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QS Edizioni - sabato 18 maggio 2024

Un programma di razionalizzazione pacato, ma non rassicurante

di Eva Antoniotti
10 aprile - Il ministro Giarda è davvero un “professore”: tono pacato, linguaggio preciso, argomentazioni articolate. Proprio per questo la sua intervista a La Stampa di oggi offre molti elementi di riflessione per il futuro, non tutti rassicuranti.
Il primo, forse il più clamoroso, è l’esplicita affermazione di come questo governo “a tempo” stia gettando le basi per interventi che guardano in una prospettiva assai più lunga. Sei anni, dice Giarda, dando le linee di intervento sulla spesa pubblica anche per la prossima legislatura.
Il secondo passaggio che dà i brividi sta in un piccolo inciso, “per ora”. Respingendo le richieste dei liberisti più scatenati, che vorrebbero privatizzare subito sanità, scuole, università e carceri, il ministro dice che “il governo per ora ha scelto un progetto diverso”. Per ora, ma fino a quando? Se la stella polare resta esclusivamente il pareggio di bilancio, non è davvero detto che la scelta di una razionalizzazione graduale della spesa sia irrevocabile.
E anche per la sanità pubblica il discorso di Giarda non offre, a ben vedere, rassicurazioni. È vero che il ministro non inserisce le strutture sanitarie tra i grandi uffici pubblici da tagliare nei prossimi anni (le “fabbriche”, come le chiama lui). Ma è vero anche che reclama con fermezza l’attuazione dei tagli previsti nelle manovre degli ultimi tre anni, che per la sanità corrispondono a otto miliardi di riduzione dei finanziamenti. Una misura che, secondo tutte le Regioni, mette a rischio la tenuta dei servizi. Dunque i tagli non ci saranno, ma solo perché ci sono già stati.
10 aprile 2012
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