“Oggi si celebra la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Perché questa Giornata non sia soltanto un esercizio di retorica e possa invece rappresentare una occasione per un impegno concreto, credo sia necessario muoversi su due direttrici. Una è quella nazionale, con il Governo che dovrebbe stanziare i fondi necessari. L’altra è quella regionale, con il nuovo Consiglio pugliese che iscriva il piano regionale tra i primi e urgenti argomenti da trattare. La Puglia, infatti, risulta essere tra le sei regioni a non aver ancora approvato il Piano regionale Amianto, così come previsto dalla legge 257 del ’92, con un ritardo di oltre 20 anni. L'iter non è stato ancora completato. Ad oggi, il piano risulta approvato solo recentemente dalla giunta regionale pugliese. E, come è noto a tutti, siamo fuori tempo massimo per questa legislatura, considerate le elezioni ormai alle porte". Così
Luigi d'Ambrosio Lettieri, capogruppo Fi in Commissione Sanità del Senato, è intervenuto in occasione della Giornata mondiale delle vittime dell'amianto.
"La legge 257 non limita il suo intervento alla messa al bando dell’amianto, con la relativa e dettagliata classificazione delle sostanze imputate, ma ne affronta e disciplina i problemi connessi allo smaltimento, alla bonifica, al censimento dei siti e al monitoraggio, nonché alla formazione professionale specifica degli addetti, alla tutela dei lavoratori, dell’ambiente e della salute. Le Regioni - ha proseguito - avrebbero dovuto approvare i piani territoriali entro 180 giorni dalla data di emanazione del decreto del presidente del Consiglio dei ministri relativo agli atti di indirizzo e di coordinamento delle attività delle regioni, così come previsto all’art.6 comma 5 della legge. Il numero di morti in Italia per malattie asbesto correlate è altissimo, 4mila persone ogni anno, mentre secondo quanto ci riporta il Registro nazionale Mesotelioma dell’Inail sono più di 15mila i casi di mesotelioma maligno diagnosticati dal 1993 al 2008".
"La Puglia ha solo un impianto di smaltimento e ha bonificato 670 siti. Eppure, oltre al caso più noto della Fibronit , non è inusuale che emergano, come è accaduto recentemente a Bari, interramenti di materiale di fibra d’amianto in aree urbane o agricole, o si assista a smaltimenti di fortuna accanto ai cassonetti dei rifiuti seguiti da altrettanti recuperi di fortuna o discutibile messa in sicurezza. E’ urgente, dunque, intervenire con una mappatura approfondita, una formazione adeguata, un piano dettagliato di intervento. E questo non riguarda solo i grandi siti industriali, ma anche gli edifici pubblici e privati. In Conferenza Stato-Regioni, poi, giace da tempo, dopo essere stato approvato nel 2013, il Piano nazionale Amianto, che, per mancanza di fondi, non viene discusso. E dunque - ha concluso D'Ambrosio Lettieri - non possono essere affrontati nel concreto e in maniera adeguata i problemi sanitari, di assistenza, di tutela ambientale e di risarcimento delle vittime d’amianto”.