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QS Edizioni - martedì 30 aprile 2024

La peste, la scabbia e le irresponsabilità della politica

di G.R.
14 giugno - "Le nuove di tali scoperte volavan di bocca in bocca; e, come accade più che mai, quando gli animi son preoccupati, il sentire faceva l’effetto del vedere". Così Alessandro Manzoni, nel XXXII capitolo dei Promessi Sposi, descrive il 'sentire' popolare causato dalla presenza della peste a Milano nel 1630. Sempre a Milano, 385 anni dopo, è scoppiata in questi giorni una polemica politica su una presunta 'epidemia' di scabbia, dovuta alla presenza di diversi profughi nella stazione centrale.

"Da clandestini 180 casi di scabbia a Milano, nonché altre centinaia di malati. Andassero ad abbracciare Renzi e la Boldrini!", ha commentato il leader della Lega Nord, Matteo Salvini. Anche il presidente della Regione, Roberto Maroni, è intervenuto sull'accaduto arrivando a minacciare la sospensione dei contributi regionali a quei Comuni 'troppo accoglienti' nei confronti di questi profughi.

Ma siamo davvero di fronte a quella che, per come viene raccontata, sembra profilarsi come un'epidemia che minaccia la salute dei cittadini? Per far chiarezza sulla questione è intervenuto ieri il Ministero della Salute. Il Direttore Generale della Prevenzione, Ranieri Guerra, ha spiegato: "Nel 2015 casi di scabbia nel 10% degli sbarchi". E, soprattutto: "Non si tratta di un'epidemia ma di una patologia dermatologica banale per la quale esiste una terapia a basso costo”.

Lo stesso direttore sanitario dell'Asl di Milano, Enrico Bolzoni, ha precisato: "Non ci sono rischi di epidemia". Anche perché "la scabbia si contrae solo con un contatto fisico abbastanza intimo, con lo scambio della biancheria, degli indumenti o delle lenzuola, quindi i passeggeri in transito in stazione non corrono particolari rischi se anche dovessero toccare oggetti o strutture venute a contatto con persone contagiate".

Ma se gli esperti intervengono per gettare acqua sul fuoco delle polemiche, parte della politica continua ad alimentare quella che potremmo definire una 'cultura della paura'. E così, a tre secoli di distanza da quanto raccontato da Manzoni, sembra esser tornato a Milano il problema 'untori'. Come se, tra l'altro, questa patologia dermatologica non fosse già presente in Italia.
 
Con una politica in perenne campagna elettorale che finisce per sacrificare il senso di responsabilità sull'altare del proprio tornaconto elettorale, anche le rassicurazioni degli esperti rischiano ora di passare in secondo piano e, ancora una volta, "quando gli animi son preoccupati, il sentire faceva l’effetto del vedere". E il 'farsi sentire' mediatico della politica, si sa, non teme di certo paragoni con quello della scienza, né tantomeno con quello dei presunti 'untori' ammassati in stazione. 
 
Giovanni Rodriquez
14 giugno 2015
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