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QS Edizioni - mercoledì 8 maggio 2024

Legge 120/2007: applicata solo a metà. Solo poche Regioni effettuano attività di controllo

30 gennaio - Segna ancora il passo l’applicazione della legge 120 del 2007 che regola l’intramoenia. Secondo il rapporto dell’Osservatorio nazionale le norme sono state attuate solo parzialmente, in particolare modo quelle relative allo svolgimento di attività di controllo sul progressivo allineamento dei tempi erogazione delle prestazioni nell’ambito dell’attività istituzionale, ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione. Soltanto in 10 Regioni più del 90% delle Aziende effettuano questa  attività.
 
Interventi di ristrutturazione edilizia (Art. 1, commi 1 e 2, Legge n. 120/2007)
Sotto la lente sono finite unicamente le 16 Regioni e Provincie che hanno presentato il programma per realizzare spazi ad hoc per l’attività intramuraria (ex art. 20, legge n. 67/1988 – D.Lgs. 254/2000). Solo l’Umbria ha portato a termine il 100% degli interventi di ristrutturazione edilizia finanziati. In quattro regioni non è stato ancora collaudato alcun intervento di ristrutturazione di quelli autorizzati dal Ministero (Abruzzo (0 su 14), Campania (0/10), Puglia (0/37), P.A. Trento (0/11). In altre quattro Regioni meno del 50% degli interventi autorizzati è stato collaudato (Lazio (17 su 49), Lombardia (15/37), Sardegna (4/11), Veneto (17/39). Sono invece cinque le regioni nelle quali oltre il 50% degli interventi è già stato sottoposto a collaudo ( Emilia Romagna (45/69), Liguria 19/22), Marche (19/38), Piemonte (21/38), Toscana (23/27). Come già detto l’’unica Regione ad aver centrato l’obiettivo è l’Umbria. Non hanno presentato alcun programma di investimenti cinque regioni: Calabria, Friuli Venezia Giulia, Molise, Sicilia, Bolzano. Mentre la Valle d’Aosta non ha attivato alcun programma di investimenti. Non valutabile la Basilicata. In ogni modo, sottolinea la relazione le Regioni hanno migliorato le loro performance: il numero di quelle che hanno collaudato interventi di ristrutturazione pari o superiore al 50% sono passate da 3 del 2009 a 5 del 2010.
 
Accordo con le organizzazioni sindacali (Art. 1, comma 2)
Nessun passo in avanti rispetto alla precedente rilevazione per quanto riguarda le regioni che in accordo con i sindacati hanno individuato le misure per assicurare il passaggio al regime ordinario dell’Alpi. Le misure sono state applicate in tredici regioni: Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto, P.A. Trento. Nulla è stato fatto in Abruzzo, Calabria, Lazio, Liguria, Molise, Sicilia, P.A. Bolzano. Non valutabile il Friuli Venezia Giulia in quanto in gran parte delle realtà regionali la libera professione è sempre stata svolta negli spazi aziendali.
 
Acquisizione spazi ambulatoriali esterni (Art. 1, comma 4)
È aumentato il numero delle regioni che hanno manifestato la necessità di acquisire spazi ambulatoriali esterni: da 14 del 2009 a 15 del 2010.
Sono stati acquisiti in : Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto. Non hanno fatto ricorso a spazi esterni: Molise, Puglia, Umbria, Valle d’Aosta, e le provincie di Bolzano, e Trento.
 
Tempi di attesa (Art. 1, comma 4)
  • Sono 17 le Regioni (erano 16 nel 2009) in cui tutte le aziende hanno attivato un monitoraggio aziendale dei tempi di attesa delle prestazioni ambulatoriali erogate nell’ambito dell’attività istituzionale: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto, Bolzano, e Trento. In tre regioni invece solo una parte delle aziende si è mossa (Calabria (8 aziende su 10), Piemonte (18 su21), Sicilia (16 su 18). Il dato comunicato dalla regione Lazio non è completo.
  • Trend in miglioramento per quanto riguarda l’attivazione dei meccanismi per ridurre i tempi massimi di attesa. È aumentato il numero delle Regioni che lo hanno attivato: da 15 nelle precedenti rilevazioni (2008 – 2009) a 17 nell’attuale monitoraggio (2010).
  • Le Regioni in cui tutte le aziende hanno raggiunto l’obiettivo sono: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto, Bolzano e Trento. Invece insolo tre Regioni hanno attivato meccanismi di riduzione dei tempi massimi d’attesa: Calabria (8/10), Sardegna (11/12), Sicilia (14/18). Non è completo il dato del Lazio.
  • Sono invece dieci le Regioni in cui tutte le aziende svolgono attività di controllo per il progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni istituzionali ai tempi medi di quelle rese in Alpi (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Toscana, Umbria, P.A. Bolzano, P.A. Trento). Meccanismo attivato solo in alcune aziende di nove regioni (
  • Abruzzo (3 aziende su 4), Calabria (5/10), Campania (6/17), Emilia Romagna 13/17), Liguria (7/10), Piemonte (9/21), Sardegna (5/12), Sicilia (9/18), Veneto (11/24). in è stato fatto in Valle d’Aosta. Non è completo il dato del Lazio.
  • Diminuisce il numero delle Regioni - da 15 del 2009 a 12 del 2010 - in cui tutte le aziende garantiscono, nell’ambito dell’attività istituzionale, l’erogazione delle prestazioni differibili entro 72h dalla richiesta. In Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Bolzano e Trento tutte le aziende la garantiscono. Solo una parte delle aziende la garantiscono in Abruzzo (2/4), Calabria (9/10), Campania (11/17), Emilia Romagna (6/17), Sardegna (9/12), Sicilia (15/18), Veneto (22/24). Nessuna azienda la garantisce in Molise.


