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QS Edizioni - domenica 19 maggio 2024

La sintesi della Relazione della Corte dei conti

5 aprile - Ecco in sintesi i risultati 2016 della relazione della Corte dei Conti sulla finanza pubblica riguardanti il comparto sanità.
 
Personale
Il Rapporto della Corte dei conti conferma anche nel 2016 l’andamento decrescente registrato negli ultimi anni dei costi del personale (delle aziende sanitarie, delle aziende ospedaliere, delle aziende Ospedaliere Universitarie, degli IRCCS pubblici): passano da 34,6 miliardi a poco meno di 34,4 miliardi, con una flessione dello 0,6%. Dal 2009 tale voce di costo si è ridotta in termini nominali di circa il 5%, del 13,4% in termini reali.
 
Una flessione da ricondurre ai costi per il ruolo sanitario, tecnico e amministrativo che si riducono rispettivamente dello 0,5 0,7 e 1,7%, mentre il personale del ruolo professionale presenta un lieve incremento (0,6%). Quest’ultimo risultato è l’esito di andamenti molto diversi tra Regioni: quelle a statuto ordinario del centro nord continuano a registrare una flessione mentre sono le Regioni meridionali e quelle a ordinamento speciale a presentare aumenti compresi in media tra il 3,7 e il 6%.
 
Ancora superiore al punto percentuale la riduzione nelle Regioni in Piano di rientro (-1,25%) nonostante che dal 2015, in attuazione di quanto disposto dall’articolo 1, comma 583, della legge di stabilità per il 2015, non sia stato più in vigore per tutte le Regioni (con la sola eccezione del Molise) il blocco totale del turn over.
 
Beni e servizi
Continua, anche se a ritmi meno sostenuti del 2015, l’aumento dei costi relativi agli acquisti di beni e servizi. Si tratta di un insieme composito: gli acquisti di beni, le manutenzioni, gli altri servizi sanitari e non, gli oneri per il godimento di beni di terzi e i servizi appaltati. Nel complesso raggiungono nel 2016 i 30,4 miliardi, con un aumento del 3,1% (l’incremento era stato del 4,5% nel 2015). Un risultato che sembra destinato a mantenere una particolare attenzione sulle misure di contenimento introdotte a partire dal 20116 fino a quelle previste nelle ultime leggi di bilancio.
 
Diversi gli andamenti in base alle singole componenti di spesa. Per quanto riguarda gli acquisti di beni, si registra nell’anno un ulteriore aumento della spesa del 4,7% (+7,9% nel 2015).
Tale crescita è influenzata dalla preponderanza, all’interno dell’aggregato, delle voci relative ai prodotti farmaceutici (in aumento al lordo dei pay backdel 2%) e ai dispositivi medici (in crescita dell’1,3% contro il 1,5% del 2015), che rappresentano, rispettivamente, il 61% e il 32% di tale voce. Questi andamenti sono in parte compensati da un’ulteriore riduzione negli acquisti di componenti chimici (-24%) e dalla flessione di acquisti di beni non sanitari (-10%) soprattutto prodotti alimentari, combustibili e prodotti informatici. 
 
Come nel 2015 i dati relativi ai farmaci risentono della crescita dei prodotti innovativi e dell’accelerazione del ricorso alla distribuzione diretta da parte di quasi tutte le Regioni. La spesa per farmaci registra una crescita particolarmente sostenuta nelle Regioni in Piano di rientro, +3,4% a fronte dello 0,6% delle altre Regioni.
 
Nel complesso la voce di spesa è cresciuta di oltre il 27% dal 2009 (+3,9 miliardi), incisa anche dalle modifiche gestionali che hanno portato al sempre più ampio ricorso alla distribuzione diretta.
 
Dispositivi medici
Particolare attenzione secondo la Corte dei conti meritano i dispositivi medici. Anche nel 2016 la spesa per dispositivi medici è aumentata dell’1,3%.
 
Diversi gli andamenti per i principali aggregati: la spesa per dispositivi diagnostici in vitro e per quelli impiantabili attivi indicano una crescita, rispettivamente, dell’1,3 e del 3,5% mentre aumentano dell’1% gli esborsi per gli altri dispositivi.
Come nel 2015, diversi sono gli andamenti per area territoriale: nelle Regioni a statuto speciale del Sud la crescita è del 2,2% ed è da ricondurre al forte incremento registrato nei dispositivi medici (+4,3%), solo in parte compensato dalla flessione della spesa per quelli impiantabili e soprattutto per quelli diagnostici in vitro; nelle Regioni centrali, si registra una crescita più contenuta ma come risultato di un aumento superiore al 16% degli acquisti di dispositivi impiantabili attivi; nelle Regioni a statuto speciale del Nord la crescita complessiva molto superiore alla media (+5%) è da ascrivere ai dispositivi diagnostici in vitro (+25%) e a quelli impiantabili in vitro.
 
