“No alla creazione dell’albo dei dottori in scienze motorie all’interno di un ordine di professioni sanitarie”. Ma “no anche la creazione della figura del chiropratico con un profilo professionale perfettamente sovrapponibile a quello del fisioterapista” e dissenso anche per la proposta che vorrebbe “la creazione della figura di osteopata mediante l’istituzione di una laurea magistrale, quando da quasi 15 anni i fisioterapisti si formano ed esercitano in tale ambito anche mediante master universitari di primo livello , ritenendo che sia in atto solo una mossa per sanare coloro non hanno attualmente i titoli sanitari”. Questa la posizione del presidente Spif Ar (Sindacato italiano fisioterapisti e Area riabilitativa)
Antonio G. Cartisano in merito ad alcuni emendamenti al Ddl Lorenzin in discussione in commissione Igiene e Sanità al Senato.
In una lettera al Ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin il sindacato rileva che “tali emendamenti siano una vera e propria forzatura (se non anticostituzionali) rispetto alla normativa vigente che riguarda l’istituzione di nuovi profili sanitari, nonché la riorganizzazione degli albi e degli ordini delle professioni sanitarie, attesa da più di un ventennio e per cui è nato questo disegno di legge”.
“Siamo convinti nei fatti e nella storia di altri Paesi – prosegue la missiva - che la nostra proposta garantisca un servizio del tutto utile e senza confusioni ai fruitori di tale eventuale competenza, qualora, nel caso in cui la Medicina Tradizionale abbia motivo di renderla praticabile ufficialmente, si possa e si debba regolamentarla sulla base di un percorso formativo SPECIALISTICO dei Professionisti dell’Area Riabilitativa e non altro. Inoltre, le già note criticità e confusioni dettate in merito dalla mancanza di un Ordine Professionale per l’Area Riabilitativa, nonché le svariate e numerosissime forme incontrollate di “Abusivismo” nel settore della Riabilitazione ci inducono a rimarcare con buonsenso che tale argomento messo in campo con formazioni similari, è del tutto inaccettabile sia per la mancanza di un rigore scientifico e non da meno per quello delle ricadute di tipo occupazionale”.