Conflitto di interessi -Concorrenza sleale (Art. 1, comma 4)
In otto regioni (Abruzzo, Calabria, Lazio, Molise, Sicilia, Veneto,Bolzano, Trento) non sono state adottate misure dirette a prevenire l’insorgenza di conflitto di interessi o di forme di concorrenza sleale. Hanno applicato le misure 12 regioni (Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta). Solo in 7 Regioni tutte le aziende hanno adottato misure dirette a prevenire l’insorgenza del conflitto di interessi o di forme di concorrenza sleale (Lombardia, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto, P.A. Trento).
 
Governo aziendale della libera professione (Art. 1, comma 4)
  • È diminuito il numero delle Regioni in cui tutte le aziende hanno costituito il Collegio di direzione o la Commissione paritetica di sanitari: da 15 del 2009 a 14 del 2010. Si sono attivate: Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Bolzano, Trento. In sei regioni parte delle aziende li hanno costituiti (Abruzzo (3 aziende su 4), Calabria 8/10), Lombardia (46/48), Sardegna (7/12), Sicilia (14/18), Veneto (23/24). Il dato comunicato non è completo (Lazio19).
  • C’è stata anche una diminuzione del numero delle realtà (da 9 del 2009 a 7 del 2010) in cui tutte le aziende hanno attivato il servizio di prenotazione delle prestazioni affidato a personale aziendale, o comunque dall’azienda destinato a questo scopo ed eseguito in sede o tempi diversi rispetto a quelli istituzionali. Ghanno attivato questo servizio: Basilicata, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, P.A. Bolzano, P.A. Trento). Parte delle aziende hanno lo attivato in Abruzzo (3/4), Calabria (5/10), Campania (12/17), Emilia Romagna (15/17), Friuli Venezia Giulia (10/11) Liguria (6/10), Lombardia (44/48), Piemonte (16/21), Sardegna (6/12), Sicilia (11/18), Veneto (23/24). Nessuna azienda ha attivato il servizio di prenotazione delle prestazioni in Molise, Valle d’Aosta. Incompleto il dato del Lazio.
  • Nessun passo in avanti rispetto al 2009 per quanto riguarda la riscossione degli onorari relativi alle prestazioni erogate sotto la responsabilità delle aziende. Viene garantita in tutte le aziende di undici regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria, Veneto, P.A. Bolzano, P.A. Trento. In otto regioni solo parte delle strutture la garantisce: Calabria (6/10), Campania (12/17), Emilia Romagna (14/17), Liguria (9/10), Piemonte (18/21), Puglia (9/10), Sardegna (10/12), Sicilia (16/18). Non è garantita in Valle d’Aosta. Incompleto il dato del Lazio.
  • Si riduce il numero delle regioni in cui tutte le aziende garantiscono un tariffario in accordo con i professionisti: da 11 del 2009 sono passate a 9 del 2010. In ben dieci regioni solo una parte delle aziende hanno deliberato un tariffario in accordo con i professionisti: Abruzzo (3/4), Calabria (6/10), Campania (12/17), Emilia Romagna (12/17), Liguria (7/10), Lombardia (43/48), Piemonte (18/21), Sicilia (12/18), Toscana (12/16), Veneto (22/24). Nove regioni invece hanno un tariffario: Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Marche, Puglia, Sardegna, Umbria, Valle d’Aosta, Bolzano, Trento.
  • In cui nessuna azienda del Molise è stato ha deliberato. Il dato del Lazio non è completo.


Piani Aziendali (Art. 1, commi 5 e 6)
Hanno predisposto i piani aziendali tutte le aziende della Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia,Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, P.A. Bolzano, P.A. Trento. È avvenuto solo in parte in Abruzzo (3 aziende su 4), Calabria (5/10), Campania (15/17), Liguria ( 7/10), Sardegna (8/12), Sicilia (10/18), Veneto (22/24). In Molise nessuna azienda ha predisposto i piani aziendali. I dati trasmessi dalla Regione Lazio si riferiscono a 16 aziende su 21 presenti nel territorio regionale
Il dato comunicato non è completo (Lazio23)
In 11 Regioni tutti i piani presentati indicano i volumi di attività istituzionale e libero-professionale intramuraria per unità operativa: Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Bolzano, Trento. Obiettivo raggiunto parzialmente in Abruzzo (2/3), Campania (10/15), Friuli Venezia Giulia (9/11), Liguria (6/7), Sardegna (2/8), Sicilia (7/10), Veneto (20/22). Nessun piano presentato indica i volumi di attività istituzionale e in Alpi per unità operativa in Valle d’Aosta. Non calcolabile  in Molise, incompleto il dato del Lazio.
 
Strumenti di controllo sull’intrameoenia “allargata”
Sono appena sei le Regioni in cui tutte le aziende hanno attivato ulteriori e specifici strumenti di controllo e verifica del corretto svolgimento dell’attività libero-professionale svolta in intramoenia “allargata”. Le più virtuose: Basilicata, Liguria, Marche, Umbria, Valle d’Aosta, e Trento.
Controlli e verifiche sono applicati solo in parte delle Aziende di 10 regioni: Abruzzo (in 2 aziende su 4), Calabria (8 su10), Campania (11 su17), Emilia Romagna (11 su17), Friuli Venezia Giulia (2 su 11), Lombardia, Piemonte (12 su 21), Sardegna (7 su 12), Sicilia (10 su18), Veneto (18 su24). In Molise, Puglia nessuna azienda ha attivato ulteriori e specifici strumenti di controllo e verifica. Non è stata attivata alcuna misura in Toscana e a Bolzano in quanto non è prevista l’intramoenia allargata. È incompleto il dato  del Lazio.
30 gennaio 2012
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