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QS Edizioni - martedì 7 maggio 2024

Governo e Parlamento

Ma per Balduzzi i veri problemi iniziano adesso 

di Ivan Cavicchi
immagine 10 settembre - Il decreto sanità sembra avviato al dibattito parlamentare che si preannuncia tutt’altro che facile. E poi le regioni vogliono soldi per mantenere in piedi la baracca, i soldi non ci sono, il problema allora è come far bastare i soldi cambiando la baracca 
Il ministro Balduzzi non ha fatto in tempo ad incassare, sul suo controverso decreto, la benedizione davvero generosa di Monti, che immediatamente, a Reggio Emilia (festa del PD), ha dichiarato di essere disposto a riscriverlo e a rinegoziarlo con le Regioni. 

Ma non si poteva fare prima? Dice...che ci ha provato inutilmente (“...è un mese che lavoriamo con le Regioni...”). In realtà il ministro sapeva che le Regioni quel decreto non lo hanno mai voluto e pur sapendolo ha inteso forzare. Ora uscito il dentifricio dal tubetto vuole farlo rientrare rischiando di impiastricciarci tutti. Probabilmente così sarà.

Tattica davanti alla assemblea sul “diritto alla salute” di un partito al lui “vicino”? Non credo. Il professor Balduzzi penso che si stia rendendo conto di aver suscitato sul niente un bel vespaio e di trovarsi nel bel mezzo di interessi contrastanti, soprattutto quelli tra regioni e categorie professionali, da rischiare di restarci sotto. Per cui, per quanto a posteriori, trovo opportuna da parte sua un po' di resipiscenza.

Ora, a me pare, che la preoccupazione principale del ministro, se il Presidente Napolitano autorizza, sia il passaggio parlamentare (“bisognerà aiutarsi perché temo che in Parlamento la battaglia non sarà facile”). Per risparmiarsi la figuraccia che Monti gli ha evitato, ora è disponibile a farsi bruciare dalle regioni per sopravvivere al vaglio parlamentare. Immagino abbia capito quello che Errani, nella discussione a Reggio Emilia, gli ha spiegato: le politiche unilaterali del governo in sanità non funzionano, come non conviene mai confondere concertazione e consociativismo e pur giunta contro le regioni.
Ma Errani, lamentandosi dell'unilateralità, dimentica che il suo partito ha accettato senza condizioni lo spirito decisionista di Monti. Devo dire però che, Monti, con grande onestà, in un’intervista, ammette “l'angustia eccessiva” delle politiche dei suoi ministri, pur giustificandola con l'emergenza del paese. E' un dettaglio che andrebbe colto.

Il prof. Balduzzi dimentica inoltre che la potente medicina convenzionata con la quale ha voluto allearsi, si è dichiarata pronta ad uno sciopero ad oltranza contro le proposte delle regioni. Dimentica poi, come dice ancora Errani, che le regioni si ritrovano dal 2010 al 2014 con ben 21 mld di euro in meno e che non sanno dove sbattere la testa. Errani è un po’ tetragono ma i numeri li conosce bene. Quindi di quali rifinanziamenti stiamo parlando? Giurerei che Errani non crede a quello che ha detto il ministro, e cioè che l'assistenza territoriale possa rifinanziarsi con la spending review.

Anzi non mi meraviglia che si parli di un “Vasco furioso”, cioè di un Errani decisamente contrariato. Per cui faccia attenzione signor ministro a non diventare “Astolfo sulla luna”. Occhio a dove mette i piedi. Vi sono indicibili cose, che, come si dice a Roma, più si girano e più puzzano. Allora? O si tira dritti perché ormai è fatta subendo le modifiche in parlamento, ma per lo meno si cade eroicamente in battaglia, o si mette in piedi una “convenzione di punti di vista”, cioè si alza il livello della proposta con tutti i soggetti sociali, professionali e istituzionali.

Ma alzare l'asticella, per riprendere le parole del Ministro, significa saltare. Una “convenzione di punti di vista” non si fa sul niente. Le regioni vogliono soldi per mantenere in piedi la baracca, i soldi non ci sono, il problema allora è come far bastare i soldi cambiando la baracca. E' questo che i medici temono perché “cambiare la baracca” per loro vuol dire sicuramente perdere delle garanzie. Resta il fatto che non si compensano 21 mld con dei giochetti sull'intramoenia e sulla assistenza territoriale.

Con 21 mld in meno la partita è destinata a diventare molto ma molto pesante. Le regioni inoltre, tagliate fuori dalle decisioni sulla sanità, guardano al prossimo Patto per la salute come all'occasione per rientrare in gioco pur sapendo, come ha dichiarato il “Vasco furioso”, che non ci sono le condizioni finanziarie per sottoscriverlo.

Ma questa volta, caro ministro, al tavolo del Patto non ci sarà nessuno a spalleggiarla...e lei andrà a mani vuote... Credo che le sia sfuggito il senso drammatico delle contro proposte delle regioni al suo decreto, che non era certo quello di rubarle la scena, ma quello di una pesante difficoltà legata ai tagli lineari. E' stato un errore non cogliere questa difficoltà.

Ivan Cavicchi
 
10 settembre 2012
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