“Basta coi tagli: non ne possono più né i cittadini né chi lavora in sanità”, afferma
Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale Ipasvi commentando il botta e risposta Renzi-Lorenzin-Padoan sui possibili “risparmi” in sanità, magari congelando ancora una volta l’aumento del fondo scritto nell’ormai inutile Patto per salute. Il rischio è che in due anni il Ssn perda quasi 6 miliardi, anche se Lorenzin afferma che sotto i 112 miliardi non si può andare. Secondo Mangiacavalli così innovazione, assistenza, e tutela dei diritti dei cittadini diventano una farsa e la sanità il bacino a cui attingere risorse per altre occasioni.
Sull’ipotesi di blocco del turn over, poi, la presidente Ipasvi lancia l’allarme rosso: “In questo modo il rischio non è solo per il Ssn, ma anche per i pazienti. E per gli stessi operatori ‘superstiti’ perché le carenze di organico aumentano le liste d’attesa, i rischi di inappropriatezza dell’assistenza e i rischi anche fisici per il personale sottoposto a stress eccessivi; la National Patient Safety Agency (NPSA) inglese ha registrato più di 30mila incidenti riguardanti la sicurezza del paziente correlati a problemi di organico e che la mancanza di infermieri secondo studi internazionali consolidati, aumenta del 7% il rischio di mortalità dei pazienti”.
“Le prime anticipazioni del Conto annuale del ministero dell’Economia (Ragioneria generale dello Stato) indicano nei primi tre quarti del 2014 una riduzione dello 0,59% degli organici rispetto al 2013. Significa che al Ssn sono mancati in un solo anno (e i dati non sono ancora completi ipotizzando quindi una perdita anche maggiore), circa 3.900 operatori, già calati di oltre 5.600 unità tra il 2013 e il 2012. Dal 2009, primo anno del blocco del turn over, il Ssn ne ha persi fino al 2013 circa 23.500 (-3,4%) e aggiungendo questi ulteriori ‘desaparecidos’ si sfiorano i 30mila professionisti in meno. Per quanto riguarda in particolare il personale infermieristico, il calo previsto in base alle anticipazioni per il 2014 è di quasi 1.200 unità (-0,41%). Dal 2009 il Ssn ha quasi 3.200 infermieri in meno (-0,50% circa) di cui poco meno di mille sono quelli persi tra il 2013 e il 2012”.
“Credo si possa tranquillamente sostenere che il personale del Ssn (tutto e in particolare gli infermieri che hanno il compito di assistere i pazienti h24) 'ha già dato' e che il Ssn non debba più essere considerato il come bancomat di un’Economia sempre col fiato corto. Esistono situazioni in cui è possibile ancora risparmiare qualcosa forse, come dice Padoan, e mi riferisco a tutto quello che non è il 'core' del Ssn (la tecnostruttura, per intenderci). Ma non è certo il modo di farlo quello di togliere a tutti. Probabilmente anche per il personale ci sono realtà (ma sono davvero poche) in cui potrebbe essere sovradimensionato. Tuttavia la maggioranza delle strutture di assistenza soffre sia i tagli lineari alla spesa che compromettono i servizi, sia la carenza ormai allarmate di personale che rischia di paralizzare il servizio sanitario pubblico. L’invito - ha concluso Mangiacavalli - è che il Governo 'aggredisca' altre sacche e lasci stare la salute dei cittadini. E convochi chi ‘vive’ il Ssn quotidianamente per trovare insieme altre strade di vero risparmio: quelle a spese di pazienti, servizi e personale, i sindacati e le associazioni professionali hanno già dichiarato di essere pronti a sbarrarle”.