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QS Edizioni - lunedì 20 maggio 2024

Crioconservazione. La legge ormai lo permette, ma in Italia si usa ancora molto poco

25 luglio - Dopo un lungo dibattito sul tema della procreazione assistita, che ha avuto luogo in Parlamento e in seno alla società civile, il 19 febbraio 2004 è stata approvata la controversa legge 40. La norma si distingueva dagli altri ordinamenti in vigore in Europa perché piuttosto rigida: tra i numerosi divieti anche quello di distruggere e/o crioconservare gli embrioni e dunque l'obbligo a trasferire in utero tutti i prodotti del ciclo di Pma, in un'unica volta. Questa parte della legge è poi decaduta grazie a una sentenza della Corte Costituzionale emessa l’8 maggio 2009. Tuttavia, a lungo nella percezione comune è rimasta l’idea che crioconservare gli embrioni fosse illegale, e dunque a lungo gli italiani non l’hanno fatto.
 
Sta cambiando qualcosa in questo senso? Non del tutto, anche perché la tecnica non è ancora adottata da tutti i centri e anzi, si registra una diminuzione dei centri che non hanno effettuato alcun ciclo di congelamento (né di ovociti né di embrioni) sia in valore assoluto da 37 nel 2010 a 32 nel 2011, sia in valore percentuale dal 21,3% del 2010 al 17,9% del 2011. Quando si guarda ai soli dati che riguardano gli ovociti, secondo la relazione del Ministero, la situazione non è particolarmente migliore: nel 2011 in 53 centri (29,6% del totale), non è stato effettuato nessun congelamento ovocitario. Nel 2010 il numero di centri che non effettuava congelamento di ovociti era lo stesso (53) ma rappresentava il 30,5% del totale, mentre nel 2009 i centri erano 59 corrispondenti al 32,8%. In 63 centri il congelamento ovocitario è stato effettuato in al massimo il 5% dei prelievi, in 5 centri soltanto si è superato il tetto del 20% di congelamenti ovocitari. Quest’anno nessun centro ha superato il 50% di congelamenti di ovociti per prelievo. I centri che non hanno effettuato alcun ciclo di congelamento (né di embrioni né di ovociti), sono diminuiti sia in valore assoluto, da 53 nel 2010 a 32 nel 2011, sia in valore percentuale dal 30,5% del 2010 al 29,6% del 2011.
25 luglio 2013
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