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QS Edizioni - sabato 18 maggio 2024

Marazziti (DeS): “Un diritto mite per costruire nel dialogo le soluzioni migliori per tutti”

13 marzo - “Siamo di fronte a una legge difficile, che riguarda temi delicati: vita e morte; la nostra idea della vita in una società in trasformazione e in cui l’età si allunga anche grazie ai progressi della medicina; la dignità del vivere e del morire. Un confine sottile su cui si confrontano convinzioni differenti. In Commissione abbiamo fatto la scelta di un ‘diritto mite’, nel rispetto dei diversi orientamenti, perché non si può racchiudere in una casistica la vita e la frontiera mutevole del ‘fine vita’”, ha detto Mario Marazziti, Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, intervenendo nel corso della discussione generale delle norme sulle DAT.
 
“Abbiamo qui una legge sul Consenso Informato, le DAT e la Pianificazione condivisa delle cure – ha aggiunto – Non può e non deve essere la legge dei ‘laici’ o dei ‘cattolici. Da una parte i fautori dei valori ‘non negoziabili’ e dall’altra la modernità inarrestabile e i diritti dell’individuo”, ha evidenziato Marazziti: “Quasi tutto non è negoziabile: il valore della vita, il rifiuto della guerra, la necessità di non creare milioni di profughi, il diritto all’acqua, al cibo, alle cure. Quasi tutto ciò che è davvero giusto non è negoziabile”.
“Poi - ha sottolineato - c’è la responsabilità della politica, di costruire nel dialogo le soluzioni migliori, più praticabili per tutti. Nel negoziato. E’ lo spazio del Parlamento, la nostra responsabilità, che non può essere sostituita dagli umori della piazza, dai libri sacri di ogni religione o delle religioni civili. E in ogni caso non si fanno le leggi sull’onda emotiva di casi estremi: si fanno leggi per tutti”.


“Per quanto mi riguarda non ho alcuna intenzione di cedere su nessuno dei valori non negoziabili – ha poi affermato Marazziti. “Non mi sottrarrò, con il mio gruppo di Democrazia Solidale-Centro Democratico, e io personalmente nel ruolo di Presidente della Commissione Affari Sociali, fino alla fine, per aiutare a fare la migliore legge possibile. Per garantire che si sia meno soli nel morire, malati e famiglie, che si sia accompagnati, che la dignità delle scelte personali sia rispettata in maniera profonda: né accanimento terapeutico, né abbandono terapeutico, né eutanasia”.


“Ma questa – ha ricordato ancora – non è una legge sull’eutanasia, sarebbe un errore. Non abbiamo bisogno di una legge sull’eutanasia attiva o passiva. E lo Stato non può entrare nel suicidio. Io credo che non ogni desiderio sia un diritto. O che riguardi lo Stato”.

“Su temi eticamente così rilevanti, la legge deve garantire tutti i cittadini nel modo migliore, anche quando siano portatori di visioni filosofiche o religiose diverse – ha continuato. Il provvedimento in discussione deve tutelare la vita, la salute, aiutare a combattere dolore, sofferenza, isolamento, accompagnando nel modo più dignitoso possibile una persona a morire. Quando è il tempo, nel rispetto profondo delle convinzioni e delle volontà della persona stessa. Perciò è importante il testo approvato in Commissione su questo, chiaro fin dall’art.1, quando si citano gli art. 2, 3 e 32 della Costituzione e i primi 3 art. della Carta dei diritti fondamentali Ue, una salvaguardia dell’inviolabilità e della dignità della vita umana, che comprende anche il rifiuto della pena capitale, nel rispetto radicale della libertà della persona”.


