Non si arresta la corsa della spesa sanitaria nei paesi Ocse. Secondo gli ultimi dati pubblicati ieri dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel 2009 la salute è costata in media il 9,5 per cento del Pil nei 34 Stati aderenti, a fronte dell‘8,8 per cento dell’anno precedente.Segno che la spesa marcia più velocemente del Pil, seppur anch’esso sia in risalita dopo la recessione globale.
L’aumento relativo della spesa è più accentuato nei Paesi che più hanno risentito della crisi. In Irlanda, per esempio, si è passati dal 7,7 per cento del 2008 al 9,5 del 2009; nel Regno Unito dall‘8,4 al 9,8. Più contenuto l’incremento registrato in Italia, dove si è passati dal 9 per cento del 2008 al 9,5 del 2009, mentre per il 2010 ci si dovrebbe attestare a un 9,6 per cento.
Gli Stati Uniti restano la nazione in cui la salute incide di più sul prodotto interno lordo: drena il 17,4 per cento delle risorse del Paese, pari a 7960 dollari pro capite. In Europa, le sanità più costose sono invece quelle di Olanda (12%), Francia (11,8%) e Germania (11,6%).
È la spesa pubblica quella che cresce più rapidamente: tra il 2008 e il 2009 è salita del 4,1 per cento a fronte di un aumento del 2,7 per quella privata.
Tuttavia, come sembrano suggerire i primi dati disponibili per il 2010, dopo quasi mezzo secolo di crescita, dal 2010-2011 la spesa per la salute dovrebbe stabilizzarsi come conseguenza di una ripresa più sostenuta del Pil e di politiche di contenimento della spesa sanitaria messe in atto in quasi tutti i Paesi. Politiche che, tuttavia, precisa l’Ocse in una nota, “dovrebbero dare maggior valore alle risorse impiegate nella spesa sanitaria, ma anche continuare a perseguire gli obiettivi di lungo periodo per avere sistemi sanitari più equi, adeguati alle esigenze dei cittadini ed efficienti”.