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QS Edizioni - lunedì 29 aprile 2024

Governo e Parlamento

Patto Salute. Anaao: "Stato e Regioni autoreferenziali. Ma senza cittadini e professionisti non c'è cambiamento"

immagine 26 giugno - Per il sindacato il Patto rappresenta "un’occasione mancata per la definizione di un nuovo compromesso sociale tra Stato, cittadini e professionisti" e rischia di riverlarsi "incapace" di rispondere alle necessità. "La sanità pubblica continuerà a rincorrere di manovra in manovra, di patto in patto, le ragioni della propria sopravvivenza".
"Il Patto per la salute che oggi si chiude rappresenta un’occasione mancata per la definizione di un nuovo compromesso sociale tra Stato, cittadini e professionisti". Ne è convinta l'Anaao Assomed, secondo cui quello che è "un atto di programmazione in un settore fondamentale per la vita dei cittadini, e per l’economia del paese", è stato "blindato nell’incontro di due centralismi, saltando a piè pari Parlamento, cittadini, autonomie locali e coinvolgimento della Dirigenza medica e Sanitaria, conditio sine qua non, a detta del Ministro, di ogni cambiamento in Sanità".

"Eppure - afferma l'Anaao in una nota - ci ostiniamo ancora ad auspicare un passo in avanti sul terreno dei contenuti. Occorre innanzitutto evitare di scaricare su cittadini ed operatori il costo dei risparmi annunciati, facendo tesoro dei dati sulla crescita del ticket fino al 3% del fondo sanitario e sulla diminuzione del 4% del costo del lavoro del personale dipendente. La questione lavoro è oggi decisiva per vincere, o perdere, le sfide della qualità e del contenimento dei costi. Le “risorse umane”, che del SSN rappresentano il capitale professionale, aspettano soluzioni in merito alla piaga del precariato ed al vuoto dello spazio contrattuale, che è fattore di governo e di cambiamento, e risposte non al ribasso alla questione della formazione medica e dell’accesso al lavoro dei giovani".

Per l'Anaao "l’ennesimo taglio dei posti letto, annunciato al di fuori di una sincronizzazione con lo sviluppo di modelli consolidati di cure primarie, servirà solo a collocarci all’ultimo posto in Europa ed a peggiorare l’atmosfera da assalto al forte nei pronto soccorso, lasciando i medici a reggere da soli la forbice tra crescita dei bisogni dei cittadini e riduzione delle risorse disponibili".

In definitiva, "la pratica autoreferenziale che Regioni e Governo si preparano a concludere non supererà la prova dei fatti, la traduzione nella realtà in cui oggi si è costretti a curare e a rivendicare l’esigibilità del diritto alla salute, se incapace di rispondere alle domande degli operatori e dei cittadini. E la sanità pubblica continuerà a rincorrere di manovra in manovra, di patto in patto, le ragioni della propria sopravvivenza".
26 giugno 2014
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