Marazziti ha poi ricordato come: “alcune formulazioni trovate assieme in Commissione sono già ora un punto di incontro positivo: nel consenso informato è garantito il tempo dell’informazione del malato, tempo di cura e non di burocrazia e medicina difensiva; l’accompagnamento e la cura sono al centro; l’equilibrio trovato tra libertà di scelta e rispetto della relazione medico-persona,in maniera non contrapposta; la vita dei disabili gravi, dei minori, delle persone interdette o inabilitate tutelata nell’accompagnamento anche in circostanze dolorose o estreme. Poi c’è la ‘pianificazione condivisa delle cure’, e mi riferisco all’art.4. E cioè: quando c’è una patologia cronica e invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta, la ‘pianificazione condivisa’ supera le DAT, in un quadro innovativo, che risolve in radice il possibile conflitto tra la volontà del malato e quella del medico su ciò che va fatto, non fatto o interrotto. Era il centro del ddl che portava la mia prima firma e quella di altri colleghi. E’ stato raccolto dalla Relatrice e anche dall’opposizione. Ne sono contento”.


“Resta il problema, non piccolo, sul tema dell’idratazione e alimentazione assistita. Se sia, così com’è scritto ora - o almeno nelle interpretazioni di qualcuno - una porta involontaria all’eutanasia passiva. Ci sarà scontro. Ma penso che una via di incontro sia possibile” ha messo in evidenza Marazziti. “In tal senso presenterò emendamenti che nulla vogliono togliere all’autodeterminazione, ma che non si accontentano di affermazioni lapidarie e a rischio, quando si facesse pendere la loro interpretazione tutta sul piano delle cure o tutta solo sul piano assistenziale”.


“La vita e la fine della vita non sono bianco e nero” ha sottolineato ancora il Presidente della Commissione Affari Sociali. “Anche su questo non si tratta di vincere: partito della vita contro partito della morte, o partito della libertà di scelta contro partito degli amanti del dolore. Possiamo e dobbiamo trovare un equilibrio che contempli la possibilità di rifiuto, rinuncia e interruzione anche dell’alimentazione o idratazione artificiali quando si configurino come trattamenti inutili, troppo gravosi o sproporzionati, il cui effetto sia il solo mantenimento artificiale della condizione vitale. Dunque non ‘sempre’ e non ‘mai’”.

“Mi auguro poi – ha auspicato – che la terapia del dolore e la sedazione profonda continua, quando la vita sia davvero verso una fine ravvicinata, accompagnata da dolori incomprimibili e refrattaria alle terapie, verranno esplicitamente richiamate, come da emendamenti che ho presentato, anche se è già implicitamente previsto dalla legge sulle cure palliative. La figura del ‘fiduciario’, poi, è chiave quando non si è più in grado di intendere o di volere”.


“Credo che il testo, che pure nella forma attuale ritengo migliorabile, e perciò abbiamo depositato alcuni emendamenti, in particolare uno più esplicito sulla fine della vita, sull’ostinazione irragionevole delle cure e sulle cure palliative per ‘liberare’ il consenso informato da qualche confusione possibile o da sovraccarico, è già migliorato nel lavoro di Commissione. Con maggioranze diverse. Andranno ancora perfezionate le circostanze, limitate, in cui le DAT potranno essere disattese. Introducendo, oltre al caso già previsto di nuove terapie, non conosciute all’atto dell’estensione delle DAT, la situazione in cui le stesse DAT siano manifestamente non conformi alla condizione clinica della persona, nel tempo in cui vengono prese in considerazione, e quando vi siano fondati motivi per ritenere la perdita di coscienza del dichiarante, le sue capacità cognitive, e anche l’efficienza di organi e funzioni citati nelle DAT conseguibile, e mi riferisco per esempio ai casi di rischio improvviso di vita e perdita di coscienza temporanea, come può essere uno shock anafilattico. Una gabbia meno rigida, che non tolga nulla all’autodeterminazione profonda della persona. E che non comprima la professionalità del personale sanitario”.


“Sono contento di aver permesso e contribuito all’approfondimento reale dei problemi, nel metodo di lavoro, con l’apporto di tutti, come sottolineato da maggioranza e opposizioni. Dopo due legislature, 16 nuovi testi di legge, la Commissione ha prodotto un testo base elaborato da maggioranza e opposizione senza prove di forza, ma con uno sforzo di ragionamento e di dialogo. Senza campagne elettorali. Adesso andiamo in mare aperto. Nel primato della coscienza. E del bene comune”. 
13 marzo 2017
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