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QS Edizioni - domenica 19 maggio 2024

Nursing Up: “Una bella notizia per i medici, meno per i cittadini e gli altri professionisti sanitari”

1 marzo - La nuova legge sulla responsabilità professionale esprime un doveroso livello di civiltà  anche se, a dirla tutta, ancora una volta, stride, la scarsa attenzione per i professionisti sanitari non medici. Certo si tratta di una notizia ambita, attesa soprattutto da parte dei medici. Una bella notizia per loro, che verosimilmente vedranno abbattersi i cospicui premi assicurativi dovuti alle assicurazioni per il rischio di risarcimenti anche milionari.
 
Sono loro, di fatto, i veri vincitori, con un rischio “intrappolato” nella gabbia della massima rivalsa possibile (da parte dell’azienda sanitaria), una limitazione che esporrà il professionista sino ad un tetto, non superabile, pari al triplo del proprio stipendio lordo annuale a fronte della situazione attuale, che non vede limiti per i danni da colpa grave cagionati a terzi.
 
Non siamo tanto convinti, invece, dell’effetto benefico, per il cittadino (parte debole del rapporto), che avrà   la prevista inversione dell’onere della prova che, ora, diversamente rispetto al passato, dovrà gravare sullo stesso e che, in questi giorni, da quel che si legge a destra e a manca, pare essere un effetto positivo della riforma.
 
Forse, osservando le nuove norme con un po’ di sana astrazione ed oggettività, qualche riflessione si poserà senz’altro sul gravame di adempimenti che sembrano pesare oggi sul cittadino che vuole portare a compimento una pretesa di risarcimento per danno da colpa grave.
 
Certo è che, se da un lato le nuove norme porteranno ad una consistente riduzione della cosiddetta medicina difensiva, dall’altro è necessario auspicare, se possibile, che ciò non si traduca in limitazioni a carico del cittadino dovute alla estrema farraginosità delle procedure che caratterizzano la procedibilità della sua richiesta di risarcimento.
 
In tutto questo, se abbiamo ben capito il contenuto della nuova Legge, ci viene da riflettere su come faranno le aziende sanitarie a dotarsi di polizze assicurative “di fatto illimitate”  idonee a risarcire il cittadino adempiendo agli obblighi di legge . Infatti, se   è vero che le nuove norme ridurranno considerevolmente l’esborso posto a carico dei medici, i cui risarcimenti - talvolta milionari-  saranno limitati ad una  rivalsa alla quale è stato posto il limite del massimo pari al triplo dello stipendio lordo annuale, è altrettanto vero che un carico economico importante in termini di premi assicurativi graverà sulle aziende sanitarie.
 
Se la problematica, invece, la si osserva con gli occhi degli infermieri e con quelli degli altri professionisti sanitari non medici, per loro poco cambia, ad eccezione di pochissimi casi peculiari, comunque fuori della norma, ciò che si rileva è che, ora,  esiste un limite di rivalsa, che applicando un certo calcolo previsto dalla legge,  si aggira su circa il  triplo dello stipendio lordo annuale.
 
Ciò infatti significa che, in ogni caso in cui un’azienda sanitaria fosse chiamata a pagare  un risarcimento ad un cittadino per un danno da colpa grave causato da un infermiere (salvo il caso di imperizia ove sia riconosciuto l’avvenuto rispetto delle linee guida), tale infermiere sarà chiamato a restituire al datore di lavoro “dopo l’avvenuto risarcimento da parte dello stesso”,  un importo massimo pari a cifre consistenti, che in molti casi giungono sino a  100.000 euro per evento  ma che difficilmente travalicano tale limite.
 
Orbene, le casistiche in nostro possesso, quale sindacato che da 10 anni garantisce gratuitamente le coperture assicurative per colpa grave agli infermieri propri associati,  dimostrano che, rispetto al medico, che viene condannato a pagare cifre considerevolmente alte  per i risarcimenti, con importi che giungono anche a svariati milioni di euro (essendo diverso  il suo coinvolgimento e le correlate responsabilità nella generazione dei danni maggiormente contestati),  gli  infermieri, di norma, vengono condannati a pagare somme che, salvo casi particolari, normalmente, non superano  i 100.000 euro.
 
Tutto questo se da un lato significa che con la nuova legge il rischio di pagare grosse somme di denaro a titolo di risarcimento, già esistente per gli infermieri, viene, nei fatti, solamente confermato, per i medici esso viene considerevolmente ridotto.
 
Infatti, con l’applicazione dei  limiti alla rivalsa,  tale rischio viene abbassato a poche centinaia di migliaia di euro, mentre tutto il resto peserà sul datore di lavoro, o meglio, sulla polizza assicurativa che questo  dovrà attivare perché tanto gli è imposto dalle nuove regole.
 
Ciò premesso, allo stato delle cose alcune domande sorgono spontanee:
-  quali compagnie assicuratrici saranno disponibili a stipulare polizze per la colpa grave dei dipendenti medici delle aziende sanitarie “con massimali tanto elevati “ da garantire la parte di rischio medico che ricade sull’Ente?
- con quali fondi le aziende sanitarie potranno pagare i premi per la responsabilità medica, che si preannunciano onerosissimi per i rischi prima indicati? (mentre gli infermieri e gli altri professionisti pagheranno, essi stessi, attraverso la polizza a proprio carico in quanto, verosimilmente, i danni non supereranno mai  l’importo massimo della prevista rivalsa)
- in quale modo lo Stato si rivarrà sui cittadini per finanziare questo gravosissimo onere?
 
I nostri sono dubbi legittimi,  si levano a fronte dei plausi corali che in queste ore sostengono con enfasi il provvedimento .
 
Sono convintissimo che ne  parleremo ancora,  andando avanti nel tempo.
 
Dott. Antonio De Palma
Presidente Nursing Up
1 marzo 2017
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