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QS Edizioni - venerdì 3 maggio 2024

Cronache

Stamina. Il Csm archivia la pratica. A sollevare la questione era stato l'assessore lombardo Mantovani

di Stefano A. Inglese
immagine 17 luglio - Nell'esposto presentato nell'aprile 2014 Mantovani manifestava dubbi su provvedimenti in opposta direzione emessi dalla autorità giudiziaria. Per l'assessore "la Lombardia ha affrontato con responsabilità anche i passaggi più controversi” di una vicenda dove “purtroppo l'emotività ha talvolta prevalso sulle evidenze scientifiche”.
Il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) ha approvato all'unanimità, su proposta della prima commissione, l'archiviazione della pratica sul caso Stamina. Il fascicolo era stato aperto a seguito dell'esposto presentato nell'aprile 2014 dall'assessore alla Salute della Regione Lombardia Mario Mantovani che manifestava dubbi su provvedimenti in opposta direzione emessi dalla autorità giudiziaria. All'esposto di Mantovani ne erano seguiti numerosi altri.

La prima commissione del Csm, come ha spiegato in plenum la presidente Paola Balducci, ha evidenziato che "nel caso di specie si è trattato di questioni interpretative su profili esclusivamente tecnici" e che non ricorrono le condizioni per un intervento. Posizione che il plenum ha fatto propria.
 
“Soddisfazione” per il pronunciamento definitivo del Csm è stato espresso da Mantovani, che in una nota evidenzia come “anche su questo fronte così delicato Regione Lombardia ha dunque dato prova di aver affrontato con responsabilità anche i passaggi più controversi di tale vicenda, sollecitando le autorità ad affrontare quel cortocircuito tra Procure che rischiava di amplificare confusione e difficoltà tra famiglie, medici ed Istituzioni”. Nell’esposto Mantovani invocava infatti "l'adozione di un atteggiamento univoco e condiviso da parte della magistratura".
 
“Ricordo – ha spiegato Mantovani nella nota - il paradosso cui eravamo costretti ad assistere in quelle settimane. Da una parte apprendevamo sui giornali di indagini in corso da parte della Magistratura di Torino che mettevano fortemente in dubbio la validità scientifica e terapeutica delle applicazioni in essere presso gli Spedali Civili di Brescia; dall'altro lato eravamo costretti a dare invece seguito alle decisioni di vari giudici che imponevano con sentenza l'infusione di cellule staminali".
 
Da parte della Regione Lombardia, ha voluto evidenziare l’assessore, “c’è stata da sempre una posizione di equilibrio e allo stesso tempo di impulso e stimolo rispetto a quei soggetti istituzionalmente preposti a dire l'ultima parola. Equilibrio perché a fronte delle pronunzie da parte dei Tribunali, Regione Lombardia è stata tra i primi a parlare, non a caso, di ‘cortocircuito giudiziario’. Con la consueta trasparenza abbiamo dunque voluto affrontare anche questo passaggio così delicato, consapevoli che solo nella collaborazione tra istituzioni potesse emergere un metodo utile per affrontare una vicenda dove purtroppo l'emotività ha talvolta prevalso sulle evidenze scientifiche, anche con responsabilità della politica e di parte del mondo dell'informazione".
17 luglio 2015
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