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QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Cronache

Tbc: scacco alla malattia in sette mosse

immagine 23 marzo - Le sette linee di azione per combattere la patologia sono contenute nel Ddl Marino presentato oggi a Roma alla prima edizione degli Stati Generali della Tubercolosi indetti dalla Federazione italiana contro le malattie polmonari sociali e la tubercolosi, Stop Tb Italia e Lilly Mdr-TB Partnership. Illustrato anche un protocollo per garantire al malato il trattamento più efficace
Attivare percorsi formativi per gli operatori sanitari e ottimizzare l’organizzazione dei laboratori per ridurre il ritardo diagnostico, prevedere percorsi facilitati per gli immigrati contagiati e malati, produrre in Italia farmaci efficaci e favorirne l’arrivo dall’estero. E ancora, informare l’opinione pubblica sulle forme resistenti, implementare monitoraggio e sorveglianza obbligatori, promuovere la collaborazione internazionale.
Sono queste le sette linee di azione contenute nel disegno di legge del senatore Ignazio Marino depositato ieri, e presentato oggi a Roma in occasione degli Stati Generali della Tubercolosi, indetti per la prima volta dalla Federazione italiana contro le malattie polmonari sociali e la tubercolosi (Fimpst), Stop Tb italia e Lillly Mdr-Tb Partnership alla vigilia della Giornata Mondiale della Tubercolosi in programma domani, 24 marzo.
E per affrontare la nuova emergenza tubercolosi in Italia, hanno partecipato anche rappresentati dei Ministeri della Salute, dell’Interno e degli Esteri, società scientifiche, e Ong italiane e straniere tra cui la Croce Rossa Italiana, la Caritas e Medici senza Frontiere.
“Crediamo che soltanto una serie di azioni congiunte come quelle contenute nel disegno di legge – ha detto Antonino Mangiacavallo, Past President Fimpst e Coordinatore degli Stati Generali – possano consentire di eliminare ritardi ed errori di diagnosi e trattamento della tubercolosi. Tra le novità più significative del documento credo ci sia la proposta di garantire il permesso di soggiorno e l’iscrizione al servizio sanitario nazionale per i clandestini malati, per tutto il periodo delle cure”.
In attesa che il provvedimento venga approvato, è stato presentato un protocollo per garantire al malato il trattamento più efficace: “La terapia corretta si basa sull’associazione di quattro farmaci nei primi due mesi che si riducono a due per i successivi quattro mesi – ha spiegato Giorgio Besozzi, direttore del centro di formazione tubercolosi di Villa Marelli Ao Niguarda Ca’ Granda di Milano, e membro del direttivo di Stop Tb – è fondamentale però che il paziente assuma regolarmente le medicine come prescritto, per evitare l’insorgenza di resistenze e la cronicizzazione della malattia. Curare correttamente il singolo individuo è anche un dovere di sanità pubblica in quanto è stimato che per ogni caso di tubercolosi attiva vengono infettati ogni anno dieci soggetti esposti”.
“In Italia esiste l'obbligo per i medici che diagnosticano la malattia di notificare la stessa ai Dipartimenti di prevenzione delle Asl  – ha dichiarato Ignazio Marino –  ma non esiste alcun obbligo di notificare il completamento e l'esito della terapia. Questo passaggio è fondamentale perché riduce drasticamente i rischi. Questa è una malattia che non può essere dimenticata e sulla quale l’azione politica deve essere rigorosa e urgente. Il disegno di legge che ho depositato – ha aggiunto – si fonda su esigenze chiare tra cui: la necessità di risorse, l’istituzione di un sistema di sorveglianza capillare e di un registro dei malati. Non dobbiamo commettere l’errore di sottovalutare la Tbc non soltanto per la sicurezza di tutti i cittadini italiani, ma anche per affermare un principio di civiltà e solidarietà: nel nostro Paese, infatti, la metà dei casi di tubercolosi è diagnosticata in persone immigrate e i luoghi in cui la trasmissione è più facile sono i dormitori per i senzatetto, le carceri, gli ospedali. Si tratta dunque di una malattia legata alla precarietà, alla fragilità sociale e alla povertà. Ecco perché intervenire è ancora più importante”.
E.M.
 
23 marzo 2011
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