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QS Edizioni - sabato 27 aprile 2024

Lettere al Direttore - Abruzzo

Nuovo coronavirus, dagli animali all’uomo e viceversa, una storia in continua evoluzione

di Giovanni Di Guardo
Gentile Direttore,
come emerge da vari studi pubblicati su autorevoli riviste scientifiche, gatto, criceto, furetto, visone, tigre e leone rappresentano, unitamente al macaco e ad altri primati non umani, specie animali suscettibili nei confronti dell’infezione naturale e/o sperimentale da SARS-CoV-2, il famigerato coronavirus responsabile della CoViD-19. I gatti SARS-CoV-2-infetti sarebbero altresì in grado, analogamente a quanto accertato nella nostra specie, di trasmettere per via respiratoria il virus ad altri gatti posti a stretto contatto con essi.
 
In Olanda, ove l’infezione da SARS-CoV-2 è stata recentemente segnalata in diversi allevamenti di visoni, sarebbero stati parimenti osservati casi di CoViD-19 fra il personale dedito al mantenimento di questi animali. Visto e considerato che gli isolati virali identificati nei suddetti pazienti mostravano analogie di sequenza, in rapporto a quelli ottenuti dai visoni, ben più spiccate rispetto a quelle presenti negli isolati virali caratterizzati da altri individui CoViD-19-affetti residenti nella medesima area, appare plausibile che i primi abbiano potuto acquisire l’infezione dai visoni.

È di poche settimane fa, infine, la notizia di un cane SARS-CoV-2-infetto residente nello Stato della Carolina Settentrionale (USA) e deceduto a seguito di una grave crisi respiratoria, che l’animale avrebbe sviluppato dopo aver acquisito il virus dal suo proprietario, precedentemente risultato affetto da CoViD-19.
Tutto questo ci rimanda inevitabilmente al complesso ciclo naturale di un’infezione pandemica, quella da SARS-CoV-2 per l’appunto, che nei pipistrelli avrebbe trovato la propria culla d’origine, per poi trasferirsi (presumibilmente) ad un secondo “serbatoio” animale - a tutt’ oggi non ancora identificato con certezza - e di lì all’uomo, con ulteriori “passaggi” del virus dalla nostra specie a quelle citate in premessa. Il nuovo coronavirus si trova “in buona compagnia” da questo punto di vista, e non soltanto perché i suoi due “illustri” predecessori responsabili della SARS e della MERS hanno avuto una pressoché analoga origine (pipistrelli), ma anche e soprattutto perché il 70% e più delle “malattie infettive emergenti” riconoscerebbero una comprovata o sospetta origine animale.

Questioni complesse in definitiva, che devono esser necessariamente affrontate in un’ottica multidisciplinare e di One Health, un principio ed un concetto di fondamentale rilevanza quest’ultimo, secondo cui salute umana, animale ed ambientale sono indissolubilmente e reciprocamente interconnesse.
 
Giovanni Di Guardo
Docente di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria, Università degli Studi di Teramo, Facoltà di Medicina Veterinaria
1 settembre 2020
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