“Il corto circuito tra indagato, imputato e condannato nei confronti dei medici coinvolti nei casi di vera o presunta malasanità è una attrazione irresistibile per giornali e giornalisti. Ed anche un direttore generale di lungo corso come quello del Policlinico Tor Vergata non è riuscito a sottrarsi al colpo di teatro dell’annuncio in diretta TV della punizione del reo”. Parole di Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao-Assomed che critica il processo mediatico scatenatosi intorno al caso.
“La sospensione – prosegue Troise - dal servizio del medico coinvolto nella procedura che ha portato alla morte una bambina a scopo cautelare, per evitare cioè la reiterazione del reato, soddisfa la sete giustizialista, ma non quella della verità”.
“La caccia al medico – specifica - si alimenta del rifiuto di accettare che in medicina non esistono procedure di routine a rischio zero e di ammettere che non tutti gli eventi avversi sono riconducibili alla categoria dell’errore. E così tutti pensano di salvarsi la coscienza attraverso processi mediatici condotti prima e al di fuori dei luoghi deputati. E la presunzione di innocenza che si invoca per tutti i politici, si sa, non vale per i medici”.
“L’Anaao Assomed – conclude - è vicina all’immenso dolore di chi è colpito così duramente, senza dimenticare quanti, tutti i giorni e tutte le notti dell’anno, sono impegnati in un lavoro sempre più gravoso e rischioso per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, siano di routine o no”.