“Le retribuzioni non si toccano. Il risparmio va fatto sulla spesa improduttiva e non mettendo le mani nelle buste paga dei lavoratori”. E’ netta la posizione della Cisl Fp sui tagli che il governo chiede agli enti previdenziali e assistenziali con
il ddl stabilità. All’art. 4 del provvedimento, ora all'esame del Parlamento, si prevede infatti che Inps, Inail e gli altri enti che gestiscono pensioni e assistenza, in aggiunta agli obiettivi di risparmio già fissati, assicurino alle casse dello Stato 300 milioni di euro all’anno a partire dal 2013. “Già ma come? Il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri non lo dice – spiega la Cisl Fp -, ma stabilisce che il risparmio si possa conseguire anche attraverso la riduzione delle risorse previste dall'art. 18 della legge n. 88/89 (i cosiddetti progetti speciali) e destinate alla contrattazione integrativa”.
Una possibilità che il sindacato respinge con forza: “I livelli di efficienza raggiunti dagli enti negli ultimi vent’anni derivano proprio dal buon utilizzo di queste risorse. E’ attraverso i progetti speciali che si è finanziata l’innovazione e l'innalzamento dei livelli delle prestazioni e dei servizi. Così come si è promossa una migliore organizzazione delle strutture”, rimarca il sindacato. Vale a dire “la sperimentazione di soluzioni che, consentendo l'attribuzione di incarichi di responsabilità ai funzionari, hanno ridotto il numero delle posizioni dirigenziali fino a raggiungere l'attuale rapporto di 1 dirigente ogni 65 dipendenti. Tutto ciò ha reso possibile la costruzione di modelli organizzativi, moderni, agili e flessibili, che hanno sinora assicurato adeguata risposta ai bisogni della collettività”.
La Cisl FP giudica pertanto “inaccettabile che si possa anche solo pensare di tagliare le risorse destinate alla contrattazione, e di conseguenza tagliare servizi e retribuzioni. Tanto più che, non va dimenticato, i salari dei dipendenti pubblici sono fermi per legge al 2010”. Bisogna piuttosto “cercare i soldi nelle tante spese improduttive, nelle consulenze inutili, negli appalti faraonici e nei costi esorbitanti connessi alla presenza ormai permanente delle società esterne”.
“E' il momento – conclude la nota del sindacato - di una seria politica del sourcing che, puntando con decisione sulla valorizzazione delle professionalità interne, miri a reinternalizzare tutte le attività possibili” conclude il sindacato, che insieme ai lavoratori “sta valutando tutte le iniziative di mobilitazione da mettere in campo”.