancio della ripresa economica ma anche, restando più alle cose politiche, da quella di dare una nuova stabilità al Governo del Paese.
“Se c’è stabilità c’è progresso”, ha detto Letta, ricordando la stagione dei governi degli anni del boom italiano contraddistinti da forte stabilità.
 
Ma l’altro filo rosso del suo intervento è stato quello di respingere l’accusa di essere un Governo del “rinvio”. “Abbiamo fatto moltissime cose e quando abbiamo deciso di rinviare lo abbiamo fatto per prenderci il tempo per trovare le soluzioni giuste”, ha sostanzialmente detto Letta.
 
La sanità non è mai stata citata. Mentre enfasi è stata data alla prossima Spending review che Letta ha detto di voler affidare a Carlo Cottarelli, l’attuale direttore del Dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario internazionale.
“Non esistono tagli di spesa facili – ha detto Letta - a meno che non s'intenda, ma sono certo che nessuno in quest'Aula lo voglia, procedere a colpi di tagli lineari. La revisione va dunque fatta con accortezza, attenzione, competenza, se otterremo la fiducia chiederemo al dottor Carlo Cottarelli di assumere il ruolo di commissario per la spending review. Crediamo sia possibile fare un'efficace azione di revisione della spesa nella pubblica amministrazione, assicurandone le funzioni fondamentali e tutelando le fasce più deboli della popolazione. “E d'altronde - lo voglio dire rivendicandone tutta la forza - in questo 2013, abbiamo realizzato finora 1.700 milioni di euro di riduzione della spesa pubblica. Cifre, fatti, non annunci!”, ha concluso su questo punto Letta.
 
E alla fine, dopo aver ricordato che “il mio Governo è nato in Parlamento e se deve morire morirà in Parlamento alla luce del sole”, Letta ha lanciato il suo appello per la fiducia: ““Mi appello oggi al Parlamento, mi appello al Parlamento tutto. Dateci fiducia per realizzare questi obiettivi; dateci fiducia per tutto ciò che si è fatto e si è impostato in questi pochi mesi, una fiducia che non è contro qualcuno. È una fiducia per l'Italia, una fiducia per le italiane e per gli italiani, una fiducia per tutti coloro che aspettano dal Parlamento, dalle istituzioni, dalla politica comportamenti, parole in base ai quali orientare le proprie scelte e su cui fondare ciò che abbiamo il dovere di restituire ai nostri figli: la speranza”.
 
Un discorso che alla fine, sotto la minaccia di una scissione del partito con più di 20 senatori del suo partito pronti a votare sì alla fiducia, ha convinto anche Silvio Berlusconi che, nella sorpresa generale del Senato, in un brevissimo intervento in Aula, annuncia la svolta: "Anche se non senza travaglio, voteremo la fiducia al Governo". 
 
E così il Governo Letta, a cinque mesi dalla prima fiducia, ottiene un nuovo mandato parlamentare per andare avanti.

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