Si confermano le differenze in termini di spesa pro capite tra aree: superiore di oltre il 30% rispetto alla media quella nelle RSS del Nord e del 9% quella delle Regioni del Centro. Nelle RSO meridionali i pagamenti per dispositivi impiantabili risulta superiore di poco meno del 50% alla media nazionale, mentre nelle RSS del Nord quelli per diagnostica in vitro risultano superiori del 36%.
 
Servizi sanitari e non sanitari
I servizi sanitari e non sanitari (trasporti sanitari, consulenze, formazione, etc.) presentano andamenti diversi. I primi aumentano dell’0,6%, per effetto di un andamento in crescita dei contributi sanitari e dei rimborsi (+1%), a fronte di una sostanziale invarianza dei servizi sanitari da privati. Minore come dimensione assoluta, ma significativa, risulta la forte accelerazione (+27%) delle spese per lavoro interinale dell’area sanitaria.
 
Diverso il risultato tra Regioni in piano di rientro e non: nelle prime la variazione complessiva è di oltre il 4,4%. Un andamento da ricondurre alla forte crescita (+10,6%) dei servizi sanitari da privato che, invece, si riducono significativamente nelle Regioni non in piano pur rimanendo su importi pro capite superiori.
In flessione sono, invece, i servizi non sanitari (-1,8%), soprattutto per la riduzione delle consulenze, collaborazioni e lavoro interinale non sanitario. Una riduzione che si concentra nelle Regioni in Piano di rientro (-6,3%), che mantengono comunque un importo pro capite superiore alla media.
 
I costi per il godimento di beni di terzi registrano nell’esercizio una crescita del 3,4%. Un risultato da ricondurre alla significativa crescita dei canoni di noleggio (+3%), superiore alla media nelle Regioni in piano che, nei noleggi di area sanitaria, registrano +7,5%.
 
I servizi appaltati presentano, come nel 2015, variazioni limitate (+0,5%). Sono il risultato di una ricomposizione interna: al calo dei servizi di lavanderia, pulizia e per lo smaltimento dei rifiuti, corrisponde un aumento di oltre il 7,2% dei servizi di assistenza informatica e di quelli di trasporto. Un andamento da tener presente anche a fronte di misure che puntano, per questa tipologia di servizi, a risparmi nel futuro. La flessione registrata in molte delle aree di spesa segnala l’impegno assunto da parte delle Regioni di monitorare tali settori, avendo riguardo ai vincoli previsti dalla normativa e al crescente ricorso a centrali uniche di acquisto.
 
Prestazioni soggetti market
Le prestazioni riconducibili a soggetti market (assistenza sanitaria di base, farmaceutica, specialistica, riabilitativa, integrativa protesica ospedaliera e altre prestazioni) assorbono nel 2016 costi per 39,7 miliardi, con un incremento rispetto al 2015 di circa lo 0,6%. La voce di spesa ha registrato dal 2009 un incremento complessivo di circa il 27%.
 
Tra le prestazioni riconducibili a soggetti market, l’assistenza di base presenta un costo complessivo di a 6,6 miliardi, sostanzialmente stabile rispetto allo scorso esercizio. Tale andamento sconta il blocco dei rinnovi delle convenzioni con i medici di base, in analogia a quanto previsto dalla normativa vigente per il personale dipendente. Di limitato impatto assoluto la crescita, di poco inferiore al 2%, dei costi per la continuità assistenziale.
 
In flessione anche nel 2016 la farmaceutica convenzionata. Nel 2016 la spesa si ferma a 8,1 miliardi (8,2 miliardi nel 2015), con una diminuzione dell’1,9% (dal 2009 la flessione è stata di oltre il 26,5%). Un calo da ricondurre all’effetto combinato di diversi fattori (farmaci generici, sconti a carico di grossisti e farmacisti, compartecipazione alla spesa dei cittadini). Ad essi si aggiunge il potenziamento della distribuzione diretta - soprattutto nelle Regioni soggette a piano di rientro – che ha determinato lo spostamento di parte dei consumi dal canale convenzionale, con il conseguente risparmio dato dalla minore remunerazione della filiera distributiva. I risultati sono simili tra Regioni: la riduzione della spesa è di poco inferiore al 2% sia nelle Regioni in piano di rientro e non. Un risultato ottenuto nonostante una sostanziale sospensione dei rientri da pay back.
 
