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QS Edizioni - domenica 19 maggio 2024

Regioni chiedono la riduzione Ires anche per le aziende sanitarie locali e non solo per gli ospedali

9 novembre - Le Regioni non si fermano alla legge di Bilancio e propongono un emendamento al disegno di legge di conversione (AS 2942 “conversione in legge del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria e per esigenze indifferibili”) del decreto 148/2017 del 16 ottobre per ridurre l'IRES anche nei confronti delle Aziende ed Enti del Servizio sanitario nazionale.
Ma anche su questo, "agganciato" alle questioni economiche della Sanità, le Regioni hanno chiesto un rinvio per la discussione in Unificata.
Il Ddl presentato dal Governo riguarda una serie di materie a vario titolo, di cui molte di natura fiscale tra cui ad esempio la Sospensione dei termini per l’adempimento degli obblighi tributari e contributivi nei territori colpiti da calamità naturali, gli incentivi fiscali agli investimenti pubblicitari e in materia di audiovisivo, la sterilizzazione dell’incremento di aliquote dell’Iva e delle accise ecc.
 
La Commissione salute, che ha elaborato l’emendamento, ha evidenziato che il Dpr 601/1973 nella parte in cui prevede la riduzione dell'imposta sul reddito delle persone giuridiche, stabilisce che questa è ridotta alla metà nei confronti di, tra le altre voci, “enti e istituti di assistenza sociale, società di mutuo soccorso, enti ospedalieri, enti di assistenza e beneficenza”.
 
La diminuzione (a partire da quest’anno dal 24% al 12%, fino all’anno precedente dal 27,5% al 13,75%) dell’Ires è esplicitamente riconosciuta agli enti ospedalieri.
 
Si tratta però di una definizione (“enti ospedalieri”) che, sottolinea la commissione salute, è stata data “in un momento storico in cui il Servizio sanitario nazionale aveva un’organizzazione completamente diversa da quella attuale (modificata drasticamente dalla l. 833/78, dal d.lgs. 502/92 e d.lgs. 517/93 e dal d.lgs. 299/99), nel quale non esistono più, da tempo, enti ospedalieri”.
 
Quindi un’interpretazione restrittiva della norma (utilizzata dall’Agenzia delle Entrate in alcune procedure di accertamento), porterebbe ad applicare l’agevolazione solo alle aziende ospedaliere, mentre un’interpretazione “sistematica e di buon senso”, riconosce la stessa agevolazione anche alle aziende sanitarie territoriali che,  nella realtà toscana ad esempio, posseggono e gestiscono la maggior parte dei presidi ospedalieri.
 
Questa interpretazione viene rafforzata secondo la commissione salute anche dalla considerazione che dell’agevolazione usufruiscono anche le case di riposo private convenzionate con il Ssn.
 
In Toscana si utilizza l’interpretazione estensiva e si indica che le aziende sanitarie, nell’esercizio delle loro attività, perseguono il fine istituzionale della tutela della salute pubblica; l’aliquota Ires è applicata sui redditi fondiari derivanti dagli immobili utilizzati quasi esclusivamente per lo svolgimento dell’attività di cura e di ricovero (attività “ospedaliera” in senso stretto) e che non possono essere utilizzati per altri tipi di attività.
Ma questo non è piaciuto all’Agenzia delle Entrate che ha iniziato due mesi fa a inviare avvisi bonari per il pagamento della metà dell’Ires non versata per gli anni 2012 - 2015.
 
Se gli accertamenti fossero emanati per tutte le 12 ex Ausl toscane esistenti in quel periodo, l’impatto economico sul Ssr della Regione, tra maggiori imposte e sanzioni, dovrebbe aggirarsi sui 20 milioni
 
La commissione Salute sottolinea che l’interpretazione restrittiva dell’accezione di “enti ospedalieri” sembra in contrasto con il probabile intento del legislatore, di favorire le aziende del Ssn, comunque denominate, in quanto hanno come fine istituzionale la tutela della salute pubblica.
 
Tenuto poi conto del fatto che non sembra essere messa, invece, in discussione l’applicabilità dell’aliquota Ires agevolata non solo alle aziende ospedaliere, ma anche alle cliniche private convenzionate con il Ssn, secondo le Regioni è iniquo colpire le aziende Usl pubbliche, che notoriamente non producono utili (ma, anzi, sono spesso in perdita), gravandole di  imposte ad aliquota intera sulle rendite catastali dei propri fabbricati (prima di tutto proprio  gli ospedali), e agevolare le cliniche private convenzionate, che invece producono effettivamente utili d’impresa.
 
Quindi ecco l’emendamento richiesto che, cambiando semplicemente le denominazioni prevedrebbe che l'imposta sul reddito delle persone giuridiche si ridotta alla metà nei confronti degli enti e istituti di assistenza sociale, società di mutuo soccorso, enti ospedalieri, Aziende ed Enti del Servizio Sanitario Nazionale, enti di assistenza e beneficenza
 
Anche se non retroattivo, darebbe una interpretazione della norma diversa da quella delle Direzioni provinciali dell’Agenzia delle Entrate, che hanno intrapreso o stanno intraprendendo questo tipo di accertamenti. E porterebbe un beneficio anche per quelle aziende sanitarie che finora hanno versato l’Ires ad aliquota piena (pare siano la maggioranza, nelle altre Regioni), che potrebbero, almeno per il futuro, ridurre i costi sostenuti per tale imposta, dedicando così le relative risorse all’assistenza sanitaria.
9 novembre 2017
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