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QS Edizioni - sabato 18 maggio 2024

Associazione Antea: “L’hospice non è un luogo per morire o per l'eutanasia. Doveva essere attivato prima, non ora”

27 luglio - “Il drammatico caso di Charlie Gard, il bambino inglese affetto da sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, si avvia a conclusione con un ricovero  in hospice. Questo trasferimento sarebbe stato senza dubbio più appropriato nel momento della comunicazione di prognosi infausta, mentre ora rappresenta solo una scelta sbagliata che ripropone una visione superficiale e  profondamente errata del ruolo e della missione  di queste strutture”. Ad affermarlo, in una nota, Giuseppe Casale, Coordinatore sanitario e sceintifico Hospice Antea.

Questo perché l’hospice, evidenzia Casale, “non è un luogo dove si va a morire e non è un luogo per praticare l’eutanasia. L’hospice è l’opposto di tutto questo. E’ infatti una struttura che garantisce assistenza e cure adeguate affinché i malati terminali abbiano una migliore qualità di vita, senza sofferenza  e dunque con una qualità tale da essere vissuta con pienezza e dignità. Un luogo in cui viene posta attenzione massima alla famiglia per evitare il senso di abbandono e, al contempo, fornire risposte ai loro dubbi e ai loro bisogni che non siano solo tecnicismi, ma una mano tesa che li aiuti a vivere un momento così drammatico”.

Per Casale è “necessario sottolineare le reali specificità degli hospice per non tornare indietro proprio ora che sta migliorando il corretto uso di queste strutture con richieste di assistenza non solo negli ultimi giorni di vita”.
 
27 luglio 2017
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