Antonio Tomassini e Antonio Palagiano, entrambe politici, il primo di maggioranza (Pdl, presidente della XII Commissione Igiene e sanità del Senato) il secondo dell’opposizione (capogruppo dell’Idv in Commissione Affari Sociali e responsabile nazionale sanità del partito) sono anche ginecologi. Il Piano Fazio per il riordino dei punti nascita li coinvolge quindi in una doppia veste, quella istituzionale e quella professionale. Quali sono le loro opinioni sul Piano Fazio? Ecco cosa hanno risposto a
Quotidiano sanità.
Per Tomassini il documento di Fazio è condivisibile perchè è “il naturale aggiornamento di un provvedimento, la legge promulgata nel 2000 per l’assistenza al settore materno infantile” in pratica “le linee di indirizzo sull’assistenza al settore materno infantile” con in più importanti aggiornamenti. Innanzitutto la continuità assistenziale che si traduce “nella guardia ginecologica, la rianimazione neonatale e la guardia continuativa attive 24 ore su 24 e poi “la formazione”, l’individuazione di “un preciso ruolo delle gerarchie all’interno delle divisioni”, la “tutela del rapporto fiduciario medico-paziente. Oltre al diritto della donna relativamente alla scelta di modalità di parto”.
Palagiano invece è più scettico. In particolar modo sul numero minimo di 500 parti l’anno. “Credo che garantire la sicurezza alle pazienti non dipenda tanto dal numero di parti che vengono fatti in un anno”. La sicurezza, secondo l’esponente Idv “dipende anche da una serie di servizi: guardia ginecologica e neonatologica attive h 24, un reparto di anestesiologica anche questo attivo h 24 oltre ad un laboratorio di analisi sempre disponibile con il servizio emotrasfusionale e la possibilità di intervenire, qualora ce ne fosse la necessità, con un trasporto verso centri di alta specializzazione”.
Uno dei nodi sollevati dal presidente Gigli consiste nel fatto che il Piano senza risorse resterà sulla carta. Cosa pensano i due esponenti politici?
Tomassini ritiene che “attraverso la riorganizzazione della rete ospedale-territorio si verrà a realizzare una concentrazione di risorse che farà abbassare i costi”. Quindi il piano potrebbe essere capace di autofinanziarsi.
Mentre invece
Palagiano teme la “mannaia di Tremonti” e, come il presidente della Fesmed, crede che “i nobili intenti i nobili intenti di Fazio dovranno scontrarsi con il Tesoro”.
Ma il piano insomma è realizzabile? Sui tempi
Tomassini non si sbilancia “la risposta è che non sarà così facile anche perchè l’azione del Ministro vede un livello di concorrenza organizzativa da parte delle Regioni”. E proprio dalle Regioni il presidente della XII commissione vede i maggiori pericoli “Qualche resistenza il piano potrebbe incontrarla a livello della Conferenza Stato-Regioni che spesso si comporta più come una camera sindacale che non come un’istituzione”.
“Sono scettico”, conclude
Palagiano. “Fazio è un medico e conosce i problemi ci metterà tutta la buona volontà ma deve fare i conti con l’esigenza del tesoro di far quadrare i conti” e poi ricorda un recente episodio della vita parlamentare quasi come un presagio: “Anche il ministro Gelmini voleva fare la riforma dell’Università, ne abbiamo parlato per oltre un anno e poi abbiamo visto come sta andando. Ora c’è l’emergenza sanità ma con quali presupposti la affrontiamo?”.
Stefano Simoni