Al via il processo a
Marco Cappato, il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni autodenunciatosi per l'aiuto fornito a
Fabiano Antoniani nell'ottenere assistenza medica alla morte volontaria del Dj in Svizzera. In base al divieto del 1930 del Codice penale, Cappato rischia da 5 a 12 anni di carcere.
Per
Filomena Gallo, avvocato e segretario dell'Associazione Luca Coscioni, "i giudici in Italia sono costretti a sopperire all'immobilità del legislatore intervenendo e confermando di volta in volta tutele costituzionali fondamentali in assenza di leggi specifiche sul tema del fine vita. L'incapacità della politica ufficiale a legiferare su questi argomenti, evidenzia sempre di più la crisi della nostra democrazia. Oggi il processo a Cappato rappresenta un altro momento fondamentale per tentare di affermare la prevalenza dei principi costituzionali sul codice penale risalente al periodo fascista".
"L'art.32 della Costituzione stabilisce che 'la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana'. I padri costituenti - aggiunge - hanno garantito ai cittadini che nessuno 'metterà la mano' su di loro, sulla loro vita. Gli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione mettono in risalto la sintesi di due diritti fondamentali della persona: quello all'autodeterminazione e quello alla salute. Le istituzioni, dunque, hanno una ben chiara responsabilità e non possono limitarsi a un riconoscimento formale, ma devono rendere effettivi questi diritti proprio perche' definiti fondamentali, rimuovendo gli ostacoli che ne rendono difficile o addirittura impossibile l'attuazione", conclude.
"Ho solo aiutato DjFabo a fare quello che voleva. Qui non sono a processo io ma la libertà italiana di fronte a un Parlamento che in 32 anni non riesce a decidere sul fine vita", ha detto invece
Marco Cappato.