La poltrona di direttore generale, sanitario e amministrativo sarà interdetta a quanti nei cinque anni precedenti siano stati candidati “in elezioni europee, nazionali, regionali e locali, in collegi elettorali che comprendano il territorio di della Asl”.
A mettere i paletti a quanti ambiscono a incarichi di direzione nelle Asl è la bozza di D.lgs sulle “inconferibilità e incompatibilità di incarichi conferiti presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico”, il cui esame è stato avviato venerdì in Consiglio dei ministri, e anticipato da il
Sole24ore Sanità.
Il provvedimento, in ottemperanza alla legge anti-corruzione, stabilisce inoltre tempistiche differenti a seconda degli incarichi ricoperti negli anni precedenti alla direzione delle Asl.
E così per chi ha ricoperto incarichi di Governo l’inconferibilità è di due anni. Stesso destino per chi ha esercitato funzioni in amministrazioni dello Stato o di enti pubblici, enti di diritto privato sotto il controllo pubblico che svolgano funzioni di controllo vigilanza o finanziamento del Ssn.
Per le cariche parlamentari l’inconferibilità è invece di un anno.
E ancora, la poltrona è interdetta per tre anni per quanti hanno fatto parte della Giunta o del consiglio regionale o che sia stato amministratore di enti che svolgano funzioni di regolazione del Servizio sanitario regionale. L’inconferibilità è invece di due anni per quanti siano stati amministratori locali nelle province e nei comuni maggiori della Regione.
Il provvedimento stabilisce inoltre che anche gli incarichi di direttore generale, sanitario, amministrativo non possono essere conferiti a coloro che nei due anni precedenti abbiano svolto incarichi e ricoperto cariche in enti di diritto privato e regolati dal Ssn.