toggle menu
QS Edizioni - giovedì 9 maggio 2024

Cronache

Gaza, allarme imminente carestia nel nord della Striscia. Onu, Oms e Fao chiedono accesso immediato per fornire aiuti

immagine 19 marzo - Oltre 1 milione di persone a Gaza – metà della popolazione – hanno completamente esaurito le scorte di cibo. Stanno in pratica lottando per non morire di fame. La situazione è critica soprattutto al Nord. Il dato arriva dal nuovo rapporto IPC (Integrated Food Security Phase Classification) e l’Oms come questo “avrà effetti a lungo termine sulla vita e sulla salute delle persone”. Appello ad aprire più varchi e consentire l‘accesso immediato di aiuti urgenti.
La carestia è imminente nel nord della Striscia di Gaza. Nei due governatorati settentrionali, dove rimangono intrappolate circa 300.000 persone, si prevede che accadrà tra ora e maggio. La prima soglia di carestia relativa all’insicurezza alimentare acuta è già stata ampiamente superata, mentre la malnutrizione acuta tra i bambini al di sotto dei cinque anni sta procedendo a un ritmo record verso la seconda soglia di carestia. La mortalità non causata da traumi – l’indicatore finale di carestia – sta accelerando, ma i dati rimangono limitati, come è tipico nelle zone di guerra. A lanciare il nuovo allarme è l’Onu, riportando i dati dell’ultimo rapporto IPC (Integrated Food Security Phase Classification).

Secondo il nuovo rapporto, 1,1 milioni di persone a Gaza – metà della popolazione – hanno completamente esaurito le loro scorte di cibo e le loro capacità di fare fronte alla situazione. Stanno lottando contro una fame catastrofica (IPC Fase 5) e la morte per fame. Si tratta del numero più alto mai registrato dal sistema IPC.



“La gente a Gaza sta morendo di fame. La velocità con cui questa crisi di fame e malnutrizione provocata dall’uomo ha devastato Gaza è terrificante”, dichiara nella nota Cindy McCain, Direttrice Esecutiva del WFP (l’agenzia per il Programma alimentare mondiale dell’Onu).

Un quadro confermato dalla Fao: “Questa analisi aggiornata dell’IPC convalida ciò che tutti temevamo: un profondo e rapido deterioramento della situazione della sicurezza alimentare a Gaza. Metà della popolazione sta affrontando livelli catastrofici di insicurezza alimentare”, le parole del Direttore Generale Aggiunto della Fao, Beth Bechdol.

Il rapporto rileva una tendenza in forte aumento della malnutrizione nella Striscia di Gaza, dove la malnutrizione acuta era inferiore all’1% prima dell’escalation dei combattimenti cinque mesi fa. La situazione non risparmia i bambini: “Prima delle ostilità lo 0,8% dei bambini sotto i 5 anni era gravemente malnutrito. Il rapporto odierno mostra che a febbraio nei governatorati settentrionali tale quota è compresa tra il 12,4 e il 16,5%”, spiega l’Oms, che sottolinea come “la situazione attuale avrà effetti a lungo termine sulla vita e sulla salute di migliaia di persone”. La malnutrizione, infatti, “rende le persone più vulnerabili ad ammalarsi gravemente, ad avere una guarigione lenta o a morire quando vengono infettate da una malattia. Gli effetti a lungo termine della malnutrizione, del basso consumo di alimenti ricchi di sostanze nutritive, delle infezioni ripetute e della mancanza di servizi igienico-sanitari rallentano la crescita complessiva dei bambini. Ciò compromette la salute e il benessere di un’intera generazione futura”.

Il rapporto sottolinea pure come la carestia – anche nel nord di Gaza – possa essere fermata se viene facilitato il pieno accesso alle organizzazioni umanitarie per fornire cibo, acqua, prodotti nutrizionali, medicine, servizi sanitari e igienico-sanitari, su larga scala, all’intera popolazione civile.

“Ci rimane ancora una finestra molto piccola per prevenire una vera e propria carestia e per farlo abbiamo bisogno di un accesso immediato e completo al nord. Se aspettiamo l’allarme carestia, sarà troppo tardi. Altre migliaia di persone moriranno”, dice Cindy McCain, Direttrice Esecutiva del WFP.

“Come FAO, è fondamentale concentrarsi su tutto ciò che riguarda il mantenimento in vita del bestiame, ovvero garantire l’accesso al latte soprattutto ai bambini malnutriti o a rischio di malnutrizione. Inoltre, le persone hanno bisogno di accedere a cibi e verdure nutrienti”, aggiunge il Direttore della FAO per le Emergenze e la Resilienza, Rein Paulsen.

Ma perché ciò sia possibile, è necessario un cessate il fuoco umanitario.

