“Noi non lasceremo solo chi soffre di un disturbo alimentare, chiediamo al Governo di fare altrettanto. Nonostante i tagli inseriti nella legge di bilancio, la Regione si impegna a garantire la cura di queste persone”. Così l’assessore alle Politiche per la salute dell'Emilia-Romagna,
Raffaele Donini, rassicura, in una nota, i pazienti e i loro familiari, preoccupati dalle voci di chiusura dei centri che si occupano di queste patologie a seguito dell’assenza di finanziamenti,
nella recentemente manovra del Governo Meloni, del Fondo per il contrasto dei disturbi per il contrasto dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, istituito con la Legge di bilancio del 30 dicembre 2021 (
comma 688), nelle more dell’aggiornamento dei Lea, e finanziato con 25 milioni in due anni (15 milioni nell’anno 2022 e 10 milioni nel 2023).
“La nostra rete di assistenza e cura non subirà riduzioni”, assicura Donini, secondo il quale “resta tuttavia un serio problema che proporrò di affrontare in Commissione nazionale salute della Conferenza Stato-Regioni: lo Stato non può abbandonare questi cittadini lasciando completamente sulle spalle delle Regioni l’onere delle cure. Solo per l’Emilia-Romagna parliamo di oltre duemila persone, tra cui minori che possono rischiare la vita. Abbiamo sul nostro territorio il 18% delle strutture pubbliche nazionali per la cura dei disturbi alimentari, non possiamo accettare che si disperda questo patrimonio. E per altre regioni meno strutturate i tagli avrebbero conseguenze anche peggiori”.
I numero di persone che soffrono di questi disturbi fa, peraltro, registrare un trend in crescita: nel 2021 l’Emilia-Romagna ha preso in carico, per la precisione, 2008 pazienti, il 27,5% in più rispetto all’anno precedente. Grazie al Fondo per il contrasto dei DNA, la Regione poteva contare su 1,8 milioni di euro per finanziare i servizi a favore di questi cittadini. “Questi fondi – spiega la Regione nella nota - hanno consentito di stabilizzare e consolidare il modello organizzativo della rete ambulatoriale basato sull’équipe multidisciplinare, sostenere la definizione, la pubblicazione e l’implementazione del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) DNA in ogni Azienda USL, attuare trattamenti di cura basati sulle evidenze scientifiche. Non solo: la Regione ha potuto applicare gli standard di riferimento per le Unità di ricovero ospedaliero metabolico-nutrizionale urgente in degenza ordinaria, realizzare una formazione regionale co-progettata dall’Università degli Studi di Bologna, garantire interventi a supporto delle famiglie”.
Anziché permettere di consolidare le risorse specializzate e competenti dedicate al trattamento dei DNA per garantire la tempestività e la continuità delle cure, il mancato rifinanziamento avrà, sottolinea la Regione, “conseguenze significativamente negative. Non curarsi, interrompere le cure o ricorrere a cure non adeguate può infatti condurre ad un peggioramento della prognosi e all’aumento del rischio di cronicizzazione. La riduzione delle risorse necessarie diminuirebbe infatti l’efficacia del trattamento ambulatoriale con il successivo maggiore ricorso ai ricoveri ospedalieri o a trattamenti riabilitativi più intensivi che presentano un costo molto elevato per il Servizio Sanitario Nazionale”.