“Un mese di guerra ha avuto un impatto devastante sul sistema sanitario ucraino, ha gravemente limitato l'accesso ai servizi e ha innescato un urgente bisogno di curare lesioni traumatiche e condizioni croniche. Le infrastrutture sanitarie distrutte e le catene di forniture mediche interrotte ora rappresentano una grave minaccia per milioni di persone”. A dirlo è l’Oms Europa, in un comunicato per fare il punto sulla situazione sanitaria in Ucraina a 28 giorni dall’invasione da parte della Russia.
A mettere a rischio la vita delle persone, oltre il rischio di finire sotto il tiro dei soldati, c’è la difficoltà ad accedere ai servizi sanitari e ai farmaci. Circa la metà farmacie, riferisce l’Oms, sarebbero ormai chiuse. Almeno 1.000 strutture sanitarie si trovano sulla linea di fuoco (64 sono già stati colpiti) o in aree sotto controllo russo, dunque accedervi, per gli ucraini, è difficile. Gli ospedali, inoltre, sono concentrati sulla cura dei feriti di guerra, “questo a discapito dei servizi essenziali e dell'assistenza sanitaria di base”, osserva l’Oms.
La conseguenza di tutto questo è che “i trattamenti delle malattie croniche sono quasi interrotti”. Anche la vaccinazione contro il Covid-19 e le vaccinazioni di routine si sono fermate.
L’Oms torna quindi a condannare “con fermezza” gli attacchi ai centri di assistenza sanitaria: “Sono una violazione del diritto umanitario internazionale, una tattica di guerra inquietante comune: distruggono le infrastrutture critiche, ma peggio ancora, distruggono la speranza”, ha affermato
Jarno Habicht, rappresentante dell’Oms in Ucraina. “L'assistenza sanitaria non è - e non dovrebbe mai essere - un obiettivo”.
Per sostenere l’assistenza agli ucraini, l’Oms ha aperto un hub operativo a Rzeszów, in Polonia, e programmato una serie di forniture di materiale chirurgico e farmaci all’interno del Paese.