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QS Edizioni - domenica 26 maggio 2024

Gli oftalmologi della Soi chiedono tamponi a tutti i pazienti che entrano in ospedali e studi medici

5 maggio - “A causa dell’emergenza Covid19, un grande numero di pazienti affetti da disturbi e malattie visive non ha più avuto accesso alle visite medico oculistiche e alle terapie salvavista in quanto ridotte o sospese in quasi tutti gli ospedali. La gravità di questo dato è stata amplificata dal fatto che per paura di essere contagiati moltissimi pazienti hanno interrotto le cure in atto e non si sono più recati a visita negli ambulatori e negli studi professionali, senza avere piena consapevolezza delle conseguenze. In assenza di visite e dei necessari interventi, questi pazienti rischiano infatti danni permanenti alla vista”. A lanciare l’allarme è la SOI, Società Oftalmologica Italiana, che, per la Fase2, ha elaborato delle linee guida che tutelano tutti i soggetti interessati, dal medico al personale sanitario e amministrativo fino allo stesso paziente.
 
“Da settimane, per paura del contagio, i pazienti evitano di recarsi in Ospedale e soprattutto in Pronto Soccorso e negli ambulatori privati – sottolinea Matteo Piovella, Presidente SOI - In tal senso è sufficiente considerare il dato statistico che evidenzia un calo del 90% dei distacchi di retina registrati in Pronto Soccorso. Purtroppo in molti casi i pazienti non sono in grado di rendersi conto della presenza di una patologia capace di danneggiare la vista  e in assenza di visite e dei necessari interventi, sviluppa danni permanenti alla vista”.
 
“Oggi i Pronto Soccorso Ospedalieri svolgono una funzione di smistamento per l’ambulatorio o il reparto di oculistica. Utilizzare la dizione Urgenze o Emergenze induce i pazienti oculistici a non sottoporsi ai controlli e alle visite mediche oculistiche necessarie – si legge del documento -. Sarebbe più attinente parlare di prestazioni necessarie e non differibili”.
 
“Va aggiunto – spiega Piovella - che solo il 28% dei 7mila Medici Oculisti Italiani sono dipendenti del SSN. Oggi i 7mila medici oculisti effettuano ogni anno 15 milioni di visite oculistiche e oltre un milione di interventi chirurgici salva vista. Questo evidenzia che la maggioranza delle visite oculistiche si svolge al di fuori del SSN, così come il 25% degli interventi chirurgici salva vista. Purtroppo l’emergenza Covid19 ha accentuato la resistenza dei pazienti nel frequentare studi medici o ambulatori chirurgici non protetti dal contagio. Questo ha ingenerato la convinzione in molti pazienti di non poter accedere agli studi o ambulatori dei medici oculisti anche per gravi patologie oculari a salvaguardia della loro stessa vita”.
 
 
“Nella Fase 2 – sottolinea la Soi - si punta però a una riorganizzazione dell’attività assistenziale, proprio per non lasciare i pazienti senza cure. Per questo nel documento SOI sono contenute anche una serie di raccomandazioni per esercitare l’attività in completa sicurezza.  Tali linee guida prevedono l’individuazione dei pazienti potenzialmente contagiosi in modo da informarli dell’impossibilità d’accesso allo studio medico o all’ambulatorio chirurgico attraverso  specifiche domande di selezione attuate per telefono prima dell’acceso diretto, un’informativa sui dispositivi di protezione individuali necessari per l’accesso allo studio, la sottoscrizione di un’autocertificazione di conformità a quanto dichiarato nel questionario, il rispetto delle norme di distanziamento, la riduzione e la programmazione delle visite e degli interventi chirurgici in modo da evitare situazioni non compatibili con il rispetto delle norme di distanziamento, la frequente e continua sanificazione dell’ambiente e delle apparecchiature tra un paziente ed il successivo. Inoltre in tutte  le  fasi  della  visita  dove  la  distanza  tra  paziente  e  operatore  risulta inferiore  a  1  metro  si prevede che il  paziente rimanga in silenzio per contenere l’espulsione di droplets”.
 
Oggi, all’avvio della cosiddetta ”Fase 2”, SOI accoglie “con favore la notizia che molti Ospedali del SSN, anche per evitare problematiche di natura legale, abbiano introdotto l’obbligo di esecuzione di tampone per i pazienti   da  sottoporre  a  chirurgia  oculistica  e  a  terapia  intravitreale”. 
 
Al riguardo il Presidente Piovella considera la richiesta di tampone “come la  naturale evoluzione delle succitate linee guida” e che “le motivazioni per l’applicazione del tampone ai pazienti che si sottopongono a intervento chirurgico siano logicamente valide ed applicabili anche per i pazienti che devono sottoporsi a visite o esami in qualunque ambito” anche considerato che “il 70% dell’attività oculistica avviene al di fuori del Sistema Sanitario Nazionale”.
 
“E’ necessario - conclude Piovella - che in questa fase di ripartenza i pazienti e la stessa popolazione siano messi in grado di conoscere il loro effettivo stato di salute che non può prescindere dalla loro eventuale contagiosità, in modo da supportare e non vanificare tutti gli sforzi che ad ogni livello sono stati messi in campo per tentare di fronteggiare l’emergenza”.
5 maggio 2020
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