quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 16 APRILE 2018
Bolzano. Nursing Up scrive all’assessore: “Il disagio degli infermieri alto-atesini è lo stesso di quello dei colleghi delle altre regioni italiane”

Nei giorni scorsi la direttrice tecnico-assistenziale dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige Marianne Siller che aveva criticato i dati forniti dal sindacato per descrivere la situazione degli infermieri in Alto Adige parlando di “informazioni deliberatamente non vere”. LA LETTERA

Anche se il contratto degli infermieri non li riguarda direttamente perché quello a cui fanno riferimento è il contratto in vigore nella Provincia Autonoma di Bolzano, gli infermieri residenti in Alto Adige hanno aderito allo sciopero nazionale dello scorso 23 febbraio e hanno dato segno di voler aderire anche ad un altro sciopero sempre nazionale, questa volta di 48 ore.
 
 
Le ragioni?
“Sono semplici e hanno a che fare con le caratteristiche intrinseche all’essere un “professionista sanitario” e alle condizioni del disagio con cui questi professionisti sono costretti a confrontarsi quotidianamente nella ns. Azienda Sanitaria, praticamente allo stesso modo che nel resto delle altre regioni italiane. Una causa tra tutte è la grave carenza del personale che è forte causa di demotivazione”.
 
È quanto afferma il Nursing un in una lettera aperta inviata all’assessora alla Salute Martha Stocker. Nella lettera il sindacato risponde alle critiche espresse nei giorni scorsi dalla direttrice tecnico-assistenziale dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige Marianne Siller che aveva criticato i dati forniti dal sindacato per descrivere la situazione degli infermieri in Alto Adige parlando di “informazioni deliberatamente non vere”.
 
Il sindacato, per bocca del consigliere referente regionale Massimo Ribetto ricorda come, in Alto Adige, da un lato “si investono milioni di euro nella Scuola Claudiana e in campagne pubblicitarie per reperire queste professionalità, ma dall’altra non si è ancora attivata nel rinnovare il contratto a queste professioni”.
 
Non solo: “un altro fattore e motivo per cui i professionisti alto-atesini hanno deciso di aderire agli scioperi nazionali indetti da Nursing Up è associato alla carenza di personale e alle condizioni di disagio che non sono molto diverse da quelle che sono costretti ad affrontare i colleghi del resto del Paese”.
 
“Organici non adeguati alle reali esigenze dei servizi che s’intendono erogare, aumento dei progetti aziendali a carico dei professionisti che si sommano all’attività istituzionale, budget a disposizione del personale sempre più stretti nel corso degli anni, sovraccarico e stress lavorativo che sfocia in demotivazione e frustrazione per non riuscire a garantire un’assistenza di qualità, insoddisfazione sul luogo di lavoro perché non vengono date delle risposte adeguate da parte della dirigenza e non si è spesso messi nella condizione di lavorare al meglio, burn – out, aumento delle dinamiche conflittuali tra gli operatori, aumento di attacchi al personale da parte di pazienti, talvolta anche fisici (fenomeno questo che si sta diffondendo in tutto il territorio nazionale, che mina la tranquillità degli operatori e per il quale sono in aumento studi per evitarlo), clima di lavoro demotivante che conducono i professionisti, in alcuni casi, a dimettersi anticipatamente e a cambiare lavoro”, conclude. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA