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QS Edizioni - lunedì 20 maggio 2024

Lettere al Direttore

Posti letto, cosa ci dice il confronto con il resto d'Europa 

di Carlo Zocchetti 
immagine 8 maggio - Gentile Direttore,
si sono succeduti in questo periodo su QS alcuni interventi che hanno messo a fuoco il tema dei posti letto ospedalieri. Mi sembra utile, per allargare lo sguardo e fornire ulteriori elementi alla discussione, provare a vedere cosa è successo in Europa nell’ultimo decennio (2011-2021), per capire se quanto si sta verificando nel nostro paese è peculiare dell’Italia ovvero si sposa (e in che modo) con ciò che sta avvenendo in altre nazioni.

Sfruttando i dati OCSE, ed in particolare quanto pubblicato sul volume “Health at a glance 2023. OECD indicators” è possibile costruire la tabella che segue, ed interpretare le variazioni che sono intervenute in alcuni indicatori dell’attività ospedaliera: il numero di posti letto ospedalieri ogni 1.000 abitanti, la percentuale di occupazione dei posti letto (giornate di degenza / letti x 365), il tasso di ricovero ogni 1.000 abitanti (calcolato alla dimissione), e la durata media dei ricoveri (in giorni).

Rimandando all’allegato per una descrizione di dettaglio sia dei risultati della analisi condotta che delle attenzioni e dei caveat che occorre adottare in questo tipo di valutazioni, in sintesi si può dire che in Europa tra il 2011 ed il 2021 è diminuito il numero di posti letto x 1.000 abitanti da 4,8 a 4,3 in media, diminuzione che ha interessato tutte le nazioni ad esclusione di Bulgaria, Portogallo, Romania, e Turchia (dove i posti letto sono invece aumentati); è diminuito il tasso di occupazione dei posti letto passando in media dal 76,7% al 69,8%, con una diminuzione che ha interessato senza eccezioni tutte le nazioni, chi di più della media (Ungheria, Lituania, Repubblica Ceca, …) e chi di meno (Portogallo, Irlanda, Francia, …); il tasso di ricovero (alla dimissione) è passato da 156,3 x 1.000 ab. a 130,5 x 1.000, perdendo così 25,8 ricoveri ogni 1.000 abitanti, e se si esclude la Bulgaria, che pur partendo da un tasso di ricovero già molto alto nel 2011 (266,9) lo ha ulteriormente aumentato (+25,8), tutte le altre nazioni lo hanno diminuito; infine, la durata media della degenza nell’insieme delle nazioni valutate è passata dagli 8 giorni del 2011 ai 7,7 del 2021, è l’indicatore che ha presentato la maggiore variabilità di andamento, con 12 nazioni che si sono comportate come la media ma con una maggiore riduzione della durata, 6 nazioni che hanno seguito l’andamento in riduzione ma con minore forza, e le altre 11 che hanno invece aumentato la durata della degenza.

In questo contesto generale, la diminuzione di letti osservata nel decennio in Italia (-0,4 x 1.000 ab.) appare in linea con la tendenza generale anche se è appena al di sotto del valore medio (-0,5 x 1.000 ab.); anche per il tasso di occupazione dei letti (come per la sua variazione nel decennio) l’Italia nel 2021 (71,3%) si presenta in linea con la media (69,8%); per il tasso di ricovero l’Italia ha registrato un valore di riduzione (-32,3 x 1.000 ab) leggermente superiore alla media (-25,8); infine, l’Italia (+0,5 giorni), insieme al Portogallo (+0,6) ed all’Austria (+0,7), appartiene al gruppo di nazioni che più hanno aumentato la durata della degenza.

Tabella. Numero di posti letto ospedalieri ogni 1.000 abitanti, percentuale di occupazione dei posti letto, tasso di ricovero ogni 1.000 abitanti, durata media dei ricoveri (giorni). Dati delle nazioni europee 2011, 2021 e loro differenza. Fonte: “Health at a glance 2023, OECD indicators”.


Se diamo fiducia agli indicatori esaminati, sia quanto a confrontabilità tra le diverse nazioni sia quanto a rappresentatività (comunque inevitabilmente parziale dato il loro limitato numero) della attività ospedaliera, dobbiamo concludere che quello che è successo tra il 2011 ed il 2021 nel nostro paese non si discosta in maniera rilevante da ciò che è successo nella media del nostro continente, nei confronti del quale non solo ne ha seguito gli andamenti ma li ha anche riprodotti in valore. L’unica indicazione in controcorrente riguarda la durata della degenza, dove il nostro paese (non da solo ma in compagnia di altre 10 nazioni) risulta tra quelli che di più hanno aumentato la durata media dei ricoveri quando invece la maggioranza delle altre nazioni si è comportata all’opposto riducendo (chi di più e chi di meno) questa durata.

La riduzione dei posti letto, la riduzione dei ricoveri, ed anche la riduzione del tasso di occupazione, non sono pertanto fenomeni tipici o caratteristici del nostro paese ma rappresentano quello che sta succedendo, con forza diversa nelle singole nazioni, in tutta Europa: i cambiamenti che sono avvenuti in Italia in questo decennio non possono quindi essere letti come una valutazione negativa del servizio sanitario nazionale ma si devono inquadrare nel generale cambiamento della attività ospedaliera che è in corso, cambiamento che trova la sua ragione più in generale nel cambio di domanda di ricovero a seguito delle trasformazioni che stanno interessando a tutti i livelli il mondo della sanità.

Distinti saluti.

Carlo Zocchetti

Ricerche e Studi in Sanità e Salute sas (Gallarate, VA)
8 maggio 2024
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