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QS Edizioni - sabato 27 aprile 2024

Scienza e Farmaci

Ictus. Negli ultimi 20 anni insorgenza a età più avanzata e in forme più lievi

di Lisa Rapaport
immagine 11 gennaio - Uno studio giapponese ha rilevato che negli ultimi 20 anni si è assistito a un aumento dell’età a cui insorge un ictus e, contemporaneamente, al suo manifestarsi in forme più lievi. Lo studio ha preso in considerazione i dati relativi a oltre 180 mila pazienti. 
(Reuters) – Secondo uno studio giapponese, negli ultimi due decenni l’insorgenza di un ictus si è mediamente verificata a età più avanzate e in forma più lieve per entrambi i sessi, sia per quanto riguarda l’ictus ischemico, sia per quello emorragico.
 
I ricercatori – guidati da Kazunori Toyoda del National Cerebral and Cardiovascular Center di Suita, ad Osaka – hanno esaminato le schede della Japan Stroke Data Bank relative a 183.080 pazienti che hanno sviluppato ictus acuto tra il 2000 e il 2019.
 
Gli studiosi hanno valutato l’iniziale severità dell’ictus in base alla National Institutes of Health Stroke Scale per ictus ischemico ed emorragia intracerebrale e alla classificazione della World Federation of Neurological Surgeons per emorragia subaracnoidea. I sintomi alla dimissione sono stati valutati sulla base dei punteggi sulla Rankin Scale modificata e sono stati considerati “favorevoli” con punteggi da 0 a 2 e “infausti” con punteggi da 5 a 6.
 
Nel complesso, lo studio ha incluso 135.266 pazienti con ictus ischemico, 36.014 con emorragia intracerebrale e 11.800 con emorragia subaracnoidea. Durante il periodo di studio, l’età mediana all’insorgenza è aumentata per tutti e tre i tipi di ictus e la gravità basata sui punteggi della National Institutes of Health Stroke Scale e della World Federation of Neurological Surgeons è calata.
 
Con gli ictus emorragici, la percentuale di pazienti con esiti favorevoli non è significativamente aumentata nel tempo. Tuttavia, gli esiti infausti e i decessi in ospedale sono calati in entrambi i sessi. In particolare, per quanto riguarda l’emorragia intracerebrale, lo studio ha riscontrato un calo degli esiti favorevoli in entrambi i sessi e una diminuzione degli esiti infausti e dei decessi solo nelle donne.
 
Nei casi di emorragia subaracnoidea l’analisi non ha riscontrato variazioni significative nella percentuale di esiti favorevoli, ma ha evidenziato una riduzione nella percentuale di pazienti di entrambi i sessi deceduti o con esiti infausti.
Con l’ictus ischemico, la percentuale di donne con punteggi che indicavano esiti favorevoli è aumentata nel tempo nell’analisi aggiustata per età, mentre i punteggi sono leggermente cambiati per gli uomini. Dopo l’aggiustamento in relazione alla terapia di riperfusione, tuttavia, non è più emerso un cambiamento significativo dei punteggi nelle donne o negli uomini.
 
“Non abbiamo ancora ottenuto strategie terapeutiche acute decisamente efficaci per gli ictus emorragici con la stessa potenza della terapia di riperfusione per l’ictus ischemico”, ha proseguito.
Un limite dello studio è il fatto che diverse sedi incluse nel registro si sono aggiunte o hanno abbandonato durante il periodo di studio, osservano i ricercatori. Un altro lato negativo è il fatto.
 
Fonte: JAMA Neurology

Lisa Rapaport

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
11 gennaio 2022
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