Il WFP stima che servano almeno 300 camion al giorno che entrino a Gaza e distribuiscano cibo semplicemente per soddisfare i bisogni alimentari di base, soprattutto nel nord. Dall’inizio dell’anno, il WFP fa sapere di essere riuscito a far arrivare solo nove convogli al nord. L’ultimo di questi, domenica notte, era composto da 18 camion carichi di forniture alimentari consegnate dal WFP a Gaza City. Il convoglio, il secondo ad utilizzare un percorso coordinato verso Gaza City e il nord, ha consegnato circa 274 tonnellate di farina di frumento, pacchi alimentari e razioni pronte all’uso.

Questo percorso, è l'appello del WFP, deve essere reso disponibile per i convogli giornalieri e per un accesso sicuro al nord. Ma l’invio degli aiuti nel nord di Gaza non è semplice: necessita dell’approvazione quotidiana delle autorità israeliane; durante le lunghe attese al checkpoint di Wadi Gaza, i convogli di camion subiscono saccheggi e vengono spesso respinti. Se riescono a passare, c’è il rischio elevato di ulteriori saccheggi lungo il difficile percorso verso nord.
“Il WFP e i nostri partner hanno scorte di cibo pronte, al confine e nella regione, per nutrire tutti i 2,2 milioni di persone nella Striscia di Gaza, ma far arrivare il cibo a Gaza e movimenarlo all’interno della Striscia è come cercare di districarsi in un labirinto, con ostacoli ad ogni angolo”, ha spiegato Carl Skau, Vicedirettore esecutivo e direttore operativo del WFP. “I complicati controlli alle frontiere, insieme alle forti tensioni e la disperazione all’interno di Gaza, rendono quasi impossibile fare arrivare le forniture alimentari alle persone bisognose, in particolare nel nord. Ma la consegna di 18 camion di cibo domenica dimostra che è possibile farlo. Questo non può essere un caso isolato, ma deve essere un sistema sostenuto, regolare e su vasta scala per sostenere chi ha bisogno”.

È “vitale” che un accesso via terra sostenibile – sia per Gaza che all’interno della Striscia –perché “altre opzioni, come i lanci aerei, non possono fornire il volume di aiuti urgentemente necessari per scongiurare una carestia imminente”.

Una situazione confermata dall’Oms, che riferisce come siano state condotte numerose missioni ad alto rischio per fornire medicinali, carburante e cibo agli operatori sanitari e ai loro pazienti, “ma le nostre richieste di consegna di forniture sono spesso bloccate o rifiutate. Strade danneggiate e continui combattimenti, anche all’interno e in prossimità degli ospedali, fanno sì che le consegne siano poche e lente. Il rapporto dell’IPC conferma ciò che noi, i nostri partner delle Nazioni Unite e le organizzazioni non governative (ONG) stiamo assistendo e segnalando da mesi. Quando le nostre missioni raggiungono gli ospedali, incontriamo operatori sanitari esausti e affamati che ci chiedono cibo e acqua. Vediamo pazienti che cercano di riprendersi da interventi chirurgici salvavita e perdite di arti, o malati di cancro o diabete, madri che hanno appena partorito o neonati, tutti affetti dalla fame e dalle malattie che la perseguitano”.

L’OMS, in qualità di partner del Nutrition Cluster, sta attualmente sostenendo un centro di stabilizzazione nutrizionale a Rafah per curare i bambini affetti da malnutrizione acuta grave con complicazioni mediche, che sono a più alto rischio di morte imminente se non trattati urgentemente. “Stiamo sostenendo la creazione di due ulteriori centri: uno nel nord di Gaza presso l’ospedale Kamal Adwan e uno presso l’ospedale da campo dell’International Medical Corps a Rafah. L’OMS sta sostenendo i reparti pediatrici degli ospedali di Al-Aqsa e Al-Najjar attraverso la fornitura di forniture nutrizionali e medicinali, nonché la formazione del personale medico e la promozione di pratiche appropriate per l’alimentazione di neonati e bambini piccoli, compreso l’allattamento al seno. L’OMS ha formato gli operatori sanitari su come riconoscere e trattare la malnutrizione con complicanze e sostiene gli ospedali e i centri con forniture mediche per i bambini in cura”. Ma “è necessario aggiungere ulteriori centri di nutrizione e stabilizzazione in tutti gli ospedali chiave di Gaza”.

Si rinnovano, dunque, gli appelli a Israele di aprire più valichi e accelerare l’ingresso e la consegna di acqua, cibo, forniture mediche e altri aiuti umanitari dentro e all’interno di Gaza. “In quanto forza occupante, è loro responsabilità, ai sensi del diritto internazionale, consentire il passaggio delle forniture, compreso il cibo. Il momento di agire è adesso”, il richiamo dell’Oms.
19 marzo 2024
© QS Edizioni - Riproduzione riservata