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QS Edizioni - lunedì 29 aprile 2024

Governo e Parlamento

Ebola. De Filippo: "In Italia nessun caso. Rafforzato il coordinamento a livello europeo"

immagine 10 ottobre - Lo ha spiegato il viceministro alla Salute, rispondendo alla Camera a un'interpellanza presentata da Giulia Grillo (M5S). Per quanto riguarda i flussi migratori via mare, "la durata del vuaggio è tale da rendere estremamente improbabile l'arrivo di casi di infezione da virus Ebola".
Il verificarsi nel continente europeo del primo caso di infezione da virus ebola impone “l'assunzione di ulteriori iniziative che si devono aggiungere ed integrare a quelle assunte negli scorsi mesi e, a questo proposito, il coordinamento delle misure sanitarie a livello europeo è sotto l'egida dell'Health Security dell'Unione Europea, che oltre ad avvalersi della consulenza tecnica del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) si basa sulle raccomandazioni fornite dall'Organizzazione mondiale della sanità”. Lo ha spiegato il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, rispondendo alla Camera a un’interpellanza urgente presentata dalla deputata Giulia Grillo (M5S).

Per quanto riguarda l’Italia, ha garantito De Filippo, “le segnalazioni  di casi sospetti sino ad ora pervenute al Ministero della salute, sono state oggetto di apposita indagine epidemiologica e di approfondimento diagnostico come previsto dalle circolari all'uopo emanate, ed hanno avuto tutte esito negativo. Per la maggior parte dei casi, la diagnosi è stata di malaria”.

Per consentire il rafforzamento delle misure di sorveglianza in corrispondenza dei punti di ingresso internazionale, “sono state date specifiche indicazioni perché il rilascio della libera pratica sanitaria, alle navi che nei 21 giorni precedenti abbiano toccato uno dei porti dei Paesi colpiti, avvenga solo dopo verifica, da parte dell'Usmaf, della situazione sanitaria a bordo mentre, per ciò che concerne gli aeromobili, è stata richiamata la necessità della immediata segnalazione di casi sospetti a bordo, per consentire il dirottamento dell'aereo sugli aeroporti sanitari designati ai sensi del Regolamento sanitario internazionale del 2005.  Gli Usmaf degli aeroporti di Roma – Fiumicino e di Milano – Malpensa, designati come ‘aeroporti sanitari’, hanno emanato specifiche ordinanze aeroportuali”.

Nel caso di flussi migratori per mare, ha sottolineato De Filippo, la durata del viaggio “è tale da rendere estremamente improbabile l'arrivo di casi di infezione da virus Ebola, la cui incubazione è di circa 7, 10 giorni, con un minimo di 2 ed un massimo di 21 giorni, si evidenzia come si stiano valutando ulteriori iniziative volte a salvaguardare sia il personale sanitario sia quello non sanitario che presta assistenza ai migranti. Più in particolare, appare necessario dotare questo personale di strumenti che consentirebbero di individuare casi sospetti, quali misuratori a distanza della temperatura corporea, al fine di consentire il trattamento degli stessi con tutte le conseguenti precauzioni di sicurezza”.

Per quanto riguarda i vaccini, il viceministro ha comunicato che “è stato messo a punto in laboratori italiani il vettore per il vaccino contro Ebola, basato su ChAd3-adenovirus, vaccino monovalente/trivalente, sviluppato in un programma dell'Istituto nazionale degli Stati Uniti, che utilizza esattamente il vettore italiano. A questo proposito devo, tuttavia, precisare che è iniziata negli Stati Uniti e in Inghilterra solo la fase 1 della sperimentazione ed occorre, quindi, aspettare gli esiti di questa attività nelle fasi successive, così come è riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale, per verificarne gli esiti”.

In merito alle misure messe in atto nei confronti degli italiani residenti nei Paesi interessati dall'epidemia da virus Ebola, “il Ministero degli Affari Esteri ha monitorato, sin dall'inizio dell'emergenza, l'evolversi della situazione attraverso uno stretto contatto con le sedi diplomatico-consolari ubicate o competenti per i Paesi maggiormente colpiti dal fenomeno, ciò al fine di fornire ai nostri connazionali, presenti in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone, le informazioni che potevano essere più adeguate per affrontare l'emergenza. Tra le altre iniziative, è stata realizzata anche una mappatura degli italiani presenti nell'area”.
 
10 ottobre 2014
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