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QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Governo e Parlamento

Caso Zamboni: il Senato chiede al Governo di monitorare la sperimentazione

immagine 24 novembre - Una mozione per impegnare il Governo ad attivare una serie di controlli sulla sperimentazione “Zamboni” per verificare la correttezza dell’associazione tra l’insufficienza venosa cerebrospinale cronica (Ccsvi) e il trattamento della sclerosi multipla. A presentarla è stato ieri, in Senato, Ignazio Marino, sostenuto da altri senatori di Maggioranza e Opposizione.
Chiarire come e dove possa essere effettuata la diagnosi, nonché il trattamento, della insufficienza venosa cerebrospinale cronica (Ccsvi), e in base a quali parametri, anche con la consulenza dello scopritore di questa patologia, il professor Zamboni.
Istituire un codice apposito per la diagnosi e la cura della Ccsvi, in modo da consentire la tracciabilità dei dati.
Monitorare la raccolta dati di correlazione tra Ccsvi e sclerosi multipla e predisporre controlli adeguati sulla correttezza delle sperimentazioni in atto.
Realizzare un censimento e una mappatura di tutti i luoghi e i centri, pubblici e privati, in cui vengono realizzati diagnosi con ecodoppler e trattamenti con angioplastica, omogeneizzando la raccolta dei dati affinché dalla loro lettura si possa verificare l’efficacia terapeutica della dilatazione venosa mediante angioplastica, sulla base dell’urgenza e della responsabilità nonché del rigore scientifico che la procedura richiede.
È quanto hanno chiesto al Governo il senatori di Maggioranza e Opposizione attraverso una mozione presentata nel pomeriggio di ieri.

I senatori osservano infatti come la Ccsvi sia già stata riconosciuta come condizione clinica e la sua diagnosi, così come potenziali protocolli terapeutici, sono stati descritti anche dal professor Paolo Zamboni, responsabile del centro malattie vascolari dell’università di Ferrara, e sono stati inseriti nella «Consensus conference» mondiale dei chirurghi vascolari e votate dai rappresentanti di 47 Paesi, all’unanimità, nel settembre 2009, a Monaco. “Secondo autorevoli studi scientifici – si legge nella mozione – la Ccsvi risulta spesso associata con la sclerosi multipla” e “l’angioplastica dilatativa è una procedura consolidata da 25 anni, mininvasiva, con rischi minimi”. La correlazione individuata tra le due patologie “non poteva non suscitare un comprensibile interesse tra i malati di sclerosi multipla per il possibile beneficio derivante dall’accesso al trattamento di eventuali anomalie nel sistema venoso extracranico”. Un’ipotesi che, osservano i senatori, ha richiamato anche l’attenzione della comunità scientifica internazionale tanto che, in molti Paesi, è già stata avviata la sperimentazione clinica sui malati di sclerosi multipla, e in Italia ci sono centri pubblici e privati dove viene eseguito l’esame con ecodoppler per la diagnosi della Ccsvi, nonché l’angioplastica dilatativa che cura questa condizione.
“Tali operazioni – puntualizza però la mozione - sono state autorizzate dal ministro della Salute con la circolare del 27 settembre 2010, indicando anche un codice, generico e non specifico, da utilizzare per le operazioni: ICD-9-CM codice 3950 «angioplastica o aterectomia di altro/i vaso/i non coronarico/i». In tale circolare, tuttavia, non è stato fornito un codice specifico per la Ccsvi, che non è stata inserita nei Livelli essenziali di assistenza”. In pratica, la circolare “ha solo concesso di continuare ad operare a quei centri vascolari che lo stanno facendo o vogliono farlo, senza entrare nel merito di come questo intervento sarà fatto né di come e dove sarà eseguita la diagnosi di Ccsvi”. Questo nonostante lo stesso Zamboni abbia sostenuto che “la durata dell’esame e il metodo con cui questo viene realizzato siano parametri necessari affinché l’esito sia affidabile”.

E' quindi necessario un forte impegno da parte del Governo sul fronte della Ccsvi e del trattamento della sclerosi multipla. Anche considerato che, conclude la mozione, nella circolare del ministero “viene più volte indicato uno studio diagnostico della Fondazione italiana sclerosi multipla quale studio finalizzato a testare l’eventuale correlazione con la sclerosi multipla. Senza considerare, però, che il professor Zamboni stesso è uscito dal gruppo di lavoro di questo studio denunciandone le gravi carenze”.
24 novembre 2010
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