“Non avevo nessuna intenzione di rientrare in un ambito istituzionale. Mi ha convinto il presidente Fontana. Amo profondamente la mia regione - e quindi mi è sembrato giusto non tirarmi indietro in un momento così critico”. Così
Letizia Moratti, ex sindaco di Milano, e nuovo assessore al Welfare al posto di
Giulio Gallera, spiega la ragioni che l'hanno spinta ad entrare in Giunta.
Intervistata da Fabio Fazio a Che tempo che fa, ieri sera su Rai Tre, Moratti ha parlato della Lombardia come di “una Regione sempre all’avanguardia”. Quindi, ha voluto precisare, “quando si parla di rilancio lo si fa proposito di una regione che è già alla testa del Paese come produzione di Pil, di ricchezza e occupazione”.
Una Regione che ha però bisogno di qualche cambiamento anche sulla gestione sanitaria. “Il modello della sanità lombarda - ha detto Moratti - è stato rivisto con la legge Maroni, la legge 23/2015. Adesso va fatta una revisione perché sono scaduti i 5 anni rispetto ai quali era prevista appunto una revisione. La Lombardia ha puntato in maniera significativa sulla parte ospedaliera. Quello che nell'ambito della riforma della legge Maroni va fatto è un riequilibrio, in modo tale che ci sia una maggiore territorialità, maggiore vicinanza ai cittadini nei presidi e nei posti dove poi vengono erogati i servizi, in maniera particolare quei servizi che non richiedono gli ospedali ma che richiedono comunque una cura alla persona». «Sarà una delle mie priorità - ha aggiunto il neo assessore - insieme alla Giunta e in un leale confronto con il Consiglio, tra maggioranza e opposizione”.
Quanto alla campagna vaccinale covid, Moratti ha espresso l’intenzione di incontrare a breve "tutti i direttori generali delle Ats e delle Asst per fare in modo che la vaccinazione in Lombardia sia una vaccinazione molto più accelerata e più ampia di quella che è prevista, sulla base delle dosi che ci vengono date dal ministero e sulla base della capacità della nostra rete”.
Per il neo assessore, in merito alla campagna vanno poi fatte due riflessioni:“Credo che si potrà ragionare con il ministero e con il commissario
Domenico Arcuri per capire se la definizione della quantità di dosi per Regioni in base alla popolazione sia corretto e se serva tenere in considerazione altri parametri”. “Quanto al problema della distribuzione del vaccino prettamente a livello regionale - ha spiegato - mi permetto di non essere così ottimista come il ministro
Roberto Speranza. Ho sentito che ha una grande fiducia in tutto il personale medico. Anch’io ho una grandissima fiducia nel personale medico ma credo che vada veramente incoraggiato a somministrare i vaccini, e vadano scoraggiati quegli esempi che non lo fanno, che ci sono, anche se sono minoritari”.