Ecco in anteprima il nuovo Piano di azioni nazionale per la Salute mentale. Il documento è stato presentato dal Ministero della Salute in Conferenza Unificata lo scorso 7 dicembre. La commissione salute delle Regioni, coordinata dal Veneto ha dato parere favorevole al testo. Ma per essere approvato il documento deve raccogliere ancora le osservazioni delle altre Istituzioni e poi dovrà tornare in Conferenza Unificata per il via libera definitivo.
La metodologia suggerita dal Piano si fonda sulla necessità di lavorare per progetti di intervento specifici e differenziati (Aree bisogni prioritari, altre aree di intervento e Valutazione e monitoraggio), sulla base di valutazioni dei bisogni delle persone e della implementazione di percorsi di cura che sappiano intercettare le attuali domande di salute e contribuiscano a rinnovare l’organizzazione dei servizi , le modalità di lavoro delle equipe, i programmi clinici aggiornati offerti agli utenti.
Il Piano di azioni nazionale per la Salute mentale.
Il
documento stabilisce in primis il modello di approccio che deve garantire:
1) Accessibilità, presa in carico, continuità delle cure, personalizzazione del progetto;
2) Percorsi a differente intensità assistenziale in rapporto ai bisogni di cura;
3) Servizi flessibili, orientati sui bisogni delle persone
4) Lea garantiti dalla Asl nel suo complesso e non solo dal DSM o dai servizi per i disturbi neuropsichici in infanzia e adolescenza;
5) Percorsi esigibili individualmente, anche quando inseriti in attività di gruppo o in attività comunitarie.
Ma per realizzare questi obiettivi il documento ritiene opportuno individuare alcune aree omogenee di intervento e, nel contempo, offrire indicazioni metodologiche utili a delineare una progettualità innovativa, funzionale alla tipologia dei bisogni prioritari da focalizzare. In particolare, i bisogni prioritari su cui elaborare le cure possono essere ricondotti all’area esordi (intervento precoce, all’area disturbi comuni, all’area disturbi gravi e persistenti e complessi, all’area disturbi dell’infanzia e adolescenza.
Quindi la metodologia suggerita si fonda sulla necessità di lavorare per progetti di intervento specifici e differenziati, sulla base di valutazioni dei bisogni delle persone e della implementazione di percorsi di cura che sappiano intercettare le attuali domande di salute e contribuiscano a rinnovare l’organizzazione dei servizi , le modalità di lavoro delle equipe, i programmi clinici aggiornati offerti agli utenti.
I tre capisaldi del Piano:
A-Aree di bisogni prioritari
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Area esordi-intervento precoce
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Area disturbi comuni, al alta incidenza e prevalenza (depressione, disturbi d’ansia)
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Area disturbi gravi e persistenti e complessi
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Area disturbi infanzia e adolescenza
La metodologia proposta consiste in percorsi di cura/programmi innovativi che i Servizi di Salute Mentale, in particolare nei CSM e nei servizi territoriali, e i Servizi per i disturbi Neuropschici in infanzia e adolescenza si impegnino ad elaborare e a erogare sulla base della differenziazione dei bisogni e dei progetti specifici di intervento clinico proposti.
B- Altre aree di interesse
Ad integrazione del Piano si prevede l’opportunità di prevedere (con separati documenti) lo sviluppo di altre tematiche attraverso la definizione di strumenti differenziati. In particolare, i disturbi dell’umore, la prevenzione del suicidio, i disturbi della personalità ed i disturbi del comportamento alimentare, i disturbi dello spettro autistico, necessitano dell’adozione e dell’implementazione di specifiche linee guida/di indirizzo su diagnosi e percorsi di cura. Per quanto riguarda i l’importanza crescente assunta dai trattamenti psichiatrici residenziali su cui vi è una forte disomogeneità tra le diverse regioni, si rende necessaria la produzione di linee di indirizzo ad hoc.
Il Piano poi evidenzia la necessità di affrontare i problemi della salute mentale degli immigrati e si ritiene inoltre determinante sviluppare politiche formative innovative riguardanti le varie professionalità interessate.
C- Monitoraggio del Piano e valutazione dell’impatto economico
Sarà compito del Ministero della Salute e delle Regioni verificare periodicamente la realizzazione del Piano anche utilizzando sistemi informativi già esistenti.
Il Piano prevede che entro sei mesi dall’approvazione si debba implementare e sviluppare il sistema informativo per la Salute Mentale.
In ogni caso, è previsto che dall’attuazione del Piano non devono derivare maggiori oneri a carico dello Stato.