Per la specialistica convenzionata, i costi subiscono un aumento in linea con i risultati complessivi (+1,1%). La maggiore crescita registrata nelle Regioni non in piano non annulla le differenze nella spesa pro capite (superiori al 30%) tra i due raggruppamenti. Doppio è il livello degli acquisti da medici Sumai, mentre di un terzo superiore è quella da strutture private. Nonostante il rallentamento registrato negli ultimi anni (tra il 2009 e il 2012, la voce infatti era cresciuta del 17%), da riferirsi essenzialmente all’effetto positivo derivante dall’adozione degli strumenti di governo della spesa da parte delle Regioni, il permanere di prestazioni ritenute inappropriate continua a porre tale voce tra quelle sotto osservazione.
 
Nel 2016 l’assistenza ospedaliera, aggregato che comprende le spese per l’assistenza da ospedali convenzionati, classificati, Irccs privati, Policlinici universitari privati e case di cura private accreditate, non registra nel complesso variazioni significative (+0,23%) interrompendo il processo di recupero rispetto al calo del triennio 2009-2012. Un dato di sintesi frutto di andamenti territoriali differenziati. A fronte di una crescita nelle Regioni a ordinamento speciale del Nord (in media +8,2%) e di quelle del Centro (+1,1%), le altre si riducono anche se in misura limitata. La crescita riguarda prevalentemente i corrispettivi per assistenza ospedaliera da Irccs e Policlinici privati. 
 
Nelle Regioni in piano l’aumento rispetto al 2015 è di poco inferiore al 22%. In crescita dello 0,7% anche l’importo verso case di cura private nelle Regioni in piano di rientro, voce che spiega circa il 56% della spesa complessiva per assistenza ospedaliera in tale ambito. Su tale dinamica della spesa e su quella per la specialistica ancora da verificare sono gli effetti delle misure disposte (Dl n. 78 del 2015 oltre Dl n. 95 del 2012), che prevedevano, a partire dal 2015, una riduzione complessiva degli acquisti da erogatori privati (volumi e corrispettivo).
 
Si interrompe la progressiva riduzione degli acquisti di prestazioni di assistenza riabilitativa convenzionata da strutture private accreditate in atto dal 2007. Nel 2016 si registra, infatti, una seppur contenuta crescita (+2%), da ricondurre prevalentemente alle Regioni in Piano di rientro, che vedono incrementare la spesa del 3,2%.
 
La spesa per l’integrativa e protesica ricomprende le prestazioni che comportano l'erogazione dei prodotti destinati ad una alimentazione particolare per le persone affette da determinate malattie e dei prodotti destinati alle persone con patologia diabetica. Contiene le prestazioni che comportano l'erogazione di protesi e ausili monouso e tecnologici inclusi in appositi elenchi. I relativi costi ammontano, complessivamente, a circa 1,9 miliardi, invariata rispetto al 2015. Il risultato 2016 è frutto di un aumento di 2,2% di quella integrativa, pressoché compensato da una flessione di quella protesica sia nelle Regioni in piano che nelle altre.
 
L'aggregato “altre prestazioni” comprende quelle relative alle cure termali, alla medicina dei servizi, all'assistenza psichiatrica, all'assistenza agli anziani, ai tossicodipendenti, agli alcolisti, ai disabili, alle comunità terapeutiche. Si tratta nel complesso di 7,9 miliardi, in crescita del 3,2% (+4,5% nel 2015) variazione che cresce al 3,8% nelle Regioni in Piano. Va considerato che tale voce di spesa è cresciuta di oltre il 32% dal 2009.
Sono quattro le principali voci di spesa ricomprese nell’aggregato e che presentano pesi diversi tra Regioni in piano e le altre Regioni.
 
Si tratta, innanzitutto, degli acquisti di prestazioni socio sanitarie: pesano per oltre il 57% sull’aggregato (il 46% nelle Regioni in Piano di rientro) e presentano una crescita del 6 e del 3% rispettivamente nelle Regioni in Piano e non. 
 
Agli acquisti per prestazioni di trasporto sanitario è riconducibile il 12% della spesa (circa il 17 nelle Pdr), con una variazione media del 3,9%, e con punte del 6,4 nelle Regioni non in Piano.
 
Simile il rilievo in termini di risorse assorbite dell’acquisto di prestazioni di psichiatria residenziale e semiresidenziale (il 17,6% nelle Pdr). In questo caso, sono le Regioni non in Piano presentare la crescita più sostenuta (+2,9%) doppia di quella delle Regioni in piano.
 
La quarta voce per rilievo è costituita dalle prestazioni per la distribuzione dei farmaci File F. Si tratta di circa il 9% dell’aggregato, che cresce al 13 nelle Pdr. La spesa continua ad aumentare a ritmi sostenuti anche se inferiori al passato esercizio (10,9% contro il 15,2% del 2015).
5 aprile